Cecilia Sala, arrestata 20 giorni fa in Iran, è stata liberata. L’annuncio di Palazzo Chigi poco prima delle 11:30 di oggi: «È già sull’aereo che la sta riportando in Italia». L’arrivo a Ciampino alle 16:15. Nordio a Palazzo Chigi: l’ipotesi della scarcerazione di Mohammed Abedini
Poco prima delle 11:30 di oggi, mercoledì 8 gennaio, Palazzo Chigi ha annunciato che «pochi minuti fa» è decollato da Teheran, in Iran, l’aereo che sta riportando a casa la 29enne giornalista del Foglio e di Chora Media. L’arrivo a Ciampino è avvenuto 16:15: ad accoglierla la premier, Giorgia Meloni, e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
«Grazie a un intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence, la nostra connazionale è stata rilasciata dalle autorità iraniane e sta rientrando in Italia», si legge nella nota della presidenza del Consiglio.
La premier «esprime gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il ritorno di Cecilia, permettendole di riabbracciare i suoi familiari e colleghi» e «ha informato personalmente i genitori della giornalista nel corso di una telefonata avvenuta pochi minuti fa».
Le reazioni dei familiari e del compagno Raineri
Elisabetta Vernoni, la madre di Cecilia Sala, in una intervista al Corriere ha detto, in lacrime: «Io sono nata oggi. Prima di partire da teheran mi ha chiamata e mi ha detto “Mamma sto bene, sto tornando. Ti voglio bene”. E le ho risposto: “Ti vengo a prendere, Ceci”. Ora sono a Milano, ma sto andando a Ciampino per essere presente nel momento cruciale, l’atterraggio».
Il padre di Cecilia Sala, Renato, si è detto subito «orgoglioso di lei»: «Ho pianto soltanto tre volte nella mia vita. Credo che il governo del nostro Paese abbia fatto un lavoro eccezionale. Se mi sente la voce rotta, non vedevo l’orizzonte. È stato un lavoro di coordinamento straordinario. Confidavo nella forza di Cecilia». «In questo periodo», ha aggiunto, «ho avuto l’impressione di una partita a scacchi, ma i giocatori non erano soltanto due. A un certo punto la scacchiera si è affollata e questo ha creato forti timori in un genitore come me, che purtroppo ignora le mosse». Il padre di Sala ha anche ringraziato il ministro degli Esteri Tajani, cui lo lega – ha rivelato – un’amicizia personale, divenuta in questo periodo ancor più preziosa: «Fortunatamente io e Antonio Tajani abbiamo abitato per dodici anni a due passi l’uno dall’altro e c’è stata una frequentazione trasformata in un’amicizia. Il conforto di un’informazione, pur tutelata ma diretta e immediata indubbiamente ha aiutato molto».
Il compagno di Sala, il giornalista Daniele Raineri, ha detto all’Ansa di aver «sentito» la compagna: «Mi ha detto; ci vediamo tra poco. Era emozionata e contentissima. Le ho risposto anche io: ci vediamo a Roma». Poi ha scritto sui social, postando il video del goal di Fabio Grosso ai mondiali 2006 Italia-Germania: «Cecilia è libera. Un gran lavoro italiano. Grazie a tutti».
Mario Calabresi: «Non ce lo aspettavamo oggi, grazie al governo»
Il direttore di Chora Media Mario Calabresi, raggiunto dal Corriere, ha detto di essere «molto felice ed emozionato». «Avevamo ottimismo negli ultimi giorni perché abbiamo visto che il governo stava lavorando intensamente e perché Giorgia Meloni ci ha messo la faccia. Ma così in fretta non ce lo saremmo mai aspettatati». «Quando ho dato la notizia in redazione a Chora e Will», ha aggiunto, «è partito un lungo applauso e alcuni colleghi e colleghe piangevano dall’emozione. Siamo molto grati a Giorgia Meloni, tutto il ministero degli Esteri, l’ambasciatrice italiana a Teheran Paola Amedei. Tutti si sono presi a cuore questa storia e hanno lavorato per liberare Cecilia. Ci hanno dato la comunicazione che era libera solo quando l’aereo era già decollato».
Il direttore del Foglio Claudio Cerasa ha commentato la notizia in diretta a L’Aria che tira, su La7.
Felicità e soddisfazione sono state espresse anche dai componenti del governo, a partire dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, da quello della Giustizia Carlo Nordio, da quello della Difesa Guido Crosetto. Anche dall’opposizione – dalla leader del Pd Elly Schlein a quello del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, da quello di Azione, Carlo Calenda a quello di Italia Viva, Matteo Renzi – sono arrivate reazioni di gioia e soddisfazione. «Un ringraziamento al governo, al corpo diplomatico, ai servizi e a chi ha lavorato incessantemente in questi 20 giorni di apprensione e angoscia per questo risultato», ha detto Schlein.
La storia dell’arresto di Cecilia Sala
Cecilia Sala era stata arrestata il 19 dicembre scorso senza che le fosse contestata alcuna accusa formale, ed era stata incarcerata nel penitenziario di massima sicurezza di Evin, in isolamento. Il 30 dicembre scorso, oltre 10 giorni dopo l’arresto, il dipartimento generale dei Media esteri del ministero della Cultura e dell’orientamento islamico dell’Iran aveva formalmente spiegato che Sala era stata arrestata «per aver violato le leggi della Repubblica islamica dell’Iran».
Nella giornata di ieri le autorità di Teheran avevano detto che il suo arresto non era collegato al caso di Mohammad Abedini, l’ingegnere iraniano fermato in Italia – su richiesta delle autorità Usa che ne richiedevano l’estradizione -il 16 dicembre scorso, e avevano detto di auspicare «una rapida soluzione» al caso di Cecilia Sala.
Abedini è al momento in carcere; il 15 gennaio si terrà l’udienza della Corte d’appello di Milano per discutere la richiesta dei domiciliari. Come scrive Giovanni Bianconi nel suo retroscena, il suo destino «resta ancora formalmente appeso alla decisione dei giudici», ma «la giornalista italiana è stata rilasciata in cambio della garanzia che il trentottenne ingegnere non sarà consegnato agli americani». E dunque:
Se i giudici gli daranno la possibilità di trascorrere la custodia cautelare nell’appartamento milanese trovato dal suo avvocato, allora si potrà anche attendere la successiva decisione sulla consegna agli Usa; se invece dovesse arrivare il «no» sollecitato dalla Procura generale, allora potrebbe intervenire subito il ministro della Giustizia, con il suo potere di revocare l’arresto e liberare immediatamente il detenuto. Facendo decadere il resto del procedimento.
In ogni caso tutto dovrebbe avvenire – secondo gli accordi che avrebbero fatto da sfondo alla liberazione di Cecilia Sala – entro il 20 gennaio. Una data cruciale, perché quel giorno è fissato il cambio della guardia alla guida degli Stati Uniti, dall’amministrazione di Joe Biden a quella di Donald Trump.
Gli Stati Uniti domandano l’estradizione di Abedini perché lo accusano d’aver supportato i Pasdaran di Teheran nell’acquisizione di componenti tecnologiche a duplice uso civile e militare montate sui droni in uso al Corpo dei Guardiani della Rivoluzione. E in particolare il sistema di navigazione del modello di drone che il 28 gennaio 2024 uccise in un avamposto giordano tre soldati americani.
Cinque giorni fa, la premier Giorgia Meloni aveva effettuato una visita lampo a Mar-a-Lago, in Florida, dove aveva incontrato il presidente eletto degli Stati Uniti, Trump. E il governo italiano avrebbe raggiunto in quell’occasione una «prima intesa» con il team del futuro presidente: benché formalmente e sino al 20 gennaio il dossier fosse gestito dall’amministrazione Biden, era emersa l’impressione che anche per gli Usa Abedini non fosse considerato una pedina di primo piano o imprescindibile.
Articolo in aggiornamento…
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