Contratto scuola, arrivano gli incentivi

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Incentivi economici ai docenti adeguatamente formati che assumeranno funzioni di supporto e potenziamento della didattica e dell’organizzazione scolastica, dal docente tutor al responsabile di plesso. Sarà una delle novità del contratto scuola, le cui trattative dovrebbero iniziare nei primi mesi del 2025. Ad annunciarlo il ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara. Che è pronto anche a rilanciare il Piano welfare per oltre un milione di dipendenti estendendolo al settore sanitario. E sulla revisione dei programmi di studio Valditara dice: «Piu spazio alla storia che ha contribuito a costituire l’identità italiana ed europea».

Domanda. Nuovo anno, partiamo dalla legge di bilancio appena approvata. Non si aspettava di più?

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Risposta. Vi è stato uno sforzo corale della maggioranza sulla scuola, tra Governo e Parlamento, a partire dal rinnovo del contratto del comparto, che interessa 1,2milioni di lavoratori. Grazie a questa legge di bilancio sono state stanziate ulteriori risorse che consentono un incremento stipendiale del 6% per il rinnovo del triennio 2022/2024. Inoltre, per la prima volta, sono state già messe a bilancio le risorse per il rinnovo del contratto 2025/2027. Si è anche previsto lo stanziamento per il triennio 2028/2030. I finanziamenti per i prossimi contratti sono tutti superiori alla inflazione programmata, saranno infatti rispettivamente del 5,4% e del 6,2%. Voglio sottolineare come sia la prima volta che vengono già previste risorse a copertura dei prossimi contratti.

D. Quando si apriranno le trattative per il contratto 2022/2024?

R. Il Ministero già il 10 luglio ha inviato la proposta di Atto di indirizzo alla Funzione pubblica. Presto dovrebbero iniziare le trattative.

D. A quanto ammonteranno gli aumenti?

R. Per i docenti a circa 160 euro al mese in media.

D. Nella proposta di atto di indirizzo inviata a Funzione pubblica cancellate la figura del “docente incentivato”, una delle riforme contrattate da Bruxelles con il precedente governo ai fini del Pnrr per differenziare i salari dei docenti. Perché avete deciso di non rifinanziarla? Con cosa sarà sostituita?

R. Anche all’esito di un confronto con la Commissione europea, oltre che naturalmente con le parti sociali, abbiamo proposto un miglioramento dell’iniziale riforma del “docente stabilmente incentivato”. Era una riforma che non aveva convinto il mondo della scuola e che riguardava una percentuale irrisoria di docenti, non contribuendo al miglioramento della didattica e tanto meno alla personalizzazione della formazione.

Noi abbiamo invece previsto che riconoscimenti economici ulteriori siano destinati a valorizzare personale docente, adeguatamente e specificamente formato, al servizio del miglioramento della offerta formativa e della più efficiente organizzazione della scuola.

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D. E quindi?

R. In questo senso puntiamo alla valorizzazione di figure professionali di supporto alla didattica, quali prioritariamente i docenti tutor e orientatori, ovvero che svolgono ulteriori attività come collaboratori del dirigente scolastico, compresi i responsabili di plesso, i responsabili di progetto e i vicepresidi. Insomma incentiviamo figure che svolgono attività aggiuntive e di potenziamento del piano dell’offerta formativa dell’Istituzione scolastica, in una prospettiva più aderente alle finalità dello stesso PNRR.

D. A quanto ammonteranno gli aumenti per queste nuove figure?

R. Vogliamo che queste figure maturino un incremento stabile del trattamento economico – oltre a poter fruire di un ulteriore incentivo economico, qualora, nell’ambito delle esigenze delle scuole, siano effettivamente impiegate nelle suddette funzioni di supporto – in una misura percentuale del trattamento stipendiale, che andrà rimessa, per la sua definizione, alla fase negoziale. Attualmente per il docente tutor arriviamo a quasi 5000 euro l’anno.

D. Pd, M5s e una parte del sindacato hanno bollato come “mance” le misure di welfare aziendale che avete messo in campo.

R. La scuola è centrale nell’agenda del Governo. Fin dall’inizio dell’incarico, ho orientato il mio impegno verso interventi volti a restituire, anche dal punto di vista economico, autorevolezza ai docenti e a tutto il personale scolastico. Il Piano Welfare è uno degli strumenti messi in campo, con la sottoscrizione di specifici accordi, inizialmente nel settore dei trasporti (Trenitalia, Italo, Ita Airways, Aeroporti di Roma) e dell’agroalimentare (Coldiretti), con percentuali di sconto su beni e servizi variabili dal 10% al 30% rispetto alle tariffe di mercato. Il Piano è stato esteso poi al settore bancario (BPM e Unicredit), prevedendo agevolazioni sui mutui, prestiti personali, aperture di conto corrente e investimenti.

D. Le misure saranno prorogate nel 2025?

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R. Tutte le convezioni in scadenza nel 2024 verranno rinnovate per il nuovo anno. Inoltre, credo sia importante estendere il Piano Welfare anche al settore sanitario. A tal fine, sono state individuate risorse nell’ambito del bilancio del MIM per finanziare un’assicurazione sanitaria per il personale della scuola che troverà concreto avvio con la presentazione di un’apposita proposta normativa. Non capisco come si possa definire tutto ciò una “mancia”, considerato non solo l’impegno del MIM e degli operatori economici che hanno dato la loro disponibilità, ma anche il numero significativo dei beneficiari dell’iniziativa che, ricordo, è di oltre un milione di lavoratori, ai quali si cerca di garantire condizioni di maggiore benessere.

D. Tra le novità della legge di bilancio vi è l’incremento dell’organico dei docenti di sostegno, 2mila unità: era quanto si aspettava?

R. La misura rappresenta un primo passo concreto verso l’aumento dell’organico di diritto per i posti di sostegno e, quindi, nella direzione della stabilizzazione di un maggior numero di docenti specializzati nell’insegnamento agli studenti con disabilità. I 2mila posti contribuiranno a migliorare la continuità didattica e la qualità della docenza, assicurando insegnanti di ruolo ad un più elevato numero di studenti. Ritengo che nei prossimi anni si debba procedere su questa linea, riducendo i posti in deroga, che rappresentano una fonte di precariato.

D. La continuità didattica per i docenti di sostegno precari da quando sarà operativa?

R. Abbiamo lavorato, prima di tutto, sulla continuità didattica dei docenti di ruolo di sostegno prevedendo che, dal momento della nomina, debbano permanere per almeno tre anni sul posto assegnato. Inoltre, già da questo anno scolastico a valere sul prossimo sarà operativa una misura anche per i docenti precari su posto di sostegno, che consentirà ai genitori di chiedere la conferma della supplenza assunta nell’anno scolastico in corso.

D. E i corsi di specializzazione di Indire?

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R. Per la emanazione dei relativi provvedimenti era necessario il confronto con il Mur che si sta svolgendo positivamente. Puntiamo a organizzare con Indire un primo ciclo di attività nella primavera del 2025 rivolgendoci a una prima tranche di docenti che per almeno tre anni abbiano svolto supplenze su posti di sostegno pur essendo privi del titolo di specializzazione. Il nostro obiettivo è formare circa 50mila insegnanti, che si aggiungeranno a coloro che si specializzeranno attraverso gli ordinari percorsi di TFA.

D. Lei aveva annunciato anche una revisione dei programmi di storia.

R. I lavori della Commissione di esperti sono quasi terminati. Poi apriremo ad un confronto. È nostra ferma volontà dare più spazio alle civiltà che costituiscono il fondamento della cultura occidentale, alla storia che ha contribuito a costituire l’identità italiana ed europea, al Risorgimento, alla storia successiva alla Seconda guerra mondiale che oggi è poco conosciuta dai nostri studenti.

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