La riforma che toglie potere alle toghe: per questo le spaventa

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 


Ma perché il corpaccione delle toghe mostra tanta paura per una riforma della giustizia? Potere e contropotere paiono incrociare le lame nella stessa giornata in cui l’Italia intera sta festeggiando la liberazione e il ritorno della giornalista Cecilia Sala. Alla Camera va avanti lesto il cronoprogramma voluto dal ministro Carlo Nordio sulla separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente.

E intanto al Csm i membri magistrati, con la consueta ruota di scorta dei laici di sinistra, prendono a picconate la proposta di riforma, insultandola come svolta “autoritaria” e “illiberale”. Si sa che il parere con cui la stessa norma istitutiva ha investito l’organo sulle riforme non è vincolante e soprattutto rappresenta una delle tante anomalie nel sistema che regola la divisione dei poteri in Italia.

Ma la morsa, veri denti infilati nel collo del Parlamento e della funzione legislativa, è forte sul piano politico, in un Paese dove da oltre trent’anni ogni singolo pubblico ministero che abbia tra le mani un fascicolo per fatti rilevanti, soprattutto se politici, è trattato come una star e conteso da telegiornali e talk. È un vero potere parallelo, un contropotere che a ogni singola toga non è per niente sgradito, che fonda le proprie basi su dati storici. Quello fondamentale, il punto di partenza, ha le proprie radici addirittura nell’Assemblea Costituente.

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Nel cui dibattito, contro i pareri delle menti più liberali e addirittura dello stesso Palmiro Togliatti, prevalse il timore di una contaminazione con gli anni del fascismo, e fu bocciato l’ allineamento alle democrazie occidentali che hanno la figura del pm legata alla sovranità del popolo e di conseguenza del governo. Nasce così, su questa paura, la corporazione dei magistrati e la grande anomalia italiana, un sistema unico al mondo. In cui chi accusa e chi giudica sono fratelli siamesi. In un angolino del processo c’è poi il soggetto con la toga sbagliata, l’avvocato, il terzo incomodo.

Questo legame tra fratelli, occorre ricordarlo, non si è mai spezzato. E il Consiglio superiore, a lungo definito organo “di autogoverno” della magistratura benché ne siano membri anche i laici, per quanto in minoranza, è stato da subito un luogo della politica, con i partitini-corrente e il linguaggio e le abitudini proprie della politica, i litigi, gli accordi e le spartizioni. Anche la possibilità di dare opinioni e giudizi sulle proposte di legge in discussione alle Camere ha trasformato questo organismo, che dovrebbe essere burocratico-amministrativo, in una sorta di Camera-ombra. I cui pareri, se pure non pongono nessun vincolo all’attività legislativa, nei fatti hanno un grande peso politico, anche perché la corporazione dei magistrati ha due colossali alleati, divenuti sempre più allineati, la gran parte dell’informazione e i partiti della sinistra.

Di che cosa hanno dunque paura le toghe? Temono che la separazione delle carriere, che comporterà di conseguenza la divisione in due del Csm, finisca con il ridurre tutto questo potere, con lo spezzettarlo in due diversi palazzi. Perché se i luoghi del potere, o contropotere, diventano più di uno, saranno anche inevitabilmente più deboli. Magari piano piano potrebbe anche cambiare la loro cultura, e avvicinarsi alla “normalità” di Paesi non certo totalitari come la Francia, in cui il pm dipende dal ministro guardasigilli e in cui i Csm sono per l’appunto due.

C’è da chiedersi per quale motivo in tutti questi anni dalla riforma del 1989 che ha introdotto anche in Italia il sistema accusatorio, l’anomalia del nostro sistema sia rimasta intatta. E ci tenga separati , oltre che dalla Francia, da Spagna, Portogallo, Germania. Oltre che da Regno Unito, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Australia, Canada, Giappone. E qui, dando di nuovo uno sguardo al passato, arriviamo a quel che è successo nei primi anni novanta del secolo scorso e alla storia di Tangentopoli, che sul piano politico somiglia tanto a un colpo di Stato, soprattutto perché è stato un supplemento di presa del potere con la collaborazione dei principali sistemi di informazione.

Un mondo politico impoverito e diviso al proprio interno non è stato fino a oggi in grado di fronteggiare una corporazione così compatta, pur nelle diverse correnti politiche, nel difendere con le unghie e con i denti il potere conquistato in quasi un secolo. “Divide et impera”, dicevano i nostri antenati dell’antica Roma. È questo di cui le toghe hanno paura. Per separare i fratelli siamesi occorre un intervento chirurgico. Ma occorre essere consapevoli oggi di quanto questa operazione di bisturi sia oggi indispensabile per la vita del Paese. Separare le carriere e separare i Csm per azzerare le anomalie italiane, liberare il giudice dalla zavorra siamese, ridare la sovranità al Parlamento, ricostruire una vera divisione tra i poteri.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Source link