La start-up di Angela contro la siccità

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Una giovane ricercatrice di Solagna ha messo a punto un progetto di ritenzione idrica basata su polimeri totalmente naturali

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Angela Bonato: 33 anni, biologa molecolare




Angela Bonato: 33 anni, biologa molecolare



Angela Bonato: 33 anni, biologa molecolare

Dopo la laurea a Padova in Biologia molecolare e in Medical Biotechnologies e l’attività come ricercatrice che l’ha portata all’estero a Dresda, Manchester e Zurigo, Angela Bonato, bassanese di 33 anni ora residente a Solagna, torna in Italia con un progetto per combattere la siccità: si chiama BeadRoots, una soluzione per aiutare gli agricoltori nei periodi di scarse precipitazioni.

L’emergenza siccità

La siccità è, ormai, non più un’emergenza ma un problema che andrebbe affrontato in maniera sistemica. Assistiamo infatti sempre più spesso a fasi caratterizzate da fenomeni come piogge intensissime che rilasciano a terra quantità enormi di acqua in pochissimi giorni, se non ore, che si alternano a periodi di forte arsura che durano mesi. «La raccolta della pioggia negli invasi – afferma Angela Bonato – non può essere la soluzione per vari motivi: la proliferazione di batteri che la renderebbero pericolosa per le colture e, quindi, inutilizzabile e le lunghe tempistiche per realizzarli. Bisogna agire prima e con metodi alternativi».

Lo studio sui polimeri

Con BeadRoots Angela Bonato propone un’innovativa soluzione di ritenzione idrica che utilizza polimeri naturali superassorbenti e che contribuisce alla sopravvivenza delle piante, ad aumentare la resa e a migliorare la qualità del raccolto. Questi polimeri, chiamati idrogel, sono spugne molecolari derivate dalle alghe che trattengono grandi quantità d’acqua per poi rilasciarla gradualmente alle radici quando necessario riducendo l’evaporazione superficiale e ottimizzando l’uso delle risorse idriche.

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Gli esperimenti in casa

«Ho iniziato a fare esperimenti a Solagna, nella casa in cui vivo – racconta -. Grazie all’amico Rolf, custode dell’università di Zurigo, che conservava i macchinari che i gruppi di ricerca lasciavano per acquistarne di nuovi, ho potuto portare con me in Italia parte delle attrezzature necessarie. Attrezzature ancora funzionanti ma che sarebbero state destinate alla discarica. Ora occupano quasi ogni stanza della mia casa». Dopo i primi esperimenti tra il salotto e la camera degli ospiti, Angela ha potuto usare idrogel e raccogliere dati sul campo grazie alla collaborazione di agricoltori salentini; i risultati dei test su lattughe, pomodori, fagioli e vigne sono stati rilevanti.

I polimeri, applicati durante il trapianto, servono non solo a trattenere acqua ma anche a migliorare il raccolto, biodegradandosi. Si è visto come le piante trattate con idrogel crescano più rigogliose rispetto a quelle innaffiate con sola acqua. Questo accade perché il materiale è completamente naturale e amato da batteri benefici che contribuiscono risanando il suolo con sostanze nutrienti. «Con BeadRoots, – spiega Bonato – gli agricoltori possono utilizzare meno acqua per l’irrigazione, mantenere la produzione nei periodi di siccità riducendo così i costi; il miglioramento della fertilità del suolo si traduce in un minor impiego di fertilizzanti. Insieme ai miei colleghi Paolo Pezzolla e Valerio De Luca sto portando avanti il progetto con ottime prospettive per il futuro ». 

I risultati raggiunti

I risultati raccolti e le ottime prospettive per il futuro hanno portato BeadRoots a vincere numerosi importanti premi: “Encubator” 2023-24, programma organizzato da Camera di Commercio, PoliHub e Politecnico di Milano, per accelerare la maturazione di progetti in ambito sostenibilità valorizzandone al massimo il loro potenziale; “Start Cup Puglia”, 17esima edizione del premio regionale per l’innovazione che darà accesso di diritto al Premio Nazionale dell’Innovazione; “Food Seed”, programma di accelerazione dedicato al supporto e alla costruzione di startup con tecnologie e soluzioni sostenibili ed innovative per il settore agroalimentare.

Un laboratorio nel Veneto

«Vorremmo creare – spiega Bonato – il primo impianto produttivo e il laboratorio in Veneto, nel Vicentino. La prospettiva è quella di trovare canali di diffusione attraverso l’aiuto del Consorzio agricoltori italiani e del Consiglio di ricerca agricoltori analisi per far conoscere BeadRoots e continuare a fare ricerca. L’idea è quella di impiantare nel terreno idrogel sfruttando macchinari già esistenti utilizzati per la semina, in modo che per gli agricoltori non diventi un processo troppo dispendioso. Vorremmo essere coinvolti nei processi di innovazione che possono contribuire a un mondo più sostenibile ».





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