Non c’è nulla di nuovo sul fronte occidentale delle imprese meridionali

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Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 


Nell’ultimo mese del 2024 sono stati pubblicati 2 rapporti a cura di altrettante Istituzioni del Paese: l’«aggiornamento congiunturale sull’economia della Puglia» da parte di Banca d’Italia e il «settimo quaderno di ricerca sulla Finanza Alternativa per le PMI in Italia» del politecnico di Milano in collaborazione con Unioncamere e la Camera di Commercio di Milano.

Cosa ci dicono i due rapporti sullo stato dei due mondi, banche e imprese, costretti, non sempre facilmente, ad interloquire? Bankit ci offre un quadro in chiaroscuro dell’economia pugliese.

Ancora la barca va, sebbene stia rallentando la sua corsa, del resto come quella italiana e un po’ di più di quella meridionale in genere.

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Nello specifico le imprese nella prima parte dell’anno hanno registrato un calo dell’export per le incertezze internazionali, degli investimenti per il rallentamento degli incentivi nazionali/regionali e della domanda interna per il calo del potere di acquisto delle famiglie e del ritmo di crescita dell’occupazione.

In questo contesto sembrano essersi salvate solo le imprese dei servizi e del turismo in particolare, grazie alla spinta della stagione estiva.

Il credito, solito tallone di Achille del Meridione, ha ulteriormente ridotto il proprio sostegno, specialmente verso le micro e piccole imprese.

Stanno riaumentando i crediti bancari problematici (UTP), i costi per interessi sono restati alti nonostante la diminuzione dei tassi delle BCE e i criteri di erogazione dei finanziamenti alle imprese sono diventati ancora più stringenti.

Diciamo che il sistema economico regionale sta vivendo in una sorta di limbo, in attesa, e ovviamente il sistema bancario assume un atteggiamento molto più prudente se non proprio scettico.

Sull’altro fronte finanziario, quello della c.d. «finanza alternativa» o come meglio ora si suole chiamarla «finanza complementare», il Politecnico di Milano ci offre un quadro altrettanto grigio.

Tutti i nuovi strumenti di questa parte del mondo finanziario (Minibond, crowdfunding, direct lending, invoice trading, private capital, microcredito) dopo un boom registrato nel 2022 hanno tirato il freno a mano nel 2023 a causa dell’impennata dei tassi imposta dalla BCE.

Tutti gli attori che propongono questi strumenti sono stati costretti a prendere il danaro in prestito a tassi già alti e il ricollocamento presso le imprese è avvenuto a costi elevati tali da disincentivare le imprese.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Nel primo semestre 2024 la situazione appare in miglioramento grazie alla discesa dei tassi; ma i livelli del 2022 sono ancora lontani.

Anche perché alla «finanza complementare» non si ricorre certo per la convenienza del costo ma per la flessibilità, per la velocità e per la possibilità di creare operazioni su misura.

Il mantra di questo segmento di mercato è: maggior rischio, maggiori opportunità, maggiore consapevolezza.

Possiamo dire che anche questo comparto sta vivendo un momento di riflessione ma sembra che i cc.dd. incumbent, le banche tradizionali, abbiano scoperto il modo di collaborare con questi nuovi attori che appaiono più performanti nei loro ambiti specifici.

Potrebbe essere, quella della collaborazione più o meno organica, la risposta locale alla concentrazione in atto nel sistema bancario europeo.

Le banche hanno i clienti, la finanza complementare ha i prodotti.

Insieme possono far crescere il territorio offrendo un ecosistema finanziario agile e più vicino alle imprese; senza far loro patire i propri vincoli derivanti da anni di innovazione scarsa, ove non proprio assente.

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Le imprese dal canto loro, ci ricorda il Politecnico di Milano, devono irrobustire la propria struttura finanziaria e organizzativa, devono aumentare la propria consapevolezza finanziaria con formazione continua e «on the job», devono assumere strumenti di autovalutazione ESG, anche semplificati, per non correre il rischio di essere ulteriormente marginalizzate dal sistema finanziario che oramai ha imboccato irrevocabilmente la strada della sostenibilità a tutto tondo.

Oramai le imprese, le aziende, non sono più solo proprietà dei titolari e dei soci; hanno una funzione sociale che impone agli imprenditori un nuovo ruolo, più consapevole e professionale.

E allora l’auspicio che si può formulare dalla lettura dei due report per un 2025 migliore è: informazione, formazione e collaborazione.

Solo insieme, come ecosistema economico e finanziario, potremo sperare di vincere la sfida del futuro.



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