«Per una risonanza 152 giorni»

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Le cifre del primo semestre 2024 relative alle liste di attesa nella sanità pubblica sono impietose: a Bari e provincia la visita urgente prescritta con la lettera U è stata garantita, nei tre giorni previsti, in media solo al 23% degli utenti, mentre nella Bat la percentuale scende al 6%. Non va meglio a chi può attendere i dieci giorni per una visita breve (codice B) che è stata garantita mediamente al 30% dei prenotati in provincia di Bari e solo al 12% nella Bat. È quanto documentato dalla Cisl e dalla Federazione cislina dei pensionati di Bari e Bat in un’assemblea pubblica tenuta ieri a Palazzo di città. Così la Cisl, ad un anno dall’avvio della mobilitazione contro le liste di attesa infinite, ha deciso di aprire un altro fronte di battaglia: via ai rimborsi previsti dalla legge 107/2024 per le prenotazioni oltre i tempi di attesa e assistenza legale gratuita contro l’eventuale rigetto dei rimborsi. I primi cinque ricorsi al Giudice di pace contro il no ai rimborsi deciso dalle Asl di Bari e Bat sono pronti e ieri erano in partenza le notifiche. «Stiamo intraprendendo le azioni giudiziarie – spiega l’avvocato Donato Vergine, che insieme all’avvocato Pompilio Faggiano assiste i ricorrenti per conto della Cisl – dopo il fallimento della negoziazione assistita e dunque il rifiuto ad erogare i rimborsi opposto dalle Asl di Bari e Bat, adducendo che non spetta a loro farlo. Ma abbiamo trovato sentenze che ci danno ragione in base alla legge 107/2024. Purtroppo, con questi tempi di attesa, la maggioranza dei pazienti non riesce a curarsi nelle strutture pubbliche. Abbiamo avuto tra le mani casi di patologie serie e urgenti che dovevano essere affrontati entro i 10 giorni e non è accaduto. La gente ha dovuto anticipare i soldi rivolgendosi alla sanità privata».

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Situazione incresciosa che il segretario provinciale confederale della Cisl, Giuseppe Boccuzzi, anche ieri ha stigmatizzato con forza. «Un cittadino su due residente nella provincia di Bari o nella Bat – afferma – non passa più per i Cup per prenotare una prestazione sanitaria, alimentando il florido mercato della salute a pagamento che sottrae alle tasche delle famiglie italiane oltre 40 miliardi di euro. Per chi non ha soldi per curarsi o per chi non ha una polizza sanitaria in tasca, la rinuncia alle cure è più sicura di una prenotazione ai nostri Cup, diventati ormai veri e propri gironi infernali danteschi di attese». Anche in questo caso i dati forniti dalla Cisl sono allarmanti. Il tempo medio di attesa per una colonscopia totale con codice U, che dovrebbe essere di tre giorni, è invece di 148 giorni; una visita cardiologica con codice B, tempo massimo previsto 10 giorni, ha un’attesa media di 101 giorni che diventano 152 giorni per una risonanza magnetica dell’encefalo con codice B. Boccuzzi definisce tutto questo «un attentato alla vita e alla salute delle persone».

È per questo motivo che la confederazione sta tentando di porre una diga alle attese e alle inadempienze, cercando una via d’uscita. «Al di là della violazione dell’articolo 32 della Costituzione – sostiene Boccuzzi – la legge 107 del 2024 viene palesemente violata e nessuno interviene per obbligare i gestori della sanità pubblica ad applicarla. Questa legge evita di scaricare sui cittadini la colpa dell’incapacità gestionale e politica a risolvere il tema delle liste di attesa, ed esonera i cittadini dal pagamento di prestazioni sanitarie sia nel pubblico, sia nell’intramoenia, sia nel privato accreditato». Va oltre il segretario provinciale di Bari e Bat della Federazione nazionale pensionati (Fnp), Enzo Lezzi. «Chiediamo al sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, di vigilare affinché le garanzie di tutela e le azioni concrete che la legge 107/2024 offre ai cittadini per esercitare il loro diritto costituzionale alle cure possano essere garantite anche in Puglia».

Lezzi elenca anche altre misure urgenti che le Asl di Bari e Bat potrebbero applicare. «Abbiamo chiesto che ai cittadini per i quali non sarà rispettata la tempistica – spiega ancora – la Asl garantisca la stessa prestazione in intramoenia o con il sistema privato accreditato, e che il cittadino paghi solo il ticket, se non è esente». E ancora, per la gestione delle patologie cronico-degenerative e oncologiche, è stato chiesto che «si definisca e garantisca l’accesso alle prestazioni presenti nei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali (Pdta) attraverso agende dedicate, che potrebbero essere gestite direttamente dallo specialista di riferimento o dalla struttura Asl di appartenenza». Così come è stato chiesto ai dg delle Asl baresi di potenziare l’offerta di visite diagnostiche e specialistiche, comprese le aperture straordinarie dei centri trasfusionali. Ma anche qui, come in tutto o quasi nella sanità pugliese, si resta in attesa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA – SEPA





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