L’INAIL ha presentato la relazione annuale sull’andamento infortunistico e tecnopatico per il 2023, fornendo una panoramica sui dati relativi agli infortuni sul lavoro, alle morti sul lavoro, e alle malattie professionali in Italia. La relazione offre un quadro chiaro sull’evoluzione del fenomeno e sui settori maggiormente colpiti, evidenziando tendenze e fattori chiave.
Indice
Statistica infortunistica
Nel 2023, il panorama degli infortuni sul lavoro in Italia ha mostrato un trend generalmente positivo, con una significativa riduzione delle denunce e un calo delle morti sul lavoro rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, rimangono evidenti alcune criticità, soprattutto per quanto riguarda le malattie professionali, il che richiede un continuo impegno in termini di prevenzione e sensibilizzazione.
Secondo i dati diffusi da INAIL, sono state registrate oltre 590.000 denunce di infortunio, segnando un calo del 16,1% rispetto al 2022 e dell’8,4% rispetto al 2019.
Questo miglioramento può essere in parte attribuito alla riduzione dell’impatto del COVID-19, che aveva contribuito a gonfiare i numeri negli anni precedenti.
Gli infortuni mortali, invece, sono stati 1.147, con una diminuzione del 9,5% rispetto all’anno precedente.
Distribuzione territoriale e settoriale
Dal punto di vista geografico, la maggior parte degli infortuni si è verificata nel Nord Italia, che concentra il 61% dei casi, seguito dal Centro (20%) e dal Sud (19%). Tra le Regioni con il maggior numero di denunce spiccano Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Toscana. Tuttavia, quando si tratta di infortuni mortali, l’incidenza relativa del Sud aumenta, con un terzo dei casi concentrati in quest’area.
Per quanto riguarda i settori lavorativi, l’industria manifatturiera si conferma quello più colpito, con un quarto degli infortuni complessivi. Seguono la sanità e l’assistenza sociale, le costruzioni, il trasporto e magazzinaggio e il commercio.
Tuttavia, è nelle costruzioni che si registra il numero più alto di decessi, con 176 casi nel 2023, una cifra pressoché invariata rispetto al 2022. Interessante notare come il settore sanitario abbia visto un netto calo delle denunce rispetto al periodo pandemico, con un crollo dai 135.000 casi del 2022 ai circa 44.000 del 2023.
Analisi demografica
Sul piano demografico, gli infortuni colpiscono in prevalenza lavoratori uomini, che rappresentano oltre i due terzi dei casi denunciati. Tuttavia, per quanto riguarda gli infortuni mortali, le donne risultano meno coinvolte: solo un caso su dodici riguarda lavoratrici.
Analizzando l’età, la fascia più esposta è quella compresa tra i 40 e i 64 anni, mentre i decessi si concentrano principalmente tra i 50 e i 64 anni. I lavoratori italiani continuano a rappresentare la maggioranza delle denunce (78%), anche se si osserva un leggero calo rispetto al 2022. Anche per i lavoratori stranieri si registrano riduzioni, sebbene in misura minore.
Statistica relativa alle malattie professionali
Se da un lato si osserva una riduzione degli infortuni sul lavoro, dall’altro le denunce di malattie professionali continuano a crescere, raggiungendo nel 2023 quota 72.000, con un incremento del 19,8% rispetto all’anno precedente.
Le patologie muscolo-scheletriche si confermano le più diffuse, rappresentando il 71% del totale. Tra queste, troviamo disturbi dei tessuti molli, come epicondiliti e lesioni della spalla, e dorsopatie, come ernie e degenerazioni dei dischi intervertebrali. Non mancano denunce per sindromi del tunnel carpale, ipoacusie e tumori, con questi ultimi legati prevalentemente all’esposizione ad agenti cancerogeni come l’asbesto. Sul fronte della distribuzione geografica, il Centro Italia registra il maggior numero di denunce, seguito dal Sud e dal Nord-Est. La Toscana, con oltre 11.000 casi, è la Regione con il maggior numero di malattie professionali segnalate.
Conclusione e prospettive
La diminuzione degli infortuni e delle morti sul lavoro rappresenta senza dubbio un segnale positivo, che riflette un miglioramento delle condizioni lavorative e una maggiore attenzione alla sicurezza. Tuttavia, l’aumento delle malattie professionali evidenzia la necessità di intervenire con misure più incisive di prevenzione, informazione e controllo.
Per i prossimi anni, è fondamentale continuare a investire in cultura della sicurezza e rafforzare le politiche di prevenzione nei settori e nei territori più a rischio. Solo così sarà possibile garantire luoghi di lavoro più sicuri e tutelare la salute di tutti i lavoratori, contribuendo al progresso del nostro Paese.
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