Educazione sessuale, a scuola non si potenzierà: i 500 mila euro della Manovra si useranno per formare i docenti sull’infertilità. Opposizione indignata

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L’educazione sessuale a scuola è auspicata da quasi 8 studenti su 10, ma i tempi non sembrano ancora maturi perché il progetto trovi attuazione in modalità stabile nei nostri istituti scolastici: il fondo pubblico da mezzo milione di euro previsto dalla Legge di Bilancio 2025 per promuovere la salute e l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole secondarie sarà utilizzato in via prioritaria per formare i docenti sull’infertilità e sui modi per prevenirla.

L’annuncio del cambiamento in corsa è arrivato l’8 gennaio, nell’Aula della Camera, dal ministro ai Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani: rispondendo ad una interrogazione della Lega, in linea con un altro ordine del giorno approvato in sede di manovra, il ministro ha detto che questi fondi saranno impiegati per formare gli insegnanti “prioritariamente riguardo alle tematiche della fertilità maschile e femminile, con particolare riferimento all’ambito della prevenzione delle infertilità”.

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Ciriani ha quindi precisato: “La somma stanziata non avrebbe del resto consentito iniziative a più ampio spettro”.

Soddisfatta la Lega

Si è detto soddisfatta la Lega. L’onorevole Rossano Sasso, ex sottosegretario all’Istruzione: “Come si può pensare di parlare di argomenti come il coito, il piacere sessuale, la masturbazione con bambini di 5 anni?”, ha detto il leghista facendo riferimento agli emendamenti presentati dai 5 stelle negli ultimi 12 mesi che facevano riferimento anche alle scuole primarie.  

Dal partito del Carroccio sono arrivate anche parole di vittoria: “Non ci sarà mai spazio per l’ideologia gender nelle scuole”.

L’iniziativa sull’educazione sessuale da attuare negli istituti scolastici era stata “figlia” di un emendamento alla Legge di Bilancio 2025 firmato da Riccardo Magi, segretario di +Europa: la proposto di modifica della manovra mirava ad integrare i piani triennali dell’offerta formativa delle scuole secondarie di primo e secondo grado.

L’approvazione dell’emendamento di Magi alla legge di Bilancio era stata fortemente contestata dai Provita che avevano annunciato una battaglia ad oltranza contro l’educazione sessuale nelle scuole. Adesso, la precisazione sulla destinazione concreta di quei 500 mila euro in più, all’opposizione suona come una repentina inversione di rotta.

Le contestazioni dell’opposizione: sconcertante

Dura è stata la protesta delle opposizioni politiche. Il ministro Ciriani ha annunciato “una retromarcia gravissima rispetto a ciò che prevede la legge, un’operazione sporca”, ha accusato lo stesso Riccardo Magi.

Anche il Partito Democratico “bolla” il cambiamento come un’operazione “sconcertante” frutto di una “politica manipolatrice, volta a soddisfare la fissazione sessuofobica di certa destra“.

Parole “vergognose e irresponsabili. Sasso continua a straparlare impunemente di una cosa che non esiste”, puntano il dito dal M5s.

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“L’educazione sessuale e sentimentale è tutt’ altro discorso e il ministro Ciriani non può prendere in giro il Parlamento e il Paese”, sostiene invece capogruppo di Avs alla Camera Luana Zanella.

Nello stesso giorno del protocollo Valditara-Cecchettin

La notizia dello spostamento dei fondi è arrivata nello stesso giorno, l’8 gennaio, nel quale al Ministero dell’Istruzione e del Merito, il Ministro Giuseppe Valditara e Gino Cecchettin hanno firmato il Protocollo tra lo stesso dicastero bianco e la Fondazione Giulia Cecchettin

Come si legge nell’articolo 1, le parti intendono avviare una collaborazione volta alla definizione di progettualità per supportare studentesse e studenti delle scuole di ogni ordine e grado in una serie di contesti legati al rispetto dell’altro, il cui primo punto è quello di “affermare la cultura del rispetto verso ogni persona e, in particolare, del rispetto verso le donne”.

La protesta dei prof universitari contro la ministra Bernini

Sempre l’8 gennaio, oltre 120 professori universitari hanno criticato la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, per aver autorizzato due ispezioni negli atenei di Roma Tre e Sassari in chiave ‘anti-gender’ su richiesta del deputato della Lega Rossano Sasso: così si mette in discussione il valore dell’ “autonomia” universitaria, hanno detto i docenti.

E le loro ragioni vengono rilanciate in una conferenza alla Camera con la pentastellata Gilda Sportiello. “Il ministro Bernini non ha mai menzionato né fatto riferimento a una “ispezione” presso gli atenei – rispondono fonti del ministero -. Bernini ha invece sottolineato l’articolo 33 della Costituzione, che sancisce l’autonomia universitaria”.





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