Giovanna Pedretti, le recensioni fake e il suicidio un anno fa: così riparte la pizzeria a Sant’Angelo Lodigiano. E ora il locale cerca personale

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di
Andrea Galli

Lodi, la donna si era tolta la vita dopo gli attacchi social. l locale portato avanti dal marito e dall’unica figlia. Con l’aiuto dell’intero paese

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E un anno dopo, o meglio anche un anno dopo, in sincerità non si capisce cosa noi sconosciuti abbiamo da domandare al signor Nello, e difatti, a guardarlo, in via XX Settembre a Sant’Angelo Lodigiano, mentre se ne sta un po’ pensoso, parecchio invecchiato, più invecchiato dell’anno trascorso dal suicidio della moglie Giovanna, e attento, concentrato, in maglietta bianca e grembiule a impastare, posizionare gli ingredienti, infornare, tirar fuori e servire le pizze, ecco, non c’è niente da chiedergli.

Lui e la figlia Fiorina avevano chiuso il locale pensando di smetterla proprio, forse, con l’attività, all’indomani della discesa nel Lambro di Giovanna Pedretti, 59 anni, che soffriva di esaurimenti nervosi, non aveva superato la perdita del fratello, anch’egli suicida, ed era stata sovrastata dalla disperazione in quanto la gente aveva scoperto le sue recensioni inventate a favore del ristorante, e il pubblico dei canali social, che mettono e tolgono like, elogiano e insultano vomitando attacchi, l’aveva massacrata.
Del 14 gennaio 2024 il suicidio, all’alba, col fiume più gonfio e veloce rispetto a com’è oggi.




















































Ma poi Nello e Alvina si sono detti che interrompere l’attività sarebbe stata un’offesa a Giovanna, come pure al paese che schivando certa prevedibile retorica è stato e rimane davvero al fianco di questa famiglia semplice, anonima, d’improvviso divenuta argomento principale delle conversazioni italiche, lo scorso gennaio, in conseguenza degli errori di Giovanna, certo, e in relazione a blogger e giornalisti, famosi o non famosi, che avevano analizzato quei commenti alla pizzeria ipotizzando —sentenziando — che dietro ci fosse lei, Giovanna.

La Procura di Lodi, allora retta per fortuna da un magistrato d’esperienza e sensibilità quale Maurizio Romanelli, aveva sì indagato sull’ipotesi di un’istigazione al suicidio pur consapevole, e consapevoli erano i carabinieri coautori dell’inchiesta, che la povera Giovanna fosse stata da sola sia nell’ideazione e stesura delle recensioni, sia nella pianificazione, nella spinta verso quel doppio tentativo di togliersi la vita. Doppio: aveva raggiunto il Lambro in macchina, a bordo della Panda aveva cercato di tagliarsi e dissanguarsi con delle lamette, non le era riuscito, aveva aperto la portiera, poggiato i piedi sul fango, percorso un pendio che conduce appunto al fiume, ed era entrata nelle acque gelide (prima aveva aspettato che Nello si addormentasse ed era uscita di casa).

Il locale di via XX Settembre, una strada affollata di bimbi e ragazzini per la vicinanza d’un comprensorio scolastico, non dista molto dal centro, è una via dove si passa senza attrazioni di sorta che possano far decelerare per osservazioni più curiose; si susseguono abitazioni non recenti e altre più attuali, con le canoniche conformazioni urbanistiche di questi luoghi di agricoltura e allevamenti, ovvero le corti ristrutturate.
 
Giovanna e Nello sono stati uniti, e tanto, dalla passione per la cucina e la ristorazione, con la preferenza di Giovanna per il governo del locale, la gestione dei clienti e il rapporto con i fornitori, e quella di Nello, all’anagrafe Aniello D’Avino, per la pizza quale anche sorta di filosofia esistenziale. È stato per primo il vedovo, difeso dall’avvocato Simona Callegari, a non volersi opporre alle attese mosse della Procura, incline all’archiviazione. Niente reato, niente indagati. Nelle deposizioni in caserma, Giovanna aveva parlato d’un cliente che esisteva per davvero e che s’era lamentato della presenza di persone omosessuali nel ristorante, un episodio del quale aveva narrato in Rete criticandolo con decisione; gli investigatori hanno esaminato i dettagli temporali e descrittivi con l’obiettivo di risalire all’identità del fantomatico uomo. Testimoni eventuali, eventuali telecamere. Un cliente fantomatico, nient’altro di diverso.

Ai funerali, don Enzo Raimondi, prete d’un tempo, pratico, aveva ricordato «il rincorrersi di sospetti costruiti per soddisfare i pruriti di gente frustrata al punto da bramare la narrazione delle disgrazie altrui. Dove il teorema da dimostrare è che, anche dove c’è del bene, si nasconde un interesse».

C’è un cartello, su una delle due vetrine della pizzeria: «Cercasi personale». Nello ha rivisitato spazio e arredi, e sta per rinnovare il menù.

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9 gennaio 2025 ( modifica il 9 gennaio 2025 | 07:37)

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