gli effetti della sovrastimolazione digitale sul cervello

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Il Fenomeno del Popcorn Brain

Sei seduto sul tuo divano, hai terminato le tue ore lavorative e non hai impegni inderogabili a cui rispondere. It’s time to relax! 

Se non fosse che, in maniera quasi istintiva oserei dire, afferri il tuo cellulare e finisci per incastrarti in una di quelle piattaforme social con cui interagisci di solito, finché non sei costretto ad alzarti per preparare la cena, non del tutto consapevole del tempo trascorso così in fretta. Ti chiederai come questo sia possibile e, mentre ti alzi a metà tra lo scocciato e lo stupito, ti riprometti di non sprecare più le tue occasioni di riposo così.

In realtà, si potrebbe dire che molte volte non sei tu ad aver deciso a priori di trascorrere ore in attività digitalizzate, ma è il tuo cervello che viene attratto ogni millisecondo da una stimolazione diversa a cui deve adattarsi, non riuscendo a mantenere una selettività attentiva tale da consentirti di rilassarti sul tuo comodo divano o di uscire a fare una passeggiata in modalità offline. In altre parole, risulta per te naturale controllare frequentemente i tuoi dispositivi, specialmente in situazioni di attesa o di pausa, proprio quando il tuo cervello, in passato, avrebbe scelto di rilassarsi e riposarsi. 

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Se ancora te lo stessi domandando, sto proprio parlando di lui: il fenomeno del Popcorn Brain, che nelle righe successive proverò a spiegarti ricorrendo ai contributi della psicologia, in particolare delle neuroscienze cognitive. 

Esiti di adattamento alla contemporaneità: il fenomeno del PopCorn Brain

Dagli anni Cinquanta ad oggi, non c’è dubbio che l’uomo contemporaneo stia ancora sperimentando gli esiti della cosiddetta rivoluzione informatica, caratterizzata da vasti e pervasivi cambiamenti socioeconomici apportati dal contributo delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione – TIC (in inglese ICT – Information and Communications Technology). Mi riferisco in particolare alla progettazione, sviluppo e commercializzazione di device interattiviWorld Wide Websmartphone e similari i quali hanno ampliato in maniera esponenziale i canali d’accesso all’informazione (Beniger, 1989).

La nostra è attualmente una società sempre più virtualizzata: pensiamo alle inesauribili notifiche che raggiungono i nostri Smartphone, Tablet, Pc ecc. provenienti da social media, e-mail, messaggistica istantanea che creano un flusso ininterrotto di contenuti informativi. 

Accade allora che il nostro cervello, quale elaboratore primario di informazioni provenienti da plurali canali sensoriali, tenta di competere con tale sovrabbondanza di stimoli, spesso adattandosi agli incalzanti ritmi attraverso il fenomeno noto come “Popcorn Brain”, coniato proprio per descrivere gli effetti che l’esposizione ripetuta e multipla alla tecnologia può giocare sulla materia grigia. 

Nel 2001 lo psicologo David Levy descrive il PopCorn Brain come una sensazione di affaticamento cognitivo, facile distraibilità, stato di allerta prolungata prodotti dall’eccitabilità neuronale in corrispondenza dell’utilizzo di dispositivi elettronici.È esplicito il rimando allo scoppiettio e alla motricità dei popcorn quando vengono esposti a fonti di calore, che metaforicamente rappresenta la tendenza mentale, tipica della società contemporanea, di effettuare uno “shift” assai rapido e superficiale da un pensiero all’altro, in modo caotico e disordinato proprio come i popcorn saltellanti in cottura. 

Quando il nostro cervello riceve questa stimolazione continua, può essere alterata la modalità con cui ciascuno di noi elabora gli input informativi in entrata, influenzando di conseguenza anche l’emissione degli output finali (Friston et al., 2006). Infatti, ogni notifica o generica sollecitazione digitale è in grado di attivare, allo stesso modo di attività interessanti piacevoli, il circuito cerebrale coinvolto nel sistema di Rewarding (ricompensa), conducendo al rilascio di dopamina, neurotrasmettitore associato alla gratificazione e al piacere il quale è in grado di modulare le risposte comportamentali a seguito di gratificazioni (Solly et al., 2022). 

A livello cerebrale, il sistema di ricompensa di cui stiamo parlando contiene infatti centri di piacere noti come Hotspot Edonici, strutture situate per lo più all’interno del Nucleo Accumbens, nel Globo Pallido Ventrale, nella corteccia e insulare (Levy, 2001). Lo stesso dott. Levy afferma come nella società dell’informazione attuale il nostro cervello sia talmente immerso e radicato negli ambienti virtuali che tenta di adattarsi alla velocità caratterizzante i network artificiali attraverso la riproduzione della medesima velocità di informazione, a cui siamo dunque esposti anche nel modo di pensare. 

Ed ecco allora che, nel momento in cui siamo bombardati da notifiche, video brevi, messaggi ed informazioni rapide, il nostro cervello tende a sviluppare una modalità di funzionamento più superficiale, orientata al multitasking e alla gratificazione immediata a causa della sovrastimolazione a cui siamo esposti (Ioannidis et al., 2022).

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PopCorn Brain e fugacità cognitiva: come riconoscere i segni tipici del fenomeno

In ambito psicologico, specificatamente riferendomi agli studi derivanti dalla corrente neuroscientifica, la letteratura di riferimento converge nell’evidenziare le caratteristiche cognitive salienti che ci permettono di circoscrivere e, dunque, descrivere in maniera più dettagliata il fenomeno in questione:

  • difficoltà nel mantenimento dell’attenzione sostenuta durante lo svolgimento di compiti cognitivi e/o attività che richiedono un certo quantum di concentrazione per un certo periodo di tempo, con conseguente facilità di distrazione. Ad esempio, quante volte ci è mai capitato di interrompere la lettura di un libro o di distrarsi dal film che stavamo vedendo per controllare quel messaggio o quella notifica in entrata?
  • difficoltà nella memorizzazione di informazioni a cui si è stati esposti di recente o dettagli di azioni appena eseguite, dovuta alla mancanza di attenzione piena a causa dell’accesso a stimoli distraenti. Ad esempio, quante volte i tuoi genitori o i tuoi amici devono ricordarti ciò che ti hanno detto perché durante la conversazione eri intento a guardare un video divertente online?
  • sensazione di sovraccarico mentale, confusione cognitiva, sintomi di stanchezza dovuti alla sovrastimolazione cerebrale, che spesso influenzano direttamente il legame tra goal (obiettivo) e prestazione, con ricadute motivazionali. Ad esempio, vi è mai capitato di ricevere una notifica circa l’uscita di contenuti inediti dal vostro youtuber preferito mentre eravate a studiare una pagina di scienze (anche piuttosto noiosa)? Ecco, probabilmente la motivazione nello svolgere i compiti o qualsiasi altra attività lavorativa viene meno, convincendovi a procrastinare al giorno seguente;
  • vissuti di ansia e stress che spesso ci rendono impulsivi nel controllare gli Smartphone, le e-mail o i social media, costringendoci ad una ridotta pausa temporale dall’utilizzo di questi device. Spesso la non capacità di posporre tali impulsi è direttamente correlata alla riduzione della qualità del sonno e/o a difficoltà di addormentamento a causa dell’utilizzo di strumentazione tecnologica prima di coricarsi (Heo et al., 2017). Certo è che il controllo impulsivo, nel lungo termine, può condurre ad una drastica diminuzione delle interazioni sociali, sostituendo la comunicazione interpersonale a quella digitale. 

È bene tuttavia sottolineare come ognuno di questi aspetti non costituisca sintomi veri e propri, in quanto il PopCorn Brain si connota come fenomeno neurale conseguenza dell’adattamento cerebrale, come una tendenza del cervello umano scaturita dalle esigenze di iperconnessione e, conseguentemente, di sovraeccedenza informativa con cui ogni giorno si è costretti a confrontarsi. Nel momento in cui gli stimoli digitali rinforzano il nostro cervello in maniera intermittente, ecco che i neuroni al pari dei popcorn che scoppiettano si attivano prontamente per renderci maggiormente performanti nel rispondere a quante più sollecitazioni possibili, a scapito di una più completa e profonda elaborazione attentiva per economicizzare sui tempi di reazione e di risposta.

In altri termini, in riferimento a questi fenomeni la distraibilità, la difficoltà di concentrazione e l’impulsività di controllo non costituiscono segni di patologie cliniche ben definite (quali Deficit di Attenzione e Iperattività – ADHD, Disturbo Ossessivo-Compulsivo ecc.), ma conseguenze neurali prodotte dall’iper-responsività delle nostre connessioni sinaptiche in risposta a rinforzi presenti nell’ambiente (Searle, 1980). 

La causa è da rintracciarsi dunque nella relazione simbiotica che abbiamo instaurato con la tecnologia.

Iper-responsività e connessione: quali conseguenze?

Numerosi sono gli studi che indagano le conseguenze, a livello di funzionamento psico-cognitivo, del fenomeno di PopCorn Brain. L’uso eccessivo di smartphone può aumentare il rischio di disturbi cognitivi, comportamentali ed emotivi negli adolescenti e nei giovani adulti, con potenziali rischi di degenerazione precoce in età adulta (Neophytou & Manwell, 2019). Una metanalisi (Ibidem) ha empiricamente riscontrato le relazioni tra tempo trascorso davantiallo schermo e traiettorie di sviluppo, apprendimento e memoria, salute mentale, disturbi da uso di sostanze e disturbi neurodegenerativi. 

È stato riscontrato che un’esposizione anticipata e più duratura ai social media tramite dispositivi elettronici è associata ad un rischio più elevato di sintomatologia psichiatrica, in particolare problemi di attenzione e iperattività, disturbi d’ansia e depressione (Maras et al. 2015; Yen et al., 2009)

In relazione al neurosviluppo, è stato dimostrato che i bambini che in età prescolare sono esposti ad un tempo eccessivo davanti allo schermo mostrano ritardi nell’apprendimento, nelle abilità di problem solving, nelle competenze linguistiche e nelle capacità motorie (Madigan et al. 2019). Aggiuntivamente, la distrazione costante tramite televisione e dispositivi mobili in giovane età sembrerebbe ostacolare lo sviluppo delle capacità sociali, poiché le interazioni nella vita reale diminuiscono (Ibidem), nonché la maturazione di capacità empatiche: quando siamo costantemente immersi in un flusso di contenuti rapidi e spesso superficiali, possiamo perdere la capacità di connetterci profondamente con gli altri e comprendere le loro emozioni e prospettive.

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In generale, potremmo osservare come le distrazioni virtuali che riducono le strategie cerebrali utilizzate per supportare la ritenzione mnemonica sono associate ad una memoria a lungo termine ridotta e a minori capacità di adattamento psicosociale (Glass e Kang 2018). 

Tips utili per contrastare gli effetti negativi del PopCorn Brain

Nell’era digitale, logico è che i device elettronici e le applicazioni che sono in grado di contenere e di tenerci connessi possiedono algoritmi funzionali a richiamare le nostre capacità attentive così da consentire un utilizzo ripetuto e duraturo degli strumenti in questione, erogando fonti di intrattenimento modellate sulle nostre preferenze personali e fungendo, come detto, da vero e proprio rinforzo ai comportamenti di connessione.

Diventa necessario, dunque, poter usufruire di strategie in grado di consapevolizzare con il fenomeno in questione e di contrastare la dispersione di energia cognitiva con l’obiettivo di reindirizzarla e utilizzarla secondo tempistiche “umanamente compatibili” con il nostro sistema nervoso. In altri termini, essendo la tecnologia uno strumento di soddisfazione di bisogni e non essa stessa un bisogno primario, possiamo sviluppare alcune tendenze che permettono di contrastare lo scoppiettio dei pop corn nei nostri circuiti neurali. 

Le strategie che di seguito verranno elencate possono essere suddivise in base all’ambito di applicazione. Ad esempio, per contrastare il fenomeno da una prospettiva per lo più cognitiva, efficace nel ridurre la distraibilità e sostenere un’attenzione prolungata in compiti e/o attività si potrebbe provvedere a:

  • suddividere il task (attività) frazionandolo nelle operazioni elementari che lo compongono.  Tale strategia viene denominata “chunking”, e si riferisce proprio alla riduzione delle attività in parti più piccole per non farsi sovraccaricare da eccessiva stimolazione e da molteplici flussi informativi. In altri termini, per evitare il divagare delle risorse attentive si procede attraverso metodologie step by step: si parte da una cosa e andando avanti si espletano tutte le altre in sequenza cronologica o di difficoltà;
  • implementare strategie di consapevolezza interiore. La Mindfulness in tal senso, intesa come consapevolezza non giudicante del momento presente, permette di regolare i processi che coinvolgono il nostro sistema nervoso, aiutandoci ad elaborare le stimolazioni sensoriali in maniera profonda e non superficiale, soprattutto per ciò che riguarda il controllo degli impulsi di iper-responsività. Questo tipo di meditazione aiuta a ridurre la dipendenza dalla gratificazione immediata e a migliorare la capacità di attenzione. Ad esempio, sarebbe opportuno consapevolizzare sul proprio rapporto con lo smartphone e per identificare, dove necessario, la presenza di eventuali comportamenti di dipendenza. In questo modo sarà più facile stabilire l’obiettivo da raggiungere, e svincolarsi dalle richieste di una connessione totale e continua;
  • imparare a gestire il proprio tempo reale e digitale. È importante programmare la giornata in relazione ai propri impegni, che di conseguenza richiedono tempistiche specifiche e dedicate. Potrebbe essere utile prendersi del tempo, prima di controllare i propri dispositivi o prima di effettuare un monitoraggio delle notifiche ricevute, selezionando un momento della giornata in cui eventualmente rispondere. Si tratta in questo caso di pianificare delle vere e proprie pause digitali, utili alla diminuzione di stimolazioni invasive e alla gestione delle informazioni in maniera ordinata e controllata;
  • quando e se possibile, si potrebbe optare per l’analogico anziché per il digitale al fine di contrastare la dispersione cognitiva e favorire la concentrazione. Ad esempio, decidere di dedicare qualche ora alla lettura di un libro cartaceo piuttosto che un e-book permette di vivere un’esperienza immersiva priva di distrazioni, quali ad esempio notifiche di messaggistica che potrebbero interferire con l’attività di lettura perché visualizzate nello stesso dispositivo. Ulteriormente, sarebbe opportuno sostituire gli stimoli digitali con attività rilassanti quali l’esercizio fisico e il trascorrere del tempo nella natura, che possono sostenere il vissuto di pausa rigenerante dal sovraccarico digitale, migliorando la capacità di riflessione profonda e di pensiero creativo.

Coinvolgendo invece una dimensione per lo più emotivo-relazionale, alcuni consigli utili si rifanno al:

  • prediligere interazioni reali anziché virtuali. In un’epoca di connessione costante, forse la vera sfida è imparare a disconnettersi. Il trascorrere del tempo impegnati in attività sociali contribuisce alla soddisfazione di uno dei bisogni primari caratterizzanti l’essere umano, cioè i bisogni di stima e gratificazione derivanti dal confronto con l’altro da sé, innalzando in aggiunta capacità prettamente relazionali come l’empatia e l’intelligenza emotiva.

Adottando questi approcci, si può giungere a sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie abitudini digitali e migliorare di concerto le capacità di concentrazione. Riducendo infatti la sensazione di sovraccarico cognitivo esperita nel quotidiano, si è in grado di maturare una sensazione di benessere psichico anche e soprattutto se non eccessivamente stimolati.

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