Veicoli a fine vita, industria e Stati membri divisi sui target per la plastica

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Prosegue l’esame della proposta di regolamento europeo sui veicoli a fine vita. La commissaria Ue all’economia circolare Roswall: “Entro il 2032 un nuovo veicolo conterrà circa 60 kg di plastica riciclata”, ma Stati membri e industrie della filiera si dividono sui nuovi obblighi di contenuto minimo


Mentre si attende l’avvio del tavolo sul futuro dell’industria automobilistica europea, annunciato nelle scorse settimane dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen per provare a trovare un punto di caduta tra esigenze di decarbonizzazione e crisi di competitività, portatori d’interesse e Stati membri si spaccano sui parametri di circolarità proposti da Bruxelles nell’ambito dello schema di regolamento sulla progettazione dei veicoli e la loro gestione a fine vita, attualmente allo studio di Consiglio e Parlamento. A dividere sono soprattutto i nuovi obiettivi di contenuto minimo riciclato per le plastiche. Secondo la Commissione, infatti, entro 72 mesi dall’entrata in vigore della norma il 25% della plastica utilizzata per costruire un nuovo veicolo dovrà provenire dal riciclo e, per il 25% (pari al 6,25% del totale), dal riciclo ‘closed loop’ dei veicoli fuori uso. “Ciò significa che entro il 2032 un nuovo veicolo conterrà circa 60 kg di plastica riciclata”, ha spiegato la commissaria all’economia circolare Jessika Roswall in occasione dell’ultimo consiglio ambiente, ribadendo che “i riciclatori sono già pronti a fornire le quantità necessarie, ma hanno bisogno di obiettivi significativi”.

Gli sfidanti target proposti dall’Ue hanno incassato il plauso delle imprese del waste management e del riciclo. In un position paper siglato tra gli altri anche dalle federazioni europee EuRIC e FEAD, gli operatori chiedono infatti alle istituzioni Ue di mantenere inalterati gli obiettivi, che nella versione proposta dalla Commissione “forniscono il miglior rapporto costi-benefici, evitano costi eccessivi e carenze di approvvigionamento, offrendo allo stesso tempo certezza per la produzione pianificazione”. Insomma, un antidoto alla crisi di competitività che attanaglia l’industria europea del riciclo della plastica, dicono le imprese, che per questo propongono addirittura di anticipare l’obbligo del 25% a 48 mesi o, almeno, di prevedere target intermedi sul percorso verso l’obiettivo finale. In più, l’appello è a limitare il calcolo delle quantità alla sola plastica riciclata post consumo, escludendo quindi quella proveniente da scarti industriali. Di tutt’altro avviso le case auto, secondo cui i target fissati dalla Commissione sarebbero di fatto fuori dalla portata dei produttori. “Sulla base delle tecnologie di riciclo attualmente disponibili – si legge in un position paper di ACEA – l’industria automobilistica considera che l’obiettivo del 25% non è tecnicamente raggiungibile, soprattutto con il solo riciclo meccanico dei rifiuti post consumo”. Per questo l’industria chiede di cancellare il target per la parte ‘closed loop’ e di considerare per il calcolo dell’obiettivo generale di riciclo anche le plastiche riciclate preconsumo e industriali, i feedstock bio-based e i polimeri da riciclo chimico.

Se tra gli stakeholder le posizioni restano distanti, anche tra gli Stati membri le visioni sono tutt’altro che allineate, come emerso in occasione dell’ultimo consiglio ambiente. Tra gli scettici, non a caso, la Germania, che chiede di abbassare l’obiettivo vincolante al 15% per non gravare di ulteriori fardelli un’industria automotive già in crisi profonda, mentre la Francia plaude al livello di ambizione fissato dalla Commissione e chiede anzi di introdurre ulteriori target di riciclo per l’acciaio e i liquidi di climatizzazione. Cauto il giudizio della Spagna, che preferirebbe abbassare il target al 20% e introdurre una clausola di revisione da far scattare a due o tre anni dall’entrata in vigore del regolamento. Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’Italia, che in occasione del Consiglio ambiente ha sottolineato la necessità di fissare target ambiziosi ma realistici, con un approccio graduale, revisioni periodiche e clausole di salvaguardia che consentano di fare fronte a eventuali carenze nella disponibilità di plastiche riciclate. Quattro letture diverse per quattro paesi alle prese con la crisi delle rispettive industrie automobilistiche ma anche con la recessione nella quale sono sprofondate le filiere nazionali del riciclo della plastica. Un quadro complesso, che la Commissione resta convinta di poter dipanare nello spirito del rapporto Draghi, ovvero facendo delle ambizioni di circolarità e decarbonizzazione fissate nel Green Deal – e nella proposta di regolamento sui veicoli a fine vita – una leva per restituire competitività all’intera industria dell’Unione. “A gennaio riprendiamo i lavori sul regolamento insieme con la presidenza polacca del Consiglio – ha detto Roswall – e contiamo di arrivare a definire quanto prima un orientamento generale”.





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