Salvatore Grillo*
Il nuovo anno si è aperto con tutti e due i concerti di capodanno trasmessi dal sud, la Rai a Reggio Calabria e Mediaset a Catania; speriamo siano di auspicio perché si festeggiava l’arrivo del nuovo anno nei luoghi dove, in Italia, è maggiore la crisi economica, quella sociale e, ovviamente, quella del funzionamento delle istituzioni. Sappiamo bene che l’attesa di miracoli sarebbe vana ed occorre, piuttosto, che non sotto l’albero ma alla guida del Paese gli italiani sappiano trovare una classe dirigente coraggiosa e illuminata e i meridionali vedano emergere dalla folla i “cento” uomini, come pronosticava Guido Dorso, capaci di guidarli verso il riscatto.
Poi è arrivata la buona notizia della liberazione della giovane giornalista italiana imprigionata dal regime iraniano, evento preceduto e determinato da un altro fatto inusuale: l’attraversamento dell’oceano atlantico in andata per Miami e in ritorno verso Roma, con sosta negli USA di poche ore, da parte del nostro Presidente del Consiglio dei Ministri, carica oggi ricoperta da una giovane italiana leader di un partito di recente fondazione che si dichiara “conservatore” ma che ha il maggior numero di dirigenti provenienti dal movimento che in Italia ha rappresentato la destra, per molti anni lasciata all’esterno della guida politica.
Un successo inaspettato perché figlio di un impegno “forte” dell’Italia in una vicenda resa ancora più delicata dal fatto che si incrociava con il tradizionale diniego degli USA a scendere a patti con chi utilizza rapimenti per ottenere contropartite: “accettarne uno significa provocarne cento”, questa la legge non scritta a cui tutte le amministrazioni statunitensi si sono sempre attenute. Figurarsi Trump che della intransigenza fa il suo riferimento centrale. E dopo pochi giorni questo sarebbe stato il Presidente USA e quindi, se si voleva salvare la giovane Sala, si sarebbe rischiata una crisi con gli americani di portata difficilmente valutabile; a mio avviso Craxi, dopo Sigonella, ne ha avuto un esempio sulla sua persona.
E allora ecco la necessità percepita di “andare”, 10 ore di volo più altre 10, divise da un intervallo di 5 o 6 per parlarne, parlarne direttamente. Sulla vicenda del volo, era ancora in corso la missione, ricordo cosa ha scritto nel suo blog un rappresentante di punta della politica italiana, già ministro della Repubblica: “alla Meloni occorrerebbe spiegare che ci sono i telefoni, avrebbe risparmiato carburante e inquinamento”. Io voglio rispondergli dicendo che sono convinto che in quel suo modo di pensare vi è la motivazione del fatto che la maggioranza degli italiani non li vota più.
Poi è arrivata la buona notizia della liberazione della giovane giornalista italiana imprigionata dal regime iraniano, evento preceduto e determinato da un altro fatto inusuale: l’attraversamento dell’oceano atlantico in andata per Miami e in ritorno verso Roma, con sosta negli USA di poche ore, da parte del nostro Presidente del Consiglio dei Ministri, carica oggi ricoperta da una giovane italiana leader di un partito di recente fondazione che si dichiara “conservatore” ma che ha il maggior numero di dirigenti provenienti dal movimento che in Italia ha rappresentato la destra, per molti anni lasciata all’esterno della guida politica. Un successo inaspettato perché figlio di un impegno “forte” dell’Italia in una vicenda resa ancora più delicata dal fatto che si incrociava con il tradizionale diniego degli USA a scendere a patti con chi utilizza rapimenti per ottenere contropartite: “accettarne uno significa provocarne cento”, questa la legge non scritta a cui tutte le amministrazioni statunitensi si sono sempre attenute. Figurarsi Trump che della intransigenza fa il suo riferimento centrale. E dopo pochi giorni questo sarebbe stato il Presidente USA e quindi, se si sarebbe voluto salvare la giovane Sala, si sarebbe rischiata una crisi con gli americani di portata difficilmente valutabile; a mio avviso Craxi, dopo Sigonella, ne ha avuto un esempio sulla sua persona. E allora ecco la necessità percepita di “andare”, 10 ore di volo più altre 10, divise da un intervallo di 5 o 6 per parlarne, parlarne direttamente. Sulla vicenda del volo, era ancora in corso la missione, ricordo cosa ha scritto nel suo blog un rappresentante di punta della politica italiana, già ministro della Repubblica: “alla Meloni occorrerebbe spiegare che ci sono i telefoni, avrebbe risparmiato carburante e inquinamento”. Io voglio rispondergli dicendo che sono convinto che in quel suo modo di pensare vi è la motivazione del fatto che la maggioranza degli italiani non li vota più.
Altro tema “caldo” è la riforma della giustizia con al centro la separazione delle carriere e alcune modifiche sul sistema di formazione del Consiglio Superiore della Magistratura, riforma incardinata alla Camera. Su questa proposta la maggioranza si preannuncia allargata ai parlamentari che fanno capo a Calenda e a Renzi, personalmente ritengo che questa riforma rappresenti una maggioranza ancora maggiore del Paese perché mi rifiuto di credere che gli elettori del PD siano compatti nella difesa dell’attuale assurda regolamentazione di questo ordine giudiziario che è divenuto il più grande “potere” che opera nel nostro tessuto sociale e al quale i magistrati giungono dopo avere superato un concorso ma senza alcuna legittimazione popolare attraverso una votazione, con l’aggravante che nessuna votazione potrà mai sollevarli o cambiarli, cosa che per fortuna avviene per tutti gli altri poteri, tutti soggetti a scadenze e a voti di eventuale conferma. Un potere che si auto amministra anche nella organizzazione delle sue funzioni e che non risponde degli errori o delle inefficienze: un fatto che non esiste in nessun altro paese. Sono curioso di vedere quali colpi di coda la corporazione dei magistrati metterà in campo per interrompere o modificare l’iter di questa riforma.
Ultimo tema caldo è la polemica sul possibile accordo tra le strutture pubbliche italiane e la rete satellitare Starling di Space x controllata da Elon Musk. Sull’argomento galleggiano in queste ore parole gravi, si richiamano preoccupazioni patriottiche sulla difesa degli interessi nazionali e non riesco a trattenere sorrisi ironici nel constatare come i leader dell’attuale opposizione, assieme ad alcuni opinionisti di grandi quotidiani, utilizzino argomenti che dimostrano in maniera incontrovertibile uno di questi due fatti: o non sanno nulla sulla materia di cui parlano, oppure pur conoscendo i fatti cavalcano la vicenda per utilizzarla politicamente, contando sulla ignoranza in materia della stragrande maggioranza degli italiani. Ovviamente non ho dubbi sul fatto che se Elon Musk fosse ancora un supporter di Obama, come lo fu anni fa con forza, queste stesse persone troverebbero importante, anzi essenziale, utilizzare i suoi satelliti, mentre probabilmente troveremmo tra gli esponenti di Fratelli d’Italia e tra gli editorialisti della stampa di destra i difensori di un supposto diverso interesse nazionale.
Detto questo vorrei brevemente entrare nella questione. Le comunicazioni “terrestri” ormai da molti anni sono integrate da quelle provenienti dai satelliti che risolvono molti problemi dovuti sia alla sfericità del nostro pianeta sia alle barriere naturali (montagne, mari ecc). Da almeno 50 anni chi ha fatto anche solo navigazione da diporto ha scoperto il magnifico sistema GPS che ci ha consentito di dimenticare le bussole e i calcoli trigonometrici, guidandoci con precisione sulla rotta da noi scelta. Questi sistemi si basavano e in parte ancora si basano sulla utilizzazione dei satelliti di tipo Geo, quelli stazionari che vengono collocati ad una grande altezza che si aggira attorno ai 36 mila Km. Da alcuni anni sono entrati in funzione altri satelliti, di tipo Leo, che vanno in un orbita molto più vicina, tra i 300 e i 1200 km. Questi sono presto divenuti molto numerosi perché il costo sia di fabbricazione che di lancio risulta molto inferiore. I primi sono rimasti pochi e presentano seri problemi in caso di guasti o di cattivo funzionamento, i secondi sono facilmente sostituibili ed è estremamente più semplice intervenire.
Detto questo entriamo nella mappatura di ciò che si muove attorno a noi e vedremo come la presenza di questi satelliti Leo stia divenendo “fitta” e che addirittura se ne prevedono 25 mila nei prossimi anni, mentre adesso le reti maggiormente organizzate sono quelle americane e cinesi. Se oggi una nazione vuole integrare le proprie comunicazioni civili (quelle militari hanno un’altra corsia) con la comunicazione via satelliti non può che utilizzare quelle esistenti che, comunque, offrono solo un servizio tecnico di trasmissione, mentre i segnali, la crittografia quantistica da utilizzare nelle comunicazioni per difenderne la privacy, gli algoritmi di intelligenza artificiale che si inseriscono per difendersi da ogni intervento esterno, tutto ciò è sempre l’utente che lo sceglie. Le società che hanno i satelliti ti offrono l’autostrada, ma l’auto che ci fai transitare la scegli tu e comunque, in qualunque satellite la appoggi, dovrai sempre tu difenderti e proporti.
Quindi il problema posto è un non problema e, comunque, se si fossero informati (quelli in buonafede, gli entusiasti della posizione aprioristica per motivi politici) avrebbero scoperto che la Comunità Europea ha già varato un piano denominato IRIS 2 che è in attesa del via libera del Parlamento Europeo, con un programma di investimento di 10 miliardi di cui 6 pubblici, proprio per la costituzione di una rete LEO europea.
Purtroppo tra i soggetti privati che dovranno coprire i 4 miliardi non ci sono soggetti italiani essendocene solamente uno francese, uno spagnolo e uno lussemburghese, ma comunque ci sarà l’Italia nel consorzio della parte pubblica. Solo che per vedere il tutto realizzato occorrerà attendere parecchio e in tutti questi anni l’Italia non potrà certamente restare fuori dalla Space Economi rischiando di mettere tutto il Paese fuori mercato. Si potrebbe scegliere la rete cinese, ma questo andrebbe argomentato senza pudore dai nemici di Musk, che rimane certamente reo di avere baciato la Meloni e di non essere più alla corte di Obama. Purtroppo, spero di sbagliarmi ma sono convinto che, se fosse rimasto ancora accanto a Obama, difficilmente lo vedremmo in prima linea dall’attuale Governo per la scelta della sua piattaforma: se Sparta piange ….. Ma questo è.
Comunque l’Italia non può restare fuori dai sistemi tipo Starlink che ti consentono di comunicare con il mondo anche se hai una piccola antenna a batterie e sei sulla cima del monte Bianco o nel centro del Mediterraneo; è ormai certo, infatti, che tra poco questi satelliti saranno utilizzati anche per la telefonia che supererà la fitta e costosa rete di ripetitori che, attualmente, lascia vaste zone buie ( l’I-phone già li utilizza per le emergenze), ma anche per le transazioni con carte di credito le cui reti sono destinate a passare su queste linee; anche la medicina sarà sempre di più video pilotata dai centri di eccellenza.
Ultima notazione: la radiografia della economia italiana ci ha raccontato un 2024 nel quale i risultati economici del Mezzogiorno sono stati per alcuni versi più in crescita di quelli del resto del Paese. Questo risultato si è avuto nonostante l’intero territorio meridionale accusi ritardi paurosi sia infrastrutturali che di servizi. La semplice ragione di tutto ciò risiede nel fatto che i fattori economici ancora liberi e suscettibili di sviluppo e di determinare accelerazione economica risiedono prevalentemente nel meridione (il clima per lo sviluppo delle energie alternative, il turismo per l’accoppiata mare-itinerari culturali e gastronomici, la centralità del sud nel Mediterraneo, utile a farlo divenire il terminale europeo del traffico mondiale delle grandi navi). Per accelerare questo fenomeno, che può essere determinante e parallelo all’interesse dell’intero Paese, occorre che la politica nazionale venga fortemente influenzata da questo nuovo meridionalismo di interesse generale ed emerga un piano straordinario di investimenti indirizzati sia ad aumentare i servizi che a rendere fruibili i vari punti di forza del territorio centro meridionale, a cominciare dai porti, aeroporti, piattaforme commerciali-industriali, viabilità e ferrovie.
Parallelamente nel Mezzogiorno la politica deve trovare unità non negli schieramenti ma, al di là degli schieramenti, nei contenuti; unità attorno ad un progetto di sviluppo e di “bonifica” dei ritardi sociali.
Ogni cittadino può, direi “deve” esserci, e può farlo, se lo vuole, unendosi a chi si sta organizzando con questo obiettivo nel cuore.
*Presidente di Unità Mediterranea
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