IN CALABRIA «È VIETATO AMMALARSI» IL DIRITTO ALLA SALUTE È DI SERIE B

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di GIACINTO NANCI – Bene ha fatto il sig. sindaco di Belcastro a denunciare la drammatica situazione sanitaria del suo comune tramite la provocatoria delibera.

Il sindaco essendo la massima autorità sanitaria comunale ha il diritto-dovere di denunciare le emergenze sanitarie che si creano nel proprio comune e siccome la situazione di Belcastro è la situazione della Calabria tutta invitiamo il sig. Sindaco ad andare avanti in questa battaglia per affrontare la drammatica situazione di tutta la sanità calabrese che è dovuta al suo ultraventennale sottofinanziamento che ha portato alla chiusura di ben 18 ospedali territoriali, diminuzione di posti letto, riduzione di personale sanitario e delle medicina del territorio come appunto la chiusura” anche della guardia medica di Belcastro (e non solo).

Lultraventennale sottofinanziamento della sanità calabrese è dovuto alla cattiva applicazione della legge 662 del 1996. Una prova di ciò è il fatto che la Campania, che si trova nelle stesse condizioni della Calabria, nel 2022 ha fatto ricorso al Tar proprio contro questo ingiusto riparto dei fondi sanitari alle regioni. Significativo è il fatto che il governo dopo questo ricorso ha, seppur lievissimamente, riformato i criteri di riparto dei fondi sanitari alle regioni prevedendo che il Tar darà ragione alla Campania.

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Ma vi è un altro fatto che certifica questo ingiusto riparto dei fondi sanitari alle regioni che è avvenuto nel lontano 2016 quando lallora presidente della Conferenza Stato Regioni (che è lorgano che fa il riparto dei fondi alle regioni) on. Bonaccini annunciò una parzialissima” modifica dei criteri di riparto basato sulla deprivazione”. Ebbene in base a questa parzialissima” modifica alla Calabria nel 2017 sono stati dati 29 milioni in più del 2016 e a tutto il Sud ben 482 milioni in più. Per calcolare le decine di miliardi che sono state sottratte alla sanità del meridione basta moltiplicare almeno per quattro i soldi ricevuti in più dal sud nel 2017 rispetto al 2016 e poi moltiplicare questo dato per gli oltre 20 anni di riparto ingiusto” come da richiesta della Campania al Tar. Ovviamente la modifica fatta da Bonaccini nel 2016 non è stata ne ampliata ne riproposta.

Ma vi è un altro dato che penalizza in modo ancora più drammatico la situazione della sanità calabrese ed è il fatto che in Calabria ci sono molti più malati cronici che non nelle altre regioni e, quindi, avremmo dovuto avere per la nostra sanità non meno ma molti più fondi. La presenza di molti più malati cronici in Calabria è a conoscenza di tutti perché è stata certificato da uno dei commissari al piano di rientro sanitario calabrese ling. Scura che ha firmato il Dca n. 103 nel lontano 30/09/2015, nel quale decreto alla pagina 33 dellallegato N. 1 si leggeva si sottolinea la maggiore presenza di malati cronici in Calabria rispetto al resto dItalia intorno al 10%” e, siccome il decreto è fornito di dettagliate tabelle, si è potuto calcolare 287.000 i malati cronici presenti in più nei circa due milioni di calabrese rispetto ad altri due milioni di altri italiani, che corrispondeva al 14,5% in più. Ma adesso sono ancora di più.

Quindi, dove ci sono più malati sono arrivati molti meno soldi da oltre 20 anni a questa parte ed è per questo che i soldi non potevano bastare per curare i troppi malati e si è fatto il deficit per cui il governo nel lontano Dicembre 2009 ha imposto alla Calabria il piano rientro sanitario e nel 2011 il suo commissariamento. E, questo, è un altro dato che dovrebbe far drizzare i capelli a tutti, perché i commissariamenti e i piani di rientro sono istituti di breve durata ma, se in Calabria dopo una loro durata di oltre 15 anni i Lea invece di migliorare sono peggiorati, anche un bambino capirebbe che il vero motivo della drammatica situazione della sanità calabrese non è “solo” la cattiva gestione (a meno che non ci abbiano mandato tutti commissari incapaci) ma il grave e ultraventennale suo sottofinaziamento. I Lea (Livelli essenziali di assistenza) in Calabria hanno un punteggio di 34, 36 e 64 rispettivamente per la prevenzione, la medicina del territorio, (vedi Guardia medica di Belcastro) e la medicina ospedaliera.

 La sufficienza nel punteggio Lea si ha sopra 60 e loptimum ha punteggio 100. La Calabria ha questi punteggi Lea nonostante che oltre ad avere commissariata la sua sanità regionale dal 2011 ha commissariate dal 2019 anche tutte e 5 le sue Asp e i tre ospedali regionali. Cioè è il governo a gestire tutta la sanità calabrese ad ogni livello non noi calabresi. Forse dovremmo essere noi a commissariare i governi italiani. Ma per la Calabria al danno ci si permette di aggiungere anche la beffa.

Sì, perché noi calabresi paghiamo più tasse degli altri italiani proprio a causa del piano di rientro, un lavoratore con un imponibile di 20000 euro paga oltre 400 euro allanno più di Irpef e un imprenditore con un imponibile di un  milione di euro paga 10000 euro di Irap in più di un imprenditore del Nord e, sempre per il piano di rientro, in passato abbiamo pagato ticket sanitari maggiorati e stiamo pagando allo Stato un prestito a tassi quasi usurai (4,89 contro quello usuraio che è del 6,03%) di 30 milioni allanno di cui 20 per interessi e 10 di capitale dal 2011 al 2040. Della serie il piano di rientro e il commissariamento, oltre ad aver danneggiato la sanità calabrese, danneggiano anche tutta la sua economia.

Per non contare poi gli oltre 200 milioni di euro che ogni anno che la Calabria deve pagare alle regioni del Nord per le cure fuori regione e che vengono sottratti alla pianificazione sanitaria calabrese (comprese sig. sindaco le guardie mediche). E dire che in parlamento è stata depositata il 02/03/2017  una legge (rimasta nei cassetti)  per riordinare il riparto dei fondi sanitari alle regioni dallallora sottosegretario al ministero della Sanità Dalila Nesci. Cosa fare, allora, sig. sindaco?

Intanto Lei (e meglio sarebbe insieme a agli altri sindaci calabresi) dovrebbe chiedere al governatore Occhiuto di andare alla Conferenza Stato Regioni e battere i pugni sul tavolo per avere un finanziamento sanitario basato non sul criterio demografico, come è adesso, ma sul criterio epidemiologico, cioè più soldi dove ci sono più malati come la Calabria; chiedere da subito la chiusura del piano di rientro e il commissariamento  (visto che anche la Corte Costituzionale lo ha dichiarato parzialmente incostituzionale  nel 2021) perché questi istituti impongono che qualsiasi legge che si fa in Calabria sulla sanità deve rispettare prima i requisiti del risparmio di spesa e poi quella della validità sulla sanità infatti i decreti calabresi vanno prima al Ministero dellEconomia e solo poi se non sono dispendiosi” passano al Ministero della salute; chiedere la chiusura del prestito usuraio (visto che anche la Corte dei Conti lo ha censurato nel 2021); fare come la Campania ricorso al Tar per lingiusto criterio di riparto dei fondi sanitari alle regioni; provare insieme alle altre regioni del Sud di fare fronte unito alla Conferenza Stato Regioni per un riparto dei fondi che rispetti i bisogni reali delle popolazioni.

Il tutto perché da quando c’è il piano di rientro laspettativa di vita alla nascita per la prima volta in Calabria invece di aumentare è diminuita e a parità di patologia (spec. tumorale) da noi si muore prima che non nel resto dItalia  Coraggio, sig. sindaco, confidiamo in Lei. (gn)

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[Giacinto Nanci è medico di famiglia in pensione dell’Associazione Medici di Famiglia Mediass ed ex medico ricercatore Health Search LPD]



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