la violenza ad accogliere il ritorno di Mondlane

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10 Gennaio 2025

Articolo di Luca Bussotti

Tempo di lettura 4 minuti

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Ieri mattina, intorno alle 8,15 ore locali, l’aereo proveniente da Doha è atterrato a Maputo, capitale del Mozambico. A bordo c’era Venâncio Mondlane, il candidato presidenziale sostenuto dal partito Podemos, autoproclamatosi vincitore delle contestate elezioni politiche del 9 ottobre scorso. Elezioni che si sono concluse con il rappresentante del Frelimo, partito da sempre al potere, Daniel Chapo, alla massima carica del paese, che verrà assunta ufficialmente il 15 di questo mese.

I motivi del rientro

Mondlane è stato lontano dal Mozambico oltre due mesi. Il politico aveva lasciato il paese a causa delle minacce che aveva ricevuto nel turbolento periodo immediatamente post-elettorale e dopo l’uccisione di due suoi stretti collaboratori, Paulo Guambe e Elvino Dias.

Il leader dell’opposizione è stato chiaro rispetto alle ragioni del rientro: in primo luogo, avviare prima dell’insediamento ufficiale di Chapo alla presidenza della repubblica delle trattative serie per una risoluzione politica della crisi. Mediazioni che sarebbero in realtà iniziate ma che che non l’hanno mai visto coinvolto, nonostante le richieste di prendere parte da remoto a incontri negoziali.

Il presidente della repubblica uscente e presidente del partito Frelimo, Filipe Nyusi, ha infatti declinato, in un primo tempo, qualsiasi proposta di incontro online da svolgersi con Mondlane; poi, nell’unico contatto diretto a distanza avuto fra i due, i risultati, ancorché non pubblici, sembrano siano stati nulli, a quanto dichiarato dallo stesso Mondlane.

La strada per una trattativa-lampo prima del 15 gennaio sembra, quindi, in salita, o addirittura impossibile, visto che il Frelimo intende prima assumere la presidenza della repubblica e poi, eventualmente, trattare con le opposizioni. O quanto meno interloquire su temi che non mettano a repentaglio la possibilità dell’investitura di Chapo. Lo si è visto all’incontro con i dirigenti dei partiti di opposizione che il capo di stato ha convocato ieri, non a caso in concomitanza con l’arrivo di Mondlane. 

Dalla riunione è emersa la volontà di trattare per riforme relative alla legge elettorale, il miglioramento della decentralizzazione e per riforme che potrebbero portar a una revisione della Costituzione. Seppur rilevanti, i temi non toccano la questione della “verità elettorale” che è al cuore delle richieste di Mondlane, oltre a essere stata l’innesco di quasi tre mesi di proteste di piazza.   

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Il secondo motivo del rientro di Mondlane ha a che vedere coi suoi rapporti con Podemos, il partito che lo ha sostenuto nella candidatura presidenziale, ma di cui Mondlane non è membro. Nelle ultime ore vi sono state prese di posizione contrastanti fra Mondlane e Podemos, in particolare il suo leader, Alberto Forquilha. Motivo del contendere: entrare o no in parlamento, visto che nessun partito delle opposizioni ha riconosciuto la legittimità dell’elezione di Chapo alla presidenza.

Secondo Forquilha, Podemos deve entrare (ed entrerà) in parlamento, il 13 gennaio prossimo, al fine di avanzare proposte di riforma che, standone fuori, non sarebbe in grado di compiere. Mondlane, viceversa, anche per bocca di uno dei suoi principali assessori, Dinis Tivane, ha ribadito che entrare in un parlamento illegittimo sarebbe come tradire il voto popolare del 9 ottobre scorso. Chiarire il rapporto con Podemos è quindi urgente per Mondlane.

Infine, anche gli elementi simbolici hanno avuto un loro peso: anzitutto, Mondlane ha dichiarato, in aeroporto, che non sarebbe giusto che i suoi sostenitori continuino a morire per la causa della liberazione del paese, mentre il loro leader se ne sta fuori dai confini nazionali, al sicuro. Inoltre, l’accoglienza che gli è stata tributata dal “suo popol”o è stata anch’essa altamente significativa: in migliaia lo hanno scortato dai dintorni dell’aeroporto fino in centro.

Dopo aver giurato sulla Costituzione e sulla Bibbia, ed essere stato idealmente incoronato con un omaggio floreale, Mondlane si è intrattenuto con una gigantesca folla che lo stava aspettando in trepida attesa, identificandosi in pieno con questo giovane ma già esperto politico mozambicano.

Repressione e morti

La festa, però, è stata rovinata da un ennesimo, incomprensibile atteggiamento della polizia mozambicana, che ha iniziato a sparare contro alcuni dei sostenitori di Mondlane, uccidendone almeno tre, che vanno aggiunti alle circa 300 persone cadute nei giorni scorsi con le stesse modalità.

Il messaggio di queste azioni violente, che vanno ben oltre il contenimento di manifestazioni da parte delle opposizioni all’attuale regime ha un solo significato: diffondere il terrore fra i manifestanti, sperando che il paese ritorni a essere quello che era prima della doppia tornata elettorale 2023 (elezioni comunali)-2024 (elezioni presidenziali, parlamentari e provinciali).

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Un’aspettativa vana, anacronistica, che potrà risultare, nel breve termine, in ulteriori scontri e in un paese in piena emergenza politica, sociale e in termini di ordine pubblico.

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