Servizio cristiano: «Visione Riesi» – Riforma.it

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Quale Riesi vogliamo avere in futuro? Che cosa vogliamo cambiare? Da queste domande parte il progetto «Visione Riesi» il cui intento, come dice il nome e come ci spiega il direttore del Servizio cristiano (Sc) Wojciech Nedzewicz, è guardare avanti, al futuro.

Riesi non è solo una struttura, ma un paese e le persone che lo animano. E da qui bisogna partire. Innanzitutto, è stato condotto uno studio preparatorio sulla situazione socio-economica, a cura di Noemi De Cecco. Il 21 ottobre è partito il progetto, che prevede tre gruppi target: disabili, donne, neolaureati. Nella fase attuale sono coinvolte 11 famiglie di ragazzi disabili, per gli altri due gruppi si è ancora nella fase di analisi e studio.

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Rispetto al primo gruppo target, spiega il direttore, «la domanda che ci poniamo è: che cosa succede quando i ragazzi e le ragazze finiscono la scuola? Qual è il loro progetto di vita? Purtroppo qui non ci sono molti servizi… La nostra idea è di offrire un percorso abilitativo focalizzato su quel- lo che sono in grado di fare, un percorso formativo adatto a ciascuno. In questo momento stiamo incontrando le loro famiglie per valutare in quali campi operare al Servizio cristiano, attuando i tirocini in base ai loro bisogni e competenze. Il primo che abbiamo attivato riguarda la cucina. Dopo i tirocini, il nostro obiettivo è dare la possibilità di avere un contratto, ma occorre talvolta superare l’opposizione delle famiglie, perché chi ha un lavoro, anche per poche ore, perde i sussidi dallo Stato…».

 

Per quanto riguarda il secondo gruppo, le donne, va ricordato che ci troviamo in un paese piccolo (circa 10.500 abitanti) del sud Italia, in cui l’occupazione femminile è bassa, spiega il direttore: «Questo problema è legato certo alla crisi del mercato del lavoro, ma anche alla mentalità, al progetto di vita: la maggioranza delle giovani donne non frequenta l’Università, finite le superiori si sposa e mette su famiglia». Il problema è che se rimangono sole, per vari motivi, si ritrovano senza una formazione né un lavoro. Ci sono poi alcune questioni serie, la violenza domestica (ancora un tabù) e i suicidi: la pressione sociale, di fatto, impedisce di uscire da una relazione tossica. Anche i servizi sociali sono molto ridotti, c’è un assistente sociale su tre Comuni, con le mani legate e senza fondi…

 

L’obiettivo del progetto, spiega quindi il direttore, è dare a queste donne uno strumento professionale, anche per la loro realizzazione personale e professionale: «È importante che facciano qualcosa per sé, innanzitutto come persone».

E continua: «La nostra azione si rivolge alla formazione e all’assistenza per trovare una nuova strada personale e professionale. Abbiamo fatto un accordo con un’associazione di Londra (www. chayn.co) che opera in tutto il mondo, proprio nel campo dell’uscita dalla violenza, con un sistema interessante, via Internet e il telefonino. Viene assicurato un contatto anonimo, in modo che nessuno (nella fattispecie il marito) possa rintracciare i contatti che la donna ha con questa associazione. Dopo la prima fase, l’associazione si accorda con il partner locale (in questo caso il Sc) per procedere con l’assistenza in base ai suoi bisogni, anche in termini di terapia specifica rispetto alla violenza subita (su questo il Sc si sta attrezzando), oltre che di formazione professionale».

 

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Quest’ultimo aspetto si intreccia con il terzo gruppo target, «che chiamiamo “incubatore”, rivolto ai neolaureati: tramite una rete di imprenditoria locale e regionale offriamo la possibilità di stage (pagati da fondi pubblici) che possono tradursi in contratti di lavoro. Come Servizio cristiano assistiamo queste persone, in base al loro percorso di laurea e alle materie di competenza. La rete già esiste, anche in collaborazione con l’Università di Catania, e mettiamo a disposizione la nostra struttura, che include set- tori diversi: ristorazione e ricettività, educazione, comunicazione, agricoltura sociale…».

 

«Visione Riesi» è finanziato per i prossimi due anni dall’Otto per mille della Chiesa valdese all’interno del bando «Stai» (Sviluppo territoriale aree interne, bando tematico avviato nel 2023 all’interno del Fondo straordinario per l’emergenza Covid-19), ma il lavoro sarà lungo e proseguirà anche con finanziamenti regionali, statali ed europei. L’obiettivo, conclude Nedzewicz, è creare un cambiamento a livello locale, e per fare questo ci vuole tempo…

Gli fa eco Marta Cosentino, responsabile della comunicazione del Servizio cristiano: «Diamo una possibilità lavorativa, ma la cosa per noi più importante è dare fiducia a queste persone, che spesso sono bloccate: aiutarle anche a superare certe paure date dal contesto in cui viviamo».



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