tutti gli aumenti delle pensioni

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  • Nel 2025 si applicano aumenti lievi sulle pensioni, legati alla rivalutazione dei prezzi al consumo, ma non ci sarà una vera e propria riforma del sistema pensionistico.
  • In base alle rivalutazioni Istat e alle decisioni prese dal governo per quest’anno, la pensione minima arriverà a 616,67 euro mensili.
  • Sono confermate dalla manovra 2025 Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna, oltre ad un meccanismo premiale per chi, pur potendo accedere alla pensione, continua a lavorare.

Sulle pensioni non ci sarà alcuna riforma decisiva, con la Legge di Bilancio 2025. Nonostante questo, qualcosa cambia: anche quest’anno viene messa in campo una rivalutazione degli importi delle pensioni sulla base dell’inflazione. L’Istat ha confermato una rivalutazione per il 2025 al ribasso, che porta ad un incremento degli assegni dello 0,8%.

Si prospettano quindi aumenti contenuti rispetto a quelli visti nel 2024, soprattutto perché l’andamento economico generale attualmente è più favorevole.

Alcune misure specifiche di pensionamento sono confermate anche per il 2025, come Quota 103, l’Ape sociale e Opzione donna, garantendo l’anticipo pensionistico per determinate categorie di lavoratori. Confermati anche gli incentivi per chi decide di continuare a lavorare pur avendo diritto alla pensione.

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Manovra 2025: gli aumenti per le pensioni

Nel 2025 ci saranno degli aumenti sulle pensioni, in base alla rivalutazione annuale portata avanti dall’Istat in riferimento al tasso di inflazione, ma molto ridotti. Questo indice è progressivamente sceso nel corso del 2024 e per il 2025 è confermato all’ 1,6%.

Nella pratica il trattamento minimo ammonterebbe a 598,61 euro, ma la manovra propone una rivalutazione aggiuntiva del 2,2% con incremento a 616,67 euro

Gli incrementi sulle pensioni minime saranno quindi molto contenuti, a differenza di quanto è accaduto negli ultimi anni. La manovra però introduce allo stesso tempo anche una maggiorazione specifica dell’aliquota contributiva a carico dei lavoratori, per cui è possibile incrementare la quota versata fino al 2%.

Inoltre i contributi pagati dal lavoratore potranno essere dedotti dal dal reddito complessivo per il 50% dell’intera somma versata. Un’altra novità riguarda la soglia massima di anticipo dell’età di pensionamento rispetto al requisito ordinario, che per le lavoratrici con 4 o più figli arriva a 16 mesi.

L’impatto degli aumenti sulle pensioni

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In base alle rivalutazioni Istat, verranno incrementate nel totale del tasso di rivalutazione quelle pensioni che non superano 4 volte il trattamento minimo, ovvero inferiori a 2.394,44 euro lordi.

La rivalutazione proseguirà al 90% per tutte le pensioni che non superano 5 volte il trattamento minimo, ovvero rientrano nel limite di 2.993,05 euro lordi. Infine la rivalutazione al 75% verrà applicata sugli importi che superano questa cifra.

Manovra 2025: gli interventi confermati per le pensioni

La Legge di Bilancio 2025 va a confermare anche diverse misure di prepensionamento o accesso a determinate indennità rivolte a categorie più svantaggiate di lavoratori. Vi rientrano quindi l’Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 103.

L’Ape Sociale sarà riproposta per tutti i lavoratori che svolgono attività di tipo usurante, secondo le tabelle rinnovate recentemente. Questo anticipo pensionistico è raggiungibile con 63 anni e cinque mesi di età, anche da soggetti disoccupati, caregivers e persone che hanno un’invalidità almeno al 74%. Per accedervi è inoltre confermato il requisito del versamento di contributi per almeno 30 anni.

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Alla misura vengono destinati 114 milioni di euro per l’anno 2025 e ulteriori fondi per le annualità successive fino al 2030. La manovra 2025 precisa anche che questa opzione non è cumulabile da redditi di lavoro, con la sola eccezione di quelli da lavoro occasionale con 5.000 euro di limite massimo.

Opzione Donna invece permette l’accesso alla pensione a 61 anni, con limite abbassato a 60 per chi ha un figlio e 59 per chi ne ha due o più, per coloro che hanno versato contributi per almeno 35 anni. Questa misura, seppur molto contestata, è riproposta nel 2025 per tutte le lavoratrici donne che rispettano i requisiti di accesso.

L’ultima opzione di prepensionamento prorogata è Quota 103: l’accesso in questo caso è garantito a chi ha almeno 62 anni di età e ha versato 41 anni di contributi. Introdotta in modo sperimentale nel 2023 e riconfermata per il 2024, questa soluzione presente anche nel 2025.

Questo tipo di misura però può essere accessibile solamente tramite un ricalcolo contributivo, per cui gli importi potranno essere molto svantaggiosi per chi ha iniziato a lavorare prima del 1995, che invece utilizzava un sistema di conteggio misto.

Non ci sarà una Quota 41 per tutti, come invece era stato proposto da alcune parti di governo: questa ipotesi prevedeva l’accesso alla pensione dopo aver versato 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età. Per il momento la proposta è stata scartata.

Confermato per il 2025 il Bonus Maroni

Una conferma della manovra 2025 riguarda la presenza di misure specifiche per favorire la permanenza al lavoro nel momento in cui sono raggiunti i requisiti di età per accedere alla pensione.

Si parla del così detto Bonus Maroni, che incentiva coloro che hanno raggiunto l’età per la pensione a proseguire con il proprio impiego. I contribuenti che accettano questa opzione potranno percepire in busta paga un aumento del 9,19%, che corrisponde alla quota di contributi normalmente versata dal lavoratore all’INPS.

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Sono coinvolti coloro che potranno accedere alla pensione in anticipo con 62 anni di età e 41 anni di contributi versati, ma decidono di proseguire con il lavoro. Questo bonus non sarà accessibile solamente tramite Quota 103, ma anche con la pensione anticipata di diversa tipologia.



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