di Mara Gergolet
L’ascesa della leader dell’AfD tra famiglia e ideologia: economista che ha lavorato a Goldman Sachs e ha vissuto in Cina
DALLA NOSTRA INVIATA
RIESA Alice Weidel ha dato all’AfD quello che le mancava: un volto e una figura capace di presentarsi come una leader moderna, popolare su TikTok. E qui però cominciano le domande: a cosa si deve esattamente questo fascino che Weidel esercita sull’estrema destra e non solo, tanto da essere ormai proprio sotto il podio dei politici tedeschi più popolari? E soprattutto, come fa a essere un’eroina del partito ultranazionalista, ad averne conquistato i vertici una donna lesbica, che ha due figlie con la compagna srilankese e che, per giunta, risiede in Svizzera? Una donna che rompe sia il tabù della famiglia tradizionale sia quello dei migranti?
In parte, la presa di Alice Weidel — che ha una divisa: tailleur blu, camicia o girocollo bianco, giro di perle — dipende tanto dalla sua riconoscibilità quanto dalla sua imperscrutabilità. Sulla propria vita Weidel, 45 anni, ha messo il velo della privacy. Una volta ha detto che «quella porta deve restare chiusa, sennò può entrare di tutto».
In più, dal mondo molto riparato, se non segreto, del suo partito, che ostenta un atteggiamento ostile verso la stampa, escono pochi spifferi. Qualcosa però, con il passare degli anni, è emerso. Chi la sostiene dice che in privato ha senso dell’umorismo, che è «rigorosa», determinata, focalizzata. Per i detrattori, bisogna affidarsi a una rara inchiesta dell’agenzia Dpa con fonti di prima mano, ma rigorosamente anonime. All’interno del partito, la chiamerebbero «la principessa di ghiaccio» (Eisprinzessin).
Chi non la sopporta la definisce «arrogante» e perfino incompetente. Altri hanno detto che è «egocentrica», che «pensa solo a primeggiare» e che è «un’opportunista della peggior specie». Tuttavia, questi sono gli avversari interni, e l’AfD è una chiesa dalle tante anime, che in parte si detestano.
Quanto al curriculum ufficiale, è un’economista, ha lavorato pochi anni a Goldman Sachs senza scalare le posizioni, ha vissuto in Cina con una borsa di studio come consulente e ha conseguito un dottorato sul sistema pensionistico cinese. Ama esibire un accento del Nordreno-Vestfalia, molto occidentale, e dice Wiatschaft (Wirtschaft, economia) con una «r» vocalizzata, laddove in Prussia e nell’Est può essere ben più dura.
Si è avvicinata al partito dalla sua fondazione, nel 2013, quando l’AfD era quella dei «professori», perché era contraria al salvataggio dell’euro e delusa dal fatto che Berlino, alla fine, avesse aperto ai Paesi del Sud, compresa l’Italia. È quindi fiscalmente ultraconservatrice e liberista, espressione di quell’ala del partito che poi è quasi sparita. Ma oggi, proprio in queste sue posizioni potrebbe esserci un legame con Elon Musk: un liberismo spinto, quasi alla Milei, che vuole ridurre lo Stato e i sussidi, laddove l’AfD è però votata — più di tutti gli altri partiti tedeschi — proprio dal ceto più povero e meno istruito. Ma di questo nell’Afd oggi si parla pochissimo.
L’altra spinta ideologica è quella fortemente nazionalista e di revisionismo storico sul nazismo. Non è sulle posizioni di Höcke, però si è rifiutata di pronunciare il nome della città d’origine della sua famiglia in polacco. Il nonno, alto gerarca nazista fuggito dalla Prussia orientale, è riuscito con sotterfugi a evitare i processi del dopoguerra. Come per altri leader dell’AfD, la ferita della cacciata dall’Est — e la militanza nel partito nazionalsocialista (Nsdap) — fa parte della storia familiare.
Sul nazismo è prudente, ma le ultime uscite sembrano indicare un cambio di strategia: «Hitler era comunista», ha detto a Musk, e ieri ha definito i manifestanti «nazisti dipinti di rosso». Uno stravolgimento programmatico (ricorda quello di Putin, che dà agli ucraini dei nazisti), che sembra troppo insistito per essere casuale. Ieri, adottando la «remigrazione», ha abbracciato l’ideologia identitaria: ha quindi virato a destra e non al centro, in un partito che per Marine Le Pen era già troppo radicale. Non ha nessuna chance di diventare cancelliera questa volta, ma Alice Weidel guarda a un orizzonte più lontano.
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