La notizia è passata sotto traccia, quasi nel totale silenzio degli organi di informazione. Il boss della Yakuza giapponese, Takeshi Ebisawa, intervenendo davanti al tribunale di Manhattan, New York, si è dichiarato colpevole per sei capi d’imputazione tra cui il traffico di materiale nucleare.
Arrestato nel 2022 è accusato di avere contrabbandato materiale fissile dal Myanmar verso l’Iran oltre a ingenti quantitativi di metanfetamine e altri stupefacenti verso gli Usa e altri Paesi in cambio di armamenti pesanti, come missili terra-aria, necessari alla giunta militare birmana.
Secondo quanto dichiarato da Anne Milgram, direttrice della Drug Enforcement Administration (Dea), l’agenzia antidroga statunitense, le indagini hanno permesso di svelare una “profondità scioccante del crimine organizzato internazionale: dal traffico di materiali nucleari al commercio di narcotici, sino alla fornitura di armi a insorti violenti”.
Infatti, di fronte al giudice, Takeshi Ebisawa ha ammesso di aver cospirato con una rete criminale globale con affiliati provenienti da Paesi come Thailandia, Sri Lanka e Stati Uniti per trafficare proprio in droga ed armi.
Che le mafie siano coinvolte nel traffico illegale di armi è un fatto noto e le opportunità offerte dalle costanti guerre, da ultima quelle in Ucraina e in Medio Oriente, sono molteplici.
Anne Milgram © Ryan Lash/Flickr
In più occasioni il Procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri aveva lanciato l’allarme sulla mancanza di tracciamento delle armi che i Paesi Nato stanno dando all’Ucraina. “Nel mercato nero – spiegava – possono finire armi capaci di far saltare in aria un carro armato, e vanno al miglior acquirente, anche terroristi”.
Nel gennaio 2024 il New York Times ha dato notizia di un allarmante rapporto dell’ispettore generale del Pentagono il quale aveva confermato che si era persa traccia di circa il 60% delle armi più sofisticate e a più alta tecnologia inviate dagli Stati Uniti all’Ucraina per un valore di diversi miliardi di dollari. In particolare si faceva riferimento a basi di lancio per missili a breve gittata, missili a spalla terra-aria Stinger, missili terra-terra Javelin (anche questi a spalla), visori notturni, proiettili di artiglieria, droni kamikaze e così via. Secondo il rapporto si tratterebbe di ben 2.500 Stinger, 10.000 Javelin, 23.000 visori notturni e 750 droni.
Che fine hanno fatto?
La domanda è più che legittima. Ed è plausibile che alcuni di questi armamenti, anche tramite il dark web, siano finiti nelle mani delle organizzazioni criminali.
Nell’ultimo anno, in Sicilia tra Enna, Agrigento e Catania, più volte sono stati rinvenuti arsenali a disposizione delle famiglie mafiose. Sono state sequestrate, pistole, revolver di vario calibro, mitragliatrici calibro 9, mitragliatrici Uzi, mitragliatrici Skorpion, bombe a mano, fucili mitragliatori d’assalto Ak-47, anche noto come kalashnikov, svariate munizioni e così via.
Stavolta mancava il bazooka, ma anche quello, come raccontato da vari collaboratori di giustizia, era in dotazione delle famiglie mafiose.
Nicola Gratteri © Imagoeconomica
Ugualmente alto è poi l’interesse per i rifiuti radioattivi. Si pensi all’affare delle navi dei veleni, o dei rifiuti nascosti nel nostro Paese o esportati all’estero.
Adesso c’è anche la nuova frontiera nucleare.
Un fatto inquietante che potenzialmente potrebbe riguardare tutte le criminalità organizzate e non solo la mafia giapponese.
E’ emerso più volte nel corso degli anni.
Complesse indagini sul contrabbando nucleare gestito dalla mafia furono condotte in Italia e in Svizzera fin dal 1992. Nel 1994, a Monaco e a Praga, furono accertati casi di contrabbando di materiale fissile idoneo trafugato in depositi russi.
Nella relazione annuale del 1993 della Commissione Parlamentare antimafia, allora presieduta da Luciano Violante, si faceva riferimento proprio alla Russia, come luogo dove “tutto, o quasi, è in vendita”. Un elemento che si aggiungeva ad alcune intercettazioni che riguardavano Nitto Santapaola (in grafica) che ordinava ai suoi sodali di acquistare ogni cosa. E poi ancora c’erano i contatti tra le famiglie catanesi e la mafia russa, anche per l’acquisto di armi atomiche, di cui avevano parlato alcuni pentiti.
Nel marzo 1998, nell’ambito dell’operazione Gemma, venne scoperto un traffico di barre di uranio tra Catania e Roma importate dallo Zaire.
Sebastiano Ardita © Davide de Bari
Sul punto fu sentito in Commissione parlamentare antimafia l’allora sostituto procuratore di Catania Sebastiano Ardita (oggi procuratore aggiunto) il quale racconto ciò che gli organi giudiziari appresero da un collaboratore di giustizia, Gaetano Fiamingo, vicino alle famiglie mafiose catanesi ovvero della facoltà, da parte della mafia, di “acquistare dei missili nucleari”.
“Questa persona – raccontava Ardita in Commissione –, in un primo momento ci dice che vi è la possibilità di occuparci di un traffico di missili nucleari, cioè armi nucleari provenienti probabilmente – secondo lui – dai paesi dell’ex Patto di Varsavia”. Da questi primi elementi furono aperte delle indagini, vennero fatte intercettazioni telefoniche e successivamente vi fu anche un blitz in cui venne sequestrata una barra contenente materiale radioattivo. Da successivi accertamenti emerse che la barra era stata costruita dalla ditta General Atomics, con sede in San Diego in California; quindi era stata venduta nel novembre 1971 all’ex Zaire.
La caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell’Urss hanno solo temporaneamente ridotto le tensioni internazionali vigenti con la guerra fredda. Dalla guerra in Medio Oriente alla guerra in Bosnia. Con il passare degli anni i teatri di guerra si sono allargati nel Mondo a più riprese fino a giungere ai giorni nostri.
La possibile ingerenza delle organizzazioni criminali porta il tutto ad un altro livello di rischio.
Non c’è più solo la follia dei potenti del Mondo che continuano ad alimentare la guerra, dando vita ad una nuova corsa agli armamenti, avvicinandoci sempre più ad un nuovo olocausto nucleare. Oggi possiamo ritenere che mafie, criminalità organizzate o terroristiche possano scendere in campo per ottenere l’arma atomica. E se lo ritenessero opportuno la potrebbero anche usare. Non è una fantasia. La rivelazione del boss della Yakuza ha trasformato tutto questo in una possibilità alquanto concreta.
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