Milano deve tornare a essere la città delle opportunità diffuse. Partendo dalla grande emergenza: il sempre peggiore rapporto tra stipendi e costo della vita. Bisogna invertire la tendenza e gli strumenti per farlo ci sono. Nel 2024 chi poteva e doveva intervenire ha svicolato, accampato scuse e benaltrismi, in qualche caso si è lanciato in sgangherate riflessioni di filosofia economica (evocando persino, rigorosamente a sproposito, le “gabbie salariali”).
Nel 2025 bisogna intervenire sul lavoro povero, che non è solo una larga macchia sulla coscienza di una città storicamente includente, ma anche un’ipoteca sul futuro. Sembra paradossale dover affrontare una questione sociale che ha assunto contorni drammatici, nonostante 13 anni di amministrazione di centro-sinistra. Viene in mente una definizione cara a Mario Artali, di cui ricorre il secondo anniversario della scomparsa: “i comunisti sono Stalin e padrone”. Parafrasando, i post-comunisti “woke e affari” (e del resto: nella storia che si ripete la prima volta è tragedia, la seconda è farsa).
La ragione non è da cercare in scelte sbagliate, ma nella mancanza di scelte, di riforme (ma non di riformisti soi-disant), di politica e di visione della città. Serve un cambio di rotta, affrontare finalmente con decisione i problemi. Le occasioni per farlo, in questo 2025, non mancano: a partire dal centesimo anniversario di Anna Kuliscioff (segnalo la bella mostra in corso a Palazzo Moriggia).
Tomaso Greco, attivista fondatore Movimento Adesso!
Sicurezza e mobilità: visione d’insieme e investimenti strategici
Milano deve continuare ad essere la città più innovativa, europea e ‘rampante’ d’Italia. Tuttavia, come Azione riteniamo si possa fare di più e meglio su due questioni che toccano tutte le fasce della popolazione meneghina, i city users e i turisti: sicurezza e mobilità. La sicurezza non è solo legge e ordine, o combattere la microcriminalità, ma creare un ambiente in cui ogni cittadino si senta protetto, rispettato e integrato. Questo significa certo investire in una maggiore presenza di forze dell’ordine (i vigili di prossimità sono un giusto passo) ma senza scadere in provvedimenti dissuasivi inefficaci e illiberali come le Zone Rosse.
Significa anche potenziare il monitoraggio da remoto mettendo in rete i sistemi di videosorveglianza pubblici e privati, ora possibile grazie al nuovo regolamento comunale. Ma non solo, la sicurezza passa anche dalla rigenerazione urbana: riqualificazione delle case popolari fatiscenti, miglioramento dell’illuminazione pubblica e sulla creazione di spazi di aggregazione per i più giovani.
Sul fronte della mobilità, si può ambire a meno traffico veicolare, riducendo quindi la presenza fastidiosissima di auto in sosta vietata e puntano a migliorare la qualità dell’aria, solo se si offre un sistema di trasporti pubblici efficiente e capillare. Benché all’amministrazione vada riconosciuto di aver potenziato le linee metropolitane, va rapidamente fatto qualcosa per invertire il trend di riduzione della frequenza delle corse ATM. Serve anche più coraggio sul fronte taxi, aumentando le licenze e l’offerta in città. Quando poi smetteremo di pensare alla Metro come allo ‘sposta-poveri’ faremo sicuramente passi avanti…
Giulia Pastorella, parlamentare e consigliera comunale di Azione
Idee e iniziative fuori dai confini della città
Milano è una realtà dinamica, proiettata in Europa, che ha costruito il proprio successo su operosità, ingegno, innovazione, integrazione e solidarietà. Negli ultimi 25 anni, questa città ha vissuto un ulteriore sviluppo e una crescita significativa in alcuni settori. Tuttavia, il tema dell’integrazione tra capoluogo e hinterland, composto da oltre 130 comuni dove vive circa due terzi della popolazione, non è più eludibile.
Confrontandosi con le altre grandi realtà internazionali, è evidente che la strategia vincente sia quella dell’integrazione, mentre la frammentazione si rivela spesso perdente. Ma la riforma che ha semplicemente cambiato nome da Provincia a Città Metropolitana, e poi dotato Milano di nove Municipi privi di mezzi e poteri adeguati, necessita di un profondo ripensamento e una vera attuazione. Le due diverse velocità a cui corrono Milano e il resto del territorio accentuano ogni giorno di più un divario evidente in termini di servizi e investimenti a svantaggio dell’hinterland. Tuttavia, anche i cittadini del capoluogo iniziano a percepire quanto ciò sia controproducente per loro stessi.
Un esempio emblematico è rappresentato da un mercato immobiliare così disomogeneo, che costringe molte giovani coppie ad abbandonare la città per alternative che spesso risultano penalizzanti in termini di servizi e mobilità. È necessario riprendere una strada coraggiosamente già intrapresa, che ha portato ad esempio la Fiera fuori dai confini urbani. L’obiettivo non è cancellare le identità e le esperienze degli oltre 130 comuni, spesso piccoli o piccolissimi, ma valorizzarle in una visione unitaria. Se la Grande Milano vuole continuare a competere, innovare, attrarre investimenti e offrire opportunità, il suo futuro passa dalla capacità di integrare il suo territorio sotto il profilo istituzionale, politico, economico e sociale.
Camillo de Milato, presidente dell’Osservatorio Metropolitano di Milano
Immigrati di seconda generazione, integrare senza buonismo
Gli episodi di violenza che hanno recentemente scosso Milano hanno portato alla luce un problema strutturale della città: la mancata integrazione dei giovani immigrati di seconda generazione. Questi ragazzi, nati o cresciuti in Italia da genitori immigrati, si trovano spesso in un limbo identitario, sospesi tra la cultura d’origine e quella italiana, rischiando di non sentirsi veramente parte di nessuna delle due o, peggio, rifiutano i valori fondamentali della società che li ha accolti, creando zone di illegalità e degrado in diversi quartieri della città.
Se è vero che la sola repressione non basta, è altrettanto evidente che l’eccessiva tolleranza e il buonismo degli ultimi anni hanno prodotto risultati disastrosi. L’integrazione rappresenta dunque una necessità sociale ed economica per Milano: questi giovani potrebbero essere parte integrante del futuro della città e la loro marginalizzazione comporta costi sociali elevati, oltre a rappresentare uno spreco di potenziale umano e professionale. La chiave di volta risiede in un approccio multilivello che parte dall’istruzione. Potenziare la formazione professionale, creando percorsi formativi che offrano concrete prospettive lavorative, rappresenta il primo passo.
Parallelamente, è fondamentale investire nelle attività extrascolastiche pomeridiane, creando spazi di aggregazione positiva dove i giovani possano sviluppare competenze e relazioni costruttive. È essenziale coinvolgere attivamente le comunità di origine, creando ponti tra culture e generazioni. Le associazioni culturali e sportive, le scuole e gli oratori devono lavorare in rete, coordinando gli interventi per massimizzarne l’efficacia. Milano non può permettersi di sacrificare la sicurezza e la qualità della vita dei suoi cittadini sull’altare di un multiculturalismo mal interpretato e gestito.
Cristina Rossello, Parlamentare e coordinatrice Forza Italia Milano
Politiche abitative e contratti regolari per rilanciare la città
Il primo problema da affrontare riguarda il costo della vita, che a Milano è alle stelle. Il livello medio degli stipendi, seppure più alto rispetto ad altre zone d’Italia, non permette di vivere in città anche a chi ha un contratto di lavoro stabile. Non a caso l’ATM, l’azienda del trasporto pubblico, fatica a reclutare nuovo personale e a trattenere quello in organico. Ma la questione riguarda anche altri settori come la scuola, la sanità, i servizi, il commercio, il turismo. L’ostacolo principale è la casa: se di acquistare un’abitazione non se ne parla nemmeno, risulta difficile anche trovare una sistemazione in affitto.
A fine gennaio faremo un convegno in Cisl in cui lanceremo una proposta-provocazione su come recuperare le migliaia di alloggi pubblici oggi vuoti da destinare ai lavoratori. Allargando il campo, vorremmo proporre alle associazioni imprenditoriali un accordo sul welfare territoriale, con l’obiettivo di rafforzare la dotazione economica e gli spazi di intervento della Fondazione Welfare Ambrosiano, costituita da Cgil, Cisl, Uil, Camera di commercio, Città metropolitana e Comune di Milano, che già oggi opera per aiutare le persone e le famiglie in difficoltà temporanea e sviluppare l’autoimprenditorialità. Un’altra priorità per il 2025 riguarda la sicurezza e la legalità del lavoro, due questioni spesso legate fra loro. Anche nel milanese si registrano incidenti e infortuni sul lavoro e ci sono problemi di caporalato, di regolarità nei rapporti contrattuali e di lavoro povero, sottopagato e di bassa qualità. L’attenzione del sindacato è alta, ma serve l’impegno di tutti i soggetti coinvolti.
Giovanni Abimelech, segretario generale CISL Milano
La città trovi una sua direzione per rispondere ai nuovi problemi
“Ogni soluzione a un problema non è che il biglietto di ingresso per una nuova serie di difficoltà”. Questa citazione di Henry Kissinger descrive bene la situazione in cui si trova Milano. La citta sta emergendo da questi anni che sono stati la sua Belle Epoque (come l’ha definita lo scrittore Giacomo Papi) con tante opportunità sempre aperte ma anche nuove esigenze e problemi connessi lo straordinario sviluppo di questi anni.
Il carovita, il caro casa, le crescenti richieste di sicurezza sono l’altra faccia della medaglia del successo di Milano di questi ultimi anni. Sono anche problemi che stanno lacerando la città e che ne mettono in discussione la promessa fondamentale, che è quella di dare opportunità, solidarietà e emancipazione a chi la abita e la anima. Per questo, è fondamentale che nel 2025 Milano ritrovi una unità di intenti e un senso di direzione. I problemi connessi allo sviluppo di Milano si possono affrontare, con un ritrovato senso di appartenenza e di riconoscersi cittadini dello stesso luogo prima ancora che con politiche.
Lia Quartapelle, Parlamentare PD
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