la grande fuga
Il settore pubblico chiama ed è iniziato l’esodo dalle Ipab. Il direttore della Pia Opera Ciccarelli lancia l’allarme: «Parecchi i casi»
Un infermiere in una casa di riposo
Un infermiere in una casa di riposo
«Una nostra infermiera ha dato le dimissioni questa settimana, ma se guardo agli ultimi mesi i casi analoghi sono parecchi». Stefano Cacciatori è il direttore della Fondazione Pia Opera Ciccarelli che nella provincia conta sette Rsa. Le sue parole confermano un allarme più volte emerso nel Veronese: il Pubblico chiama e dalle Ipab e dal privato convenzionato, è iniziato l’esodo di Oss e Infermieri.
«L’offerta arranca e la domanda esonda», denuncia la Funzione pubblica della Cisl, aggiungendo che «la Sanità pubblica raschia il barile di quel che trova, travasando il personale dalle Rsa. La grande fuga, però, mette a rischio la tenuta dell’intero sistema socio sanitario e assistenziale di Verona e del Veneto».
Le aziende sanitarie stanno infatti iniziando lo scorrimento delle graduatorie pubblicate in seguito al concorso di Azienda Zero dello scorso autunno e molti operatori sanitari sembrano pronti a licenziarsi dalle case di riposo dove, tra l’altro, viene applicato il contratto collettivo nazionale degli enti locali che prevede circa 200 euro in meno rispetto al contratto sanità pubblica.
Azienda zero, «concorsone» in vista per gli infermieri. E le Rsa tremano
«Come da previsione il concorso di Azienda Zero per gli Oss è stato partecipatissimo», prosegue la Fp Cisl, «e ora i direttori delle case di riposo per quanto a nostra conoscenza, sono preoccupati anche per il bando appena pubblicato, per reclutare 640 infermieri».
La preoccupazione riguarda anche le case di riposo private dove, però, la situazione non sembra essere così drammatica: si cerca di attirare il personale, soprattutto infermieristico, spingendo sulla leva economica.
«Purtroppo è effettivamente così», conferma Tomas Chiaramonte, segretario generale di Adoa, l’associazione diocesana opere assistenziali della quale fanno parte una quarantina di enti, comprese numerose case di riposo. «I contratti collettivi dei lavoratori giustamente aumentano», prosegue, sottolineando che «quello Uneba, ad esempio, è appena stato rinnovato per oltre 145 euro mensili a lavoratore livello di inquadramento medio. Ma anziché aumentare le risorse per le Rsa, si prospettano tagli lineari e impossibilità di sviluppo per aprire nuovi posti. Con questi continui “concorsoni”, peraltro banditi senza condivisione e co-programmazione con gli enti accreditati del territorio, vengono drenate continuamente risorse umane su cui gli enti hanno investito, e ciò succede oramai sistematicamente dal 2020 nonostante i tentativi di dialogo delle associazioni di categoria e dei sindacati», sottolinea il segretario di Adoa.
Reclutamento dall’estero: una strada costosa
Un problema non recente, quindi, al quale le strutture del territorio hanno cercato di far fronte reclutando professionalità dall’estero: una strada non facile perché deve fare i conti con ostacoli burocratici.
Il decreto Cutro prevede la possibilità di assumere infermieri professionisti dall’estero «e questo da tempo lo stiamo facendo in diverse nostre strutture», conferma Cacciatori.
«Per gli Oss è diverso, perché all’estero non esiste questa figura professionale: allora reclutiamo persone che hanno conseguito studio sanitari in altri Paesi per tirocini formativi. L’obiettivo è formarli e tenerli nelle nostre strutture, pur consapevoli che è una soluzione costosa perché va garantito loro, ad esempio, anche l’alloggio».
Ma anche questa strada inizia a fare acqua, per lo stesso motivo: economico. Se sul nostro territorio la retribuzione base di un infermiere è di 1.200, nel Nord Europa supera i 4mila euro. «E infatti alcuni nostro operatori e professionisti arrivati dall’estero e formati nelle nostre strutture, hanno deciso di partire», ammette Cacciatori.
Le conseguenze? Nefaste. «Qualora dovesse venir meno il personale ne risentirebbe il rispetto degli standard regionali, e si procederà inevitabilmente al blocco degli ingressi in struttura», annota la Cisl. Mentre le richieste di ospitalità nelle case di riposo, anno dopo anno, crescono in modo esponenziale.
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