Dagli Usa all’Arabia: l’agenda di Meloni per posizionare l’Italia

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di
Monica Guerzoni

Lo scenario di un invito da Trump prima di Starmer

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Sono mesi che Giorgia Meloni confida ai collaboratori la voglia di rallentare il passo e il desiderio di diminuire, oltre alle trasferte all’estero, anche lo stress da jet lag. Ma più si augura di frenare, più la sua agenda internazionale si arricchisce di missioni. E non è certo un caso, è il tentativo di approfittare della visibilità che le offre il «rapporto privilegiato» con Trump e Musk — e della debolezza di Francia e Germania — per consolidare il suo protagonismo. Anche così si spiega il tour de force tra Emirati Arabi, Serbia, Bruxelles, Riad e (forse) Washington, che impegnerà la premier fino ai primi giorni di febbraio.

Meloni ha cenato il 4 gennaio con Trump a Mar-a-Lago, nel viaggio a sorpresa che ha favorito la liberazione di Cecilia Sala. A distanza di due settimane, il dilemma su un nuovo abbraccio con il presidente, il 20 gennaio a Washington, ancora non è sciolto. «È molto indecisa — spargono dubbi i collaboratori — L’agenda è davvero infernale e poi negli Usa ci è appena stata…». Eppure Andrea Di Giuseppe, deputato di FdI eletto in America, ha già comprato il biglietto per volare alla Beauty Parade: «Trump le ha fatto un invito personale, di cortesia. Penso proprio che lei andrà». Il Guardian ha scritto che il presidente potrebbe accogliere «Giorgia» nello Studio Ovale persino prima di Starmer, interrompendo la tradizione secondo cui l’onore del primo incontro spetta a un alleato di ferro come la Gran Bretagna. Ma se Libero e Il Tempo hanno ripreso la suggestione nella speranza che la donna che guida il governo italiano possa essere il primo leader a varcare la soglia della Casa Bianca dopo l’Inauguration day, fonti diplomatiche si mostrano scettiche: negli Usa ci sono «liturgie intramontabili» e pensare che Roma possa passare davanti a Londra appare difficile. L’importante, per Meloni, è posizionare l’Italia davanti alla Francia.




















































Anche con i ministri la fondatrice di FdI ha mantenuto il riserbo sulla missione, nella quale incontrerebbe di nuovo Elon Musk. Gli ostacoli non mancano e non solo perché la consuetudine non prevede la presenza di leader stranieri e le prime file sono riservate agli ex inquilini della Casa Bianca. A Bruxelles, poi, la partecipazione di Meloni il 20 gennaio potrebbe essere letta come la conferma che la premier non punta tanto ad essere il «ponte» tra Ue e Washington, bensì a fare dell’Italia un satellite del governo conservatore. «Se Meloni diventa la pedina di Trump e Musk in Europa per disintegrarla — avverte Calenda — a essere disintegrata sarà l’Italia». Uscite a cui i meloniani rispondono sbandierando gli ultimi sondaggi, che danno il consenso della loro leader in crescita.

A conferma dell’attivismo per ritagliarsi un ruolo, anche minore, nelle trattative di pace in Medio Oriente e per favorire il cessate il fuoco tra Libano e Israele, ieri la premier ha sentito il presidente del Libano, Joseph Aoun, eletto il 9 gennaio. E stamattina accoglierà il presidente della Repubblica slovacca, Peter Pellegrini. Mercoledì volerà ad Abu Dhabi per il vertice sulla sostenibilità, terrà un intervento dal titolo «Ripensare la sicurezza energetica attraverso connessioni intercontinentali» e potrebbe brindare al suo 48esimo compleanno con l’emiro Mohammed bin Zayed, col quale nel marzo 2023 ad Abu Dhabi si era seduta in un celebre ristorante giapponese.

A fine mese la premier volerà a Riad per il suo primo faccia a faccia con Bin Salman, programmato nel 2024 e poi saltato, forse per i vecchi attacchi di Meloni all’Arabia Saudita «Stato fondamentalista». Ma ora la missione è tornata in agenda e a Palazzo Chigi, dove si lavora anche a un «blitz» nel piccolo Bahrein, ci tengono moltissimo. In agenda c’è anche la Serbia, per un vertice intergovernativo programmato da tempo e a cui parteciperà anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’obiettivo è «abbracciare» il presidente filorusso Aleksandar Vucic per tenerlo il più possibile lontano da Putin. E non è finita, perché il 3 febbraio al Chateau de Limont, Bruxelles, i leader discuteranno di difesa in una riunione informale del Consiglio Ue.

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