C’è un problema nell’open innovation in azienda: il disallineamento tra obiettivi dichiarati e KPI utilizzati

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Lo scorso dicembre a Parigi abbiamo avuto l’opportunità di sederci con i responsabili dell’innovazione delle principali aziende al mondo. Come ogni anno, abbiamo rielaborato una parte delle risposte che ci hanno dato (opportunamente anonimizzate) nell’Open Innovation Outlook 2025 che verrà pubblicato da Mind the Bridge nei prossimi giorni. Vi invito a leggerlo (qui la pagina da cui sarà possibile fare il download) perché ricco di dati e spunti interessanti.

Visto che sono in vena di spoiling, vi anticipo una delle evidenze emerse.

Nel grafico che segue sono state “incrociate” le risposte degli open innovation manager relative agli obiettivi che intendono perseguire con il proprio lavoro (espressi in termini di aree di impatto: strategia, sostenibilità, finanza, tecnologia, immagine, diversity e cultura) con quelle relative ai KPIs utilizzati per misurare i risultati delle iniziative di Open Innovation.

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Il risultato fa pensare. Ma vediamo prima i dati.

Dove deve avere impatto l’Open Innovation? Su quali dimensioni?

Partiamo dagli ambiti su cui l’Open Innovation dovrebbe – a giudizio degli innovation executive – produrre il proprio impatto trasformativo:

  • Strategia: Quasi tutte le top aziende al mondo (90%) concordano sul fatto che l’Open Innovation deve contribuire a ridefinire la strategia a lungo termine dell’azienda.
  • Sostenibilità: Il 78% riconosce l’Open Innovation come catalizzatore per la sostenibilità aziendale e la riduzione dell’impatto ambientale.
  • Performance Economica: Il 76% si concentra su risultati finanziari (nuove fonti di ricavi, riduzione dei costi, maggiore efficienza dei processi, ROI, …).
  • Tecnologia: Il 76% ritiene che debba portare all’adozione di nuove tecnologie.
  • Branding: Il 40% sottolinea come l’Open Innovation influenzi positivamente l’immagine e la reputazione dell’azienda e il suo posizionamento sul mercato.
  • Diversity: Solo il 17% delle aziende riconosce il potenziale dell’Open Innovation nel promuovere iniziative legate alla diversità.
  • Cultura: Il 10% delle imprese riconosce l’impatto dell’Open Innovation sulla trasformazione culturale dell’azienda nella direzione di migliorare l’attitudine imprenditoriale e la disponibilità al cambiamento dei propri dipendenti.

Quindi l’Open Innovation sembra in primis essere universalmente considerata un motore di trasformazione strategica dell’azienda.

Il fatto di produrre benefici economici e abilitare trasformazione tecnologica sono importanti ma non nella stessa misura. Sono quasi dei “by products” più che degli obiettivi veri e propri.

La sostenibilità è un altro must, sa da fare. Non ci possono essere strategie e innovazioni di impatto che non siano sostenibili.

Quanto all’immagine, un po’ meno della metà lo vedono come obiettivo.

Innovare produce benefici anche su Cultura e Diversity ma, al momento, le aziende che associano questi temi all’innovazione sono ancora una nicchia (anche se mi aspetto che crescerà rapidamente).

Ma c’è un ma.

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Come viene misurata l’Open Innovation? Quali sono i KPI?

Abbiamo anche chiesto agli innovation executive delle migliori aziende al mondo quali KPI vengano usati per misurare i risultati prodotti dall’Open Innovation (nel Report il dettaglio di tutti i KPI adottati e la loro frequenza di utilizzo).

Le risposte mi hanno fanno pensare perché sembrano non essere per nulla allineate agli obiettivi.

  • Impatto Finanziario: È la dimensione più monitorata, con quasi tutte le aziende (95%) che utilizzano KPI per tracciare risultati finanziari come risparmi sui costi, crescita dei ricavi e ROI.
  • Integrazione Tecnologica: Due terzi delle aziende utilizzano KPI per monitorare l’adozione e l’implementazione di nuove tecnologie.
  • Impatto Strategico: Solo il 22% delle aziende adotta metriche per tracciare l’impatto dell’innovazione sulla strategia.
  • Sostenibilità: Anche qui è monitorata da solo il 22% delle aziende, con l’ulteriore aggravante che i KPI legati alla sostenibilità tendono a mancare di struttura e coerenza.
  • Branding: Un terzo delle aziende utilizza KPI dedicati per misurare il ritorno delle azioni di innovazione su immagine e reputazione aziendale.
  • Diversity e Impatto Culturale: Questi ambiti sono quasi totalmente trascurati, con meno del 10% delle aziende che ne traccia l’impatto.

Il disallineamento fra obiettivi e misure: un problema e una sfida

Questo disallineamento tra obiettivi e misure evidenzia, al contempo, un grande problema ed una sfida significativa.

Il problema risiede nel fatto che, benché i benefici dell’Open Innovation siano ampiamente riconosciuti, molti dei suoi risultati rimangono nella sfera dell’intangibile e sono molto difficili da misurare, ancora più nel breve periodo.

Il grafico che avevamo pubblicato nel Report “Open Innovation: The Age of Hybridization and Results – Evolve or Be Extinct Season 2023” lo rappresenta credo in modo efficace.

Tuttavia, la difficoltà di misurazione non può essere una scusa per non tracciare i risultati. Questa è la grande sfida che abbiamo davanti e che stiamo affrontando in modo strutturato con alcune aziende.

Dimostrare risultati è difatti fondamentale se si vuole evitare che i budget dell’innovazione vengano tagliati al primo cambio di governance (fenomeno strutturalmente frequente nelle grandi aziende) e in situazioni di mercato complicate (come quella che stiamo vivendo). E, infatti, come il report evidenzia, abbiamo assistito a ridimensionamenti significativi negli ultimi dodici mesi che potrebbero essere destinati a durare.

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Bottom line: per avere un futuro bisogna innovare. E per continuare a poterlo fare bisogna dimostrare il valore prodotto attraverso sistemi di KPI robusti e multidimensionali. Senza questo l’Open Innovation è destinata a rimanere un abilitatore invisibile. E alle cose invisibili in pochi alla fine credono.



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