Seconda parte del nostro Pagellone in casa Pallacanestro Varese. Ai giocatori aggiungiamo anche il giudizio su coach Mandole che, in queste ultime settimane, ha raddrizzato la rotta di una barca in mezzo alla tempesta; ai due GM biancorossi e a Luis Scola.
ASSUI 6.5
Alla prima stagione da professionista Mandole ne sta dosando in maniera certosina e perfetta la crescita. Dopo i primi due mesi passati in panca a guardare i compagni ha iniziato a macinare minuti riuscendo nella cosa più importante che doveva fare, ovvero farsi trovare pronto al momento della chiamata. Ancora negli occhi i punti segnati in faccia a Belinelli e Shengelia, ciò che più fa ben sperare è la tenuta tattica e fisica di Elisee in campo. Una crescita destinata a proseguire in maniera sempre più spedita.
FALL 6
Difficile non dare la sufficienza ad un ragazzo chiamato qui in extremis dalla società per sopperire all’assenza di Okeke e che, pur conscio di tutti i suoi limiti, si è mostrato professionista esemplare, capace di crescere nonostante i 34 anni e di prendersi anche gli applausi di Masnago in qualche occasione. Non sarà un centro da Serie A ma è certamente un giocatore prezioso che si merita di concludere l’anno con questa maglia.
HANDS 7
Se guardiamo puramente ai numeri il voto dovrebbe essere nettamente più alto: 18.5 punti di media, 5.3 assist e 4.9 rimbalzi per lui nelle prime 15 gare di campionato, qualcosa di davvero clamoroso per un giocatore della sua stazza, soprattutto se si pensa alla voce delle carambole conquistate. Ciò che ci fa rimanere bassi nel voto è la crescita ancora grande che deve fare in termini di gestione della palla e difensivi, posto che il suo talento è qualcosa e che Varese deve cercare di tenersi ben stretto. Con Mannion la scintilla non è mai scattata, con Sykes si vedrà non appena rientrerà dall’infortunio, ciò che è certo è che l’equilibrio acquisito con Bradford al proprio fianco sta cambiando le sorti stagionali della Pallacanestro Varese.
JOHNSON 7
La regola del 9 è chiara per lui: quando gioca alla Nino, Varese difficilmente perde, il problema finora è stata la continuità nelle prestazioni, cosa che però da tre gare a questa parte, sembra essere finalmente arrivata. Le qualità e le caratteristiche del 92 biancorosso sono ormai note, ciò che ci si augura è che la crescita intrapresa nelle ultime settimane possa essere costante, ed allora si che Varese avrebbe da leccarsi i baffi.
SYKES n.g.
Nel suo caso sì, per condizione e per tempo a disposizione, troppo limitato il campione di valutazione, considerando che si parla di un giocatore arrivato a Varese dopo 8 mesi di stop e due anni passati in G-League più per stare vicino alla famiglia che per motivi puramente professionali. Al momento rappresenta una grande incognita che ci si augura non diventi un problema al momento del suo rientro a disposizione di coach Mandole.
HARRIS 5
Ancora troppo poco consistente per un livello di basket come quello della Serie A. Altalenante nelle prestazioni, non ha saputo dare quell’equilibrio che, ad esempio, sta dando in campo Bradford in questo momento.
BROWN 4
Da importante conferma a fragoroso flop, il passo è stato breve per lui che ha mostrato tutti quei limiti più caratteriali figli dell’età per un ragazzo di 23 anni che non aveva più voglia di rimanere a Varese da quest’estate. Mai scattato il rapporto con coach Mandole, il passo naturale delle cose è stato l’addio che però lascia un grande senso di amarezza ed incompiutezza, per un giocatore dalle qualità fisiche e tecniche di sicuro sviluppo, come sta dimostrando a Trapani.
MANDOLE 6.5
I 12 punti al giro di boa del campionato, che in questo momento vogliono dire salvezza e pure tranquilla, sono il metro principale sul quale valutare il lavoro di un allenatore alla prima esperienza vera da head coach, ancora acerbo sotto certi punti di vista, che sicuramente commette errori a volte anche palesi ma che ha saputo, nel momento più difficile di questa prima parte di stagione, non perdere il controllo di una barca che stava affondando e riportarla in acque sicure, mettendoci sempre la faccia e non sottraendosi mai al giudizio del pubblico o alle domande dei giornalisti. Il lavoro su quella difesa tanto decantata in estate ma che ha fatto acqua per molto tempo, ora sta iniziando a dare i suoi frutti ed anche questo è sintomo del lavoro in crescita del coach e del suo staff.
SOGOLOW E HOROWITZ 5.5
Il giudizio lo riferiamo solo alle questioni di campo, perché il lavoro all’esterno di esso, per questa stagione, lo si potrà valutare solo più avanti. Guardando alla dimensione squisitamente sportiva, mettiamo sul piatto gli errori di una campagna acquisti che ha mostrato tutti i suoi errori, confrontata però ad un mercato di riparazione che ha saputo mettere una pezza alle “magagne” estive. E’ chiaro però che non si può promuovere un lavoro fatto in estate che ha richiesto ben 3 cambi nel roster, al di là di quello che è stato il caso Mannion (e qui rientra però anche una responsabilità a livello di valutazione), bisogna però certamente sottolineare la capacità che m i due GM hanno avuto di raddrizzare la squadra trovando le pedine giuste al posto giusto.
SCOLA 6,5
Senza entrare nel merito della dimensione extra campo, dove il lavoro di El General da quando è arrivato sta portando grandissimi benefici a tutto il mondo Pallacanestro Varese ed è solo da elogiare ma richiederebbe una valutazione ben diversa e molto più approfondita, guardiamo anche qui alla dimensione sportiva che parla di una Varese che ha gli stessi punti rispetto alla passata stagione nello stesso momento dell’anno. La prospettiva, però, era sicuramente di averne di più, così come le possibilità di averne molti meno, però, erano altissime fino a solo un paio di settimane fa. La scelta forte e al momento, azzeccata, di Scola, è stata la conferma di Mandole dopo Cremona, oltre alla gestione del caso Mannion, che ha permesso a Varese di rendere fruttuosa un’operazione sicuramente dolorosa. E’ chiaro che però, al terzo anno di progetto, in termini di risultati, ci si aspetta qualcosa di più in questa seconda parte di stagione.
Alessandro Burin
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