Lavoro veneto, 28.500 posti di lavoro in più ma la crescita rallenta

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Il 2024 si chiude con un bilancio occupazionale positivo per il mercato del lavoro veneto, che nel corso dell’anno registra un aumento di 28.500 posti di lavoro dipendente. Numeri che emergono da La Bussola Lavoro, il trimestrale che monitora la congiuntura economica ed il mercato del lavoro regionale aggiornato al 2° trimestre 2015.

Si tratta tuttavia di un risultato inferiore rispetto a quello degli ultimi anni, a conferma di un rallentamento della crescita che si è fatto ancora più evidente nella seconda metà dell’anno.  Tale dinamica è determinata da una leggera riduzione delle assunzioni (-1%) e dal contestuale incremento delle cessazioni (+1%), tra le quali si segnala l’aumento delle conclusioni contrattuali per fine termine e la diminuzione delle dimissioni. Rispetto al 2023, le assunzioni mostrano un calo tra i lavoratori italiani (-5%), le donne (-3%) e i lavoratori delle fasce d’età centrali (-3%), mentre aumentano tra gli stranieri (+8%) e gli over 55 (+4%).

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A confermare la ridotta mobilità del mercato del lavoro è anche l’andamento delle diverse tipologie contrattuali. Le posizioni a tempo indeterminatoaumentano di 29.100 unità a fronte delle +34.600 registrate nel 2023, a seguito di una diminuzione sia delle assunzioni che delle trasformazioni da contratti a termine. Negativo l’andamento dell’apprendistato, che registra nell’anno 2.700 attivazioni in meno, un calo degli avviamenti del -6% e una crescita delle trasformazioni a tempo indeterminato del +18%. Cresce invece il tempo determinato, il cui bilancio annuale è positivo (+2.200) e superiore a quello dell’anno precedente (+1.600). Per il parasubordinato, i dati dei primi undici mesi del 2024 mostrano un saldo positivo (+3.800) e migliore rispetto al 2023, ma anche un lieve calo dei rapporti di lavoro in somministrazione attivati dalle agenzie del Veneto (complessivamente 117.800, -3% sul 2023).

Crescono i contratti part-time (+2%), in aumento soprattutto tra gli uomini (+7%) e legati a specifiche dinamiche settoriali nell’agricoltura e in alcuni ambiti del terziario. La loro incidenza sul totale delle assunzioni ha raggiunto nell’ultimo mese il 35% (26% per gli uomini e 49% per le donne).

Il saldo del 2024 è positivo in tutte le province, ma in peggioramento sul 2023 per la maggior parte di esse, con l’eccezione di Rovigo e Belluno. La crescita dei posti di lavoro si concentra nei territori di Verona (+7.200), Venezia (+5.500) e Padova (+5.100), seguiti da Treviso (+4.700), Vicenza (+3.200), Belluno (+1.500) e Rovigo (+1.400). Più diversificato l’andamento della domanda di lavoro, che risulta in crescita a Belluno (+4%), Verona (+2%) e Rovigo (+2%), in diminuzione a Vicenza (-4%), Venezia (-3%) e Treviso (-1%), mentre Padova rimane sostanzialmente stabile sui risultati del 2023.

Anche dal punto di vista settoriale i dati riferiti all’intero 2024 mostrano bilanci positivi per tutti i tre macro-settori: l’agricoltura fa segnare un aumento di +4.400 posti di lavoro dipendente (più di quanti guadagnati nel 2023), il terziario +19.400, mentre l’industria si ferma a +4.700, meno della metà del saldo occupazionale fatto registrare nel 2023, con un calo delle assunzioni del 7% e più evidenti segnali di contrazione occupazionale nella seconda metà dell’anno.

Le maggiori difficoltà si riscontrano nel metalmeccanico, che chiude tuttavia l’anno con un quadro di sostanziale stabilità del bacino occupazionale rispetto ai livelli dell’anno precedente, e nel complesso del made in italy, dove invece, soprattutto in alcuni comparti, si registra una chiara contrazione occupazionale. In particolare, il metalmeccanico presenta un saldo ben lontano da quello del 2023 (appena 200 posti in più contro i +3.700 dell’anno precedente) e un calo delle assunzioni del 14%, mentre nel comparto manifatturiero chiudono l’anno con un saldo negativo e assunzioni in forte calo l’intero sistema moda (tessile, abbigliamento e calzature), l’industria conciaria e il legno-mobilio. Anche l’automotive ha mostrato una significativa perdita occupazionale e l’erosione dei posti di lavoro guadagnati nel biennio 2022-2023, soprattutto a partire dallo scorso mese di giugno.

La contrazione della domanda di lavoro e il conseguente ridimensionamento dei livelli di crescita in ambito industriale risultano tuttavia intaccare solo in parte la componente più stabile dell’occupazione per effetto dell’elevato ricorso alla cassa integrazione. In attesa dei dati definitivi del quarto trimestre 2024, in una nota diffusa a inizio anno l’Inps regionale ha infatti confermato per il trimestre settembre-novembre 2024 un incremento del 21% delle domande di cassa integrazione ordinaria, concentrate in particolare nelle province di Vicenza e Treviso e relativa per lo più a situazioni di “mancanza di ordini o commesse di lavoro” o per “crisi temporanea di mercato”. Il settore sembra quindi essere tuttora interessato da un diffuso rallentamento dell’attività produttiva, oltre che da ormai croniche difficoltà di reperimento delle professionalità necessarie.

Per quanto riguarda gli altri comparti del mercato del lavoro, in edilizia il bilancio annuale (+4.200) è appena al di sotto di quello registrato l’anno precedente ma le assunzioni crescono del 4%, mentre nei servizi si registra una lieve contrazione occupazionale nel turismo che fa segnare 5.300 posti di lavoro in più nell’anno contro i +8.200 del 2023. Andamento positivo per la logistica, che mostra un bilancio occupazionale migliore rispetto al 2023 (+1.700 contro +1.100) e un aumento delle assunzioni del 2%.

Gli ingressi in condizione di disoccupazione nel corso del 2024 sono stati complessivamente 147.500, poco meno di quelli registrati l’anno precedente (-2%). A crescere sono quelli relativi a stranieri (+7%), lavoratori maschi (+3%), giovani under 30 e over 55 (entrambi +1%).

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“È incoraggiante registrare un aumento di 28.500 posti di lavoro dipendente, un dato che conferma la capacità della nostra regione di generare opportunità nonostante il contesto economico complesso – ha dichiarato l’assessore al lavoro, Valeria Mantovan – Tuttavia, nel solco dei trend nazionali e dei mercati internazionali, si rileva una minor crescita rispetto agli anni precedenti, con settori strategici come l’industria, in particolare il metalmeccanico e il made in Italy, che affrontano alcune difficoltà”.

“È fondamentale, in questa fase, rafforzare gli investimenti in politiche attive del lavoro e in formazione professionale per rispondere alla crescente difficoltà nel reperire figure qualificate – aggiunge l’assessore Mantovan – Occorre altresì sostenere le imprese che operano nei settori in maggiore sofferenza, affinché possano affrontare le sfide del mercato globale e preservare l’occupazione. Proprio ieri abbiamo partecipato a un tavolo di confronto che ha messo in luce le difficoltà di due settori fondamentali per il nostro tessuto produttivo: la filiera dell’automotive e quella della moda. Per sostenere queste realtà strategiche, volani economici per il Veneto e straordinari scrigni di saperi e di eccellenze, la programmazione FSE 2021-2027 prevede l’erogazione di risorse significative, mirate a favorirne il rilancio e l’innovazione”.

“Il 2024 ci consegna una chiara indicazione – conclude – il Veneto ha basi solide, ma è necessario un impegno congiunto per rafforzare ulteriormente la competitività del territorio, affrontando le difficoltà strutturali che ancora limitano il pieno sviluppo del nostro mercato del lavoro. Continueremo a lavorare per creare opportunità di crescita e occupazione sostenibile, mantenendo alta l’attenzione verso le esigenze delle imprese e dei lavoratori”,.



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