Democrazia e partecipazione. Padre Benanti: gli algoritmi sono “strumento al servizio dell’uomo e non un sostituto della sua umanità”

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Straordinarie opportunità, ma anche nuove disuguaglianze e dilemmi etici. Le nuove tecnologie che impiegano l’intelligenza artificiale a prima vista facilitano il lavoro per tanti, riducono i tempi di attesa, velocizzano le risposte. Grattando però la scorza superficiale, emergono domande, alcune anche inquietanti dal punto di vista etico. Intorno agli interrogativi, si è animata la discussione durante la tavola rotonda “Intelligenza artificiale: sfide e opportunità”, tenuta a Roma, all’interno della prima delle due Giornate di Progettazione sociale, da venti anni promosse dal Movimento lavoratori dell’Azione Cattolica

(Foto M. Elisabetta Gramolini/SIR)

Straordinarie opportunità, ma anche nuove disuguaglianze e dilemmi etici. Le nuove tecnologie che impiegano l’intelligenza artificiale a prima vista facilitano il lavoro per tanti, riducono i tempi di attesa, velocizzano le risposte. Grattando però la scorza superficiale, emergono domande, alcune anche inquietanti dal punto di vista etico. Intorno agli interrogativi, si è animata la discussione durante la tavola rotonda “Intelligenza artificiale: sfide e opportunità”, tenuta a Roma, all’interno della prima delle due Giornate di Progettazione sociale, da venti anni promosse dal Movimento lavoratori dell’Azione Cattolica.
La promozione del bene comune attraverso l’azione sociale è uno degli obiettivi dell’Associazione che tuttavia l’attualità e i dispositivi che la caratterizzano rischiano di trasformare in una reale sfida.
Basti pensare allo smartphone nelle nostre mani: è un oggetto (occorrerebbe sempre ricordarlo), capace però di proporci soluzioni di intelligenza artificiale che è “uno strumento al servizio dell’uomo e non un sostituto della sua umanità”, come sottolinea nel suo intervento padre Paolo Benanti, docente di Bioetica ed etica delle tecnologie alla Pontificia Università Gregoriana.
Proprio l’esperto, definisce la relazione che l’uomo ha instaurato con alcuni strumenti: “Noi compriamo l’hardware – spiega Benanti –, ma ciò che lo rende funzionale lo abbiamo in licenza. Ecco, la separazione fra possesso e licenza inizia a introdurre una nuova capacità di relazione con gli oggetti” alla base del mondo del lavoro e del sociale “in cui alcuni diritti si stanno trasformando e non è detto che siano rispettosi o analoghi alle premesse di alcuni quadri costituzionali”. In questa nuova condizione,

interrogarsi sulla natura del software, e quindi dell’intelligenza artificiale “significa interrogarsi sulla capacità di esecuzione dei diritti e sulle relazioni fra le persone”.

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Si apre così “la tensione fra lo stato di diritto – afferma ancora –, con cui rendiamo legittima l’indicazione normativa, e una pseudo normazione algoritmica che, ponendosi a un livello più basso, è in grado di cambiare i comportamenti, ma non risponde a nessuna delle regole”.

L’introduzione di queste tecnologie ha un impatto sul mondo del lavoro notevole:

“Ci sono gruppi bancari – rammenta Benanti – che sono consapevoli di avere un surplus di lavoratori dell’82% della forza lavoro”. Nel frattempo “chi consegna, per esempio, del cibo a casa è una persona che pedala. Allora capite che il problema sarà la diseguaglianza o il cambio che verrà introdotto nel mondo del lavoro, portando con sé una ridistribuzione delle ricchezze che è tutta da negoziare”.
Non tutti i lavori sono uguali e in alcuni settori la creatività e il genio delle persone di cui è priva l’intelligenza artificiale sarà ancora determinante. È il caso dell’aviazione e del controllo del traffico aereo di cui parla Alessandra Bruni, presidente del consiglio d’amministrazione dell’Ente nazionale l’assistenza al volo (Enav). “All’intelligenza artificiale – dice – manca la creatività propria dell’uomo, elabora dei dati del passato e non può lavorare per il futuro né può impattare su problematiche su cui soltanto l’uomo può intervenire”.
Parlando del suo settore, la presidente aggiunge: “il terrorista su un aereo in volo non può essere gestito dall’intelligenza artificiale. È uno degli ambiti in cui l’uomo rimarrà sempre importante”. Nel presente dell’aviazione ci sono già le torri di controllo digitali: “in Italia sono operative a Brindisi e Perugia, aiutano a sviluppare la visibilità che va oltre l’occhio umano” e comunque l’uomo sarà necessario per gestire e modificare il traffico aereo. “Abbiamo da un lato – commenta –, sfide e opportunità del settore migliorative e dall’altro l’esigenza di tutelare l’efficienza e la sicurezza, ma al centro c’è l’uomo nella sua dignità bilaterale perché la maggior tutela secondo me dell’uomo è l’uomo stesso. Penso che il binario su cui muoversi sia

non perdere mai di vista il fatto che siamo noi umani a dominare l’intelligenza artificiale e non il contrario”.

Per un’Associazione come l’Azione Cattolica che si pone come obiettivo principale la formazione della coscienza, l’intelligenza artificiale provoca e chiede di recuperare la capacità di mettere al centro dei percorsi attività ed esperienze in grado di allenare la consapevolezza e la sapienza delle persone. “È una sfida – commenta Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana. – che dobbiamo raccogliere insieme, tenendo aperto lo sguardo positivo di conoscenza e vigilanza, come ci insegna il Papa nella Fratelli tutti.

Ci vuole la norma, ma anche la politica, diceva il Papa. L’intelligenza artificiale è quindi una sfida che provoca l’elaborazione di una nuova buona politica”.

Sullo sfondo, ci sono dunque le differenze sociali che le tecnologie rischiano di intensificare: “L’intelligenza artificiale ha la grande ambizione, oltre a quella di ridurre la fatica del lavoro, di migliorare l’efficienza dei processi. Accanto però c’è il tema delle diseguaglianze che si creano fra le classi sociali. L’uso cieco di queste tecnologie, infatti, può avere effetto sull’ampliamento dei divari fra le persone che hanno o non hanno accesso”. In conclusione: “Siamo provocati a

vivere le sfide di questo tempo e a usare gli strumenti in maniera più consapevole;

diventare dei lavoratori sapienti che usano gli strumenti per raccogliere informazioni e interagire ancora di più con la realtà, rafforzare e allargare i meccanismi di partecipazione”.
Durante le due giornate organizzate a Roma, inoltre, l’Azione cattolica ha l’intento di ricordare i momenti più significativi del percorso di Progettazione sociale che, in venti anni, ha coinvolto comunità, giovani e professionisti in tutta Italia, generando oltre 500 progetti ispirati ai principi della solidarietà e della partecipazione. Con il “Villaggio della progettazione”, in particolare, l’Associazione mostra alcune delle iniziative realizzate, legate all’inclusione sociale, alla sostenibilità ambientale e allo sviluppo delle comunità locali, dimostrando come la Progettazione sociale si sia rivelata un laboratorio di innovazione sociale, dove idee e persone si incontrano per costruire un futuro più equo e sostenibile.





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