Domenica si correrà a Roma il “Mille di Miguel”, la storica corsa dedicata a Miguel Sanchez, desaparecido con la passione per lo sport e la poesia.
Sono oltre 30.000 i desaparecidos strappati alla vita durante gli anni bui della dittatura argentina. Tra loro anche tanti sportivi, 32 per la precisione. Rugbisti, lo sport che si praticava all’università, quello degli studenti, poi calciatori, tennisti, velisti, giocatori di pallamano, professori di educazione fisica e corridori. Tra loro c’è Miguel Benancio Sanchez, giovane atleta e poeta, simbolo di resistenza e speranza.
A lui è dedicata la “Mille di Miguel”, una manifestazione podistica che dal 2000, ogni anno, attira migliaia di appassionati e di professionisti a Roma. La gara, composta da una competizione di 10 km e dalla Strantirazzismo di 3 km celebra lo sport come veicolo di pace e inclusione, esattamente come lo viveva Miguel.
La storia di Miguel Benancio Sanchez
Nato il 6 novembre 1952 a Bella Vista, nella regione del Tucuman, Miguel era il più giovane di dieci figli. Cresciuto tra le piantagioni di canna da zucchero dove lavorava il padre, il suo talento sportivo si manifestò fin da bambino. “Lo ricordo correre dietro a una palla nel nostro quartiere“, racconta la sorella Elvira. Da adolescente, Miguel si trasferì a Buenos Aires, dove lavorava come imbianchino e giocava a calcio nel club Gimnasia y Esgrima La Plata. Tuttavia, il calcio non era la sua vera passione.
Miguel amava la scrittura. Annotava sensazioni e pensieri dopo ogni allenamento, finché non capì che il suo futuro apparteneva all’atletica. Nel 1974 lasciò il calcio per intraprendere la carriera podistica, dopo aver ottenuto un impiego stabile alla Banca della Provincia di Buenos Aires. Erano di pace in Argentina, di tranquillità almeno apparente. Gli ultimi.
La poesia di Miguel
Nel 1976, il golpe militare di Jorge Rafael Videla diede inizio a uno dei capitoli più oscuri della storia argentina e mondiale. Operai, studenti, attivisti e molti altri vennero rapiti, torturati e assassinati. Miguel continuava ad allenarsi e a scrivere, unendo le sue due passioni. Era tesserato per il Club Independiente e attivo nella Gioventù Peronista, movimento politico legato a quello fondato da Juan Domingo Perón. Bastava questo per attirare le attenzioni del regime.
Tra le sue competizioni più memorabili, Miguel partecipò alla San Silvestre in Brasile, descrivendola nel suo diario come un’esperienza di pace e amicizia universale. Nel 1977 scrisse la poesia “Para vos, atleta”, un inno ai valori dello sport e della pace:
Para vos atleta
para vos que sabés del frío, de calor,
de triunfos y derrotas
para vos que tenés el cuerpo sano
el alma ancha y el corazón grande.
Para vos que tenés muchos amigos
muchos anhelos
la alegría adulta y la sonrisa de los niños.
Para vos que no sabés de hielos ni de soles
de lluvia ni rencores.
Para vos, atleta
que recorriste pueblos y ciudades
uniendo Estados con tu andar
Para vos, atleta
que desprecias la guerra y ansías la paz.Per te atleta
Per te che conosci il freddo, il caldo,
i trionfi e le sconfitte
per te che hai un corpo sano
l’anima grande e tanto cuore.
Per te che hai molti amici
molti desideri
l’allegria adulta e il sorriso dei bambini.
Per te che non conosci il ghiaccio né i soli
la pioggia né i rancori.
Per te, atleta
Che corresti paesi e città
unendo gli stati con il tuo andare
Per te, atleta
che disprezzi la guerra e aneli alla pace.Un messaggio di pace, di speranza, di amicizia, di incontro. Decisamente troppo agli occhi della dittatura. Un messaggio sovversivo. Un messaggio da silenziare al più presto.
La notte del 7 gennaio 1978
Il 7 gennaio 1978, sei uomini armati bussarono alla porta di casa Sanchez. Erano le tre di notte. Arrivarono su una Ford Falcon verde, che in quei tempi era simbolo di morte. Miguel venne trascinato via senza spiegazioni, sotto lo sguardo impietrito della sorella. I militari rovistarono nella sua stanza alla ricerca di prove incriminanti, ma trovarono solo una bandiera argentina. “Perché hai questa bandiera?”, gli chiesero. “Perché sono argentino“, rispose Miguel. Lo caricarono sulla macchina.
Da allora, di Miguel non si seppe più nulla. La sua famiglia presentò un habeas corpus, una procedura legale per chiedere a un’autorità giudiziaria di verificare un arresto o per sapere il luogo della detenzione di una persona. Lo fecero per conoscere il suo destino, per avere non un barlume di speranza, ma un corpo da piangere. Nessuno rispose. Quattro mesi dopo, l’Argentina ospitava e vinceva i Mondiali di calcio. Chi chiedeva giustizia, chi cercava verità venne sepolto da un’ondata di festa.
La memoria vive nella “Corsa di Miguel”
Oggi, Miguel Benancio Sanchez è ricordato attraverso la “Corsa di Miguel“, una celebrazione della sua vita e dei valori che rappresentava. Lo si deve a Valerio Piccioni, giornalista romano della Gazzetta dello Sport, che dopo un viaggio in Argentina, dove scoprì la storia di Miguel, decise di organizzare un evento in sua memoria. Oggi la corsa si corre a Buenos Aires, a Bariloche, a Barcellona, negli Stati Uniti. L’organizzazione della corsa è resa possibile dal Club Atletico Centrale, in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Sportive del Comune di Roma. La prima edizione, quella del 2000, venne vinta da Josep Saturlino, che ricevette la coppa direttamente da Elvira, sorella di Miguel. Tra le donne, invece, trionfò Simona Perilli.
La corsa, oggi, attira a Roma quasi 7 mila tra atleti professionisti e semplici appassionati. E ogni passo, ogni chilometro è un gesto di memoria, un inno alla libertà e alla dignità umana. Un inno al ricordo di Miguel Sanchez, atleta desaparecido.
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