Alla fine anche Giuseppe Conte ha rotto il silenzio sul caso della decadenza della presidente della Regione. L’ha fatto nel giorno delle prime rivelazioni emerse dalle oltre 700 pagine di atti trasmessi ai pm dal Collegio elettorale di garanzia – tra le altre, l’ipotesi dell’esistenza di «uno schema intermedio tra i veri finanziatori e il candidato». «Ho letto le carte e il provvedimento del Collegio di garanzia e ho consigliato ad Alessandra Todde di citare per danni i firmatari che a maggioranza hanno concluso per la sua decadenza», ha detto ieri il leader M5S ed ex premier.
Il contenuto degli atti trasmessi ha convinto anche gli avvocati della governatrice – Benedetto e Stefano Ballero, Giuseppe Macciotta, Priamo Siotto – finora molto restii a rilasciare dichiarazioni pubbliche, a prendere una posizione ufficiale: «Le affermazioni della presidente del collegio di garanzia elettorale, dottoressa Cucca, contenute nella memoria del 12 novembre 2024 dalla stessa depositata agli atti del procedimento, e recentemente richiamata dagli organi di stampa in ordine alla supposta esistenza di “uno schema intermedio”, impongono, nella intrinseca alterazione della realtà che le connota, un fermo e assoluto dissenso».
Doppio affondo
Dunque: un doppio attacco al lavoro del Collegio istituito presso la Corte d’Appello di Cagliari che ha prodotto l’ordinanza ingiunzione con richiesta al Consiglio regionale di adottare il provvedimento di decadenza della presidente Todde per irregolarità nelle spese elettorali. Conte, a dire il vero, specifica che «noi confidiamo sempre nella magistratura», ed è per questo che «ho suggerito alla governatrice di chiedere al tribunale civile di pronunciarsi perché accerti se ci siano dei profili di colpa dei firmatari del Collegio di garanzia, che è un organo amministrativo, per avere tratto una conclusione palesemente illegittima e infondata, che non ha riscontro in nessuna previsione di legge».
La nota
In una lunga nota, gli avvocati della presidente parlano di «manifesta illegittimità del provvedimento», di «distorta ricostruzione data dal collegio con il voto finale a strettissima maggioranza in ordine ad una presunta volontà di occultare la provenienza dei finanziamenti, peraltro, in alcun modo ricevuti». In qualche modo, i legali sardi di Alessandra Todde anticipano il contenuto del ricorso al tribunale ordinario che presenteranno probabilmente la prossima settimana, in anticipo rispetto alla scadenza del termine del 3 febbraio. «Per assoluta trasparenza, la presidente Todde, sia nell’iniziale dichiarazione, sia nei chiarimenti forniti all’inizio dello scorso dicembre, dopo aver precisato di non aver personalmente ricevuto alcun contributo e di non aver sostenuto alcuna spesa, ha prodotto, sebbene non necessario, l’integrale rendicontazione delle spese e dei contributi riferiti al “Comitato elettorale Cinque stelle per l’elezione della presidente” con ciò smentendo in radice la ricostruzione data dal collegio». Lo stesso collegio, aggiungono, «ha del resto riconosciuto espressamente che i dati contabili riferiti dalla presidente Todde risultavano del tutto coincidenti con quelli già rendicontati alla Corte di Conti dal “Comitato elettorale Cinque Stelle”».
«Incompetenza»
Poi una precisazione: «Si ribadisce ancora una volta che al Collegio era radicalmente preclusa la possibilità di pronunciare la decadenza della presidente della Regione, prerogativa di esclusiva competenza del Consiglio regionale». Eventualità, quella della decadenza, «in ogni caso espressamente esclusa nel caso di specie. Risultano inconfigurabili, infatti, entrambe le fattispecie tassativamente previste dalla legge come causa di possibile decadenza. Insussistenza, peraltro, implicitamente riconosciuta dallo stesso collegio, con l’ordinanza che ci si appresta a impugnare davanti al tribunale di Cagliari». Né, del resto, «il comma 7 dell’articolo 15 della Legge 515/93 può configurare una ulteriore causa di decadenza generica e non tassativa, così come, con inammissibile interpretazione, ha ipotizzato il collegio sommando marginali violazioni formali, nessuna di esse comportante la decadenza». E quindi, «nessun dubbio può pertanto sussistere in ordine alla piena legittimazione della presidente Alessandra Todde, della sua Giunta e del Consiglio regionale, all’esercizio delle rispettive funzioni e si confida che l’autorità giudiziaria saprà tempestivamente rimuovere ogni dubbio a riguardo, stante la manifesta illegittimità del provvedimento censurato».
Due binari
Il ricorso sarà depositato la prossima settimana, dunque. Una volta presentato, Todde riferirà in Aula. In quell’occasione riceverà dai gruppi di maggioranza l’invito ad assumere l’impegno di sollevare sul caso decadenza il conflitto di attribuzioni con lo Stato, su cui si esprime direttamente la Corte Costituzionale. La strada più sicura, secondo molti consiglieri di maggioranza e opposizione, per garantire la sopravvivenza del Consiglio fino al termine della legislatura.
Roberto Murgia
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