L’Anp lancia il «piano dei cento giorni» per governare la Striscia senza Hamas

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A poche ore dal cessate il fuoco a Gaza tra Israele e Hamas e tra gli interrogativi sulla sua tenuta futura alla luce delle ultime dichiarazioni fatte da Benyamin Netanyahu, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) è tornato sulla scena. Lo ha fatto per proclamare di essere pronto ad assumersi la «piena responsabilità» della Striscia di Gaza. «Il governo palestinese – ha scritto venerdì sera in un comunicato la presidenza dell’Anp – sotto le direttive del presidente Abbas, ha completato tutti i preparativi per assumersi la piena responsabilità a Gaza», incluso il ritorno degli sfollati, la fornitura di servizi di base, la gestione dei valichi e la ricostruzione del territorio devastato dalla guerra. Quindi si è appreso che l’Anp ha inviato un documento a Stati uniti, Egitto, Qatar e Unione europea con un «piano dei cento giorni» in cui delinea cosa intende fare a Gaza attraverso un «esecutivo» sotto il suo controllo. Piano che non prevede un ruolo preciso per Hamas e che non specifica chi dovrà supervisionare la sicurezza a Gaza.

Il documento prevede la creazione di due team di lavoro: uno guidato dal ministro della pianificazione incaricato della ricostruzione e un altro diretto dal ministro dello sviluppo sociale che avrà il compito di fornire servizi pubblici, come acqua ed elettricità, alla popolazione di Gaza. Abu Mazen ha quindi inviato una delegazione al Cairo per definire il destino del valico di frontiera di Rafah, tra Gaza e l’Egitto, occupato dall’esercito israeliano a maggio, pur sapendo che il governo Netanyahu ha perentoriamente escluso, almeno sino ad oggi, che l’Anp riprenda il controllo del terminal di frontiera oltre che della Striscia. Opposizione che esclude, ci spiegava ieri una fonte ufficiale europea nei Territori occupati, anche il ritorno al valico dei monitor dell’Eubam (Ue) sulla base delle regole stabilite da Europa e Anp dopo il ritiro di soldati e coloni da Gaza quasi 20 anni fa. Netanyahu preferirebbe vedere a Rafah una società di sicurezza privata straniera, possibilmente contractor statunitensi. E comunque non rinuncia a schierare «temporaneamente» attorno al valico di frontiera forze israeliane, come prevede l’accordo di tregua.

Ad illustrare all’Europa le intenzioni dell’Anp per l’amministrazione futura di Gaza, è stato, sempre venerdì, il primo ministro palestinese, Mohammad Mustafa, che a Bruxelles ha detto all’agenzia di stampa belga che i suoi ministri «hanno chiare istruzioni su cosa fare dal momento in cui avrà inizio il cessate il fuoco…Dipende da come si comporteranno gli israeliani nei prossimi giorni, ma stiamo cercando di essere il più pronti possibile». Mustafa, così come la presidenza dell’Anp, ha fatto continui richiami allo Stato di Palestina e alla soluzione a Due Stati da rilanciare.

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«Abu Mazen e Mohammed Mustafa sono convinti che l’opposizione di Netanyahu cesserà di fronte all’impossibilità di trovare per Gaza una alternativa all’Anp. Credono che gli Usa, i paesi arabi e gli europei, favorevoli al coinvolgimento dell’Autorità Palestinese, faranno le pressioni necessarie su Israele. Ma, non solo a mio avviso, stanno facendo un grave errore di valutazione», diceva ieri al manifesto un giornalista di Ramallah che ha chiesto l’anonimato. La libertà di opinione e informazione non è un diritto garantito in Cisgiordania, come ha dimostrato la recente chiusura di Al Jazeera da parte dell’Anp. «Non è solo una questione di via libera da parte dei paesi occidentali o di Israele – ha aggiunto il giornalista – l’interrogativo più serio è come l’Anp pensa di poter governare Gaza senza coinvolgere Hamas. Il movimento islamico controlla ancora Gaza nonostante i colpi subiti da Israele, è parte della società, ha tanti sostenitori e ha avvertito che non accetterà di essere escluso dal governo della Striscia. Un’azione di forza finirebbe solo per scatenare una guerra tra palestinesi e non solo a Gaza». Ieri allo scopo di confermare di possedere ancora ampie capacità di controllo, Hamas ha annunciato che le sue forze di sicurezza torneranno alla luce del sole in tutta la Striscia non appena l’accordo di tregua entrerà in vigore e ha invitato gli abitanti a collaborare con la sua polizia.

L’Anp si propone per il governo di Gaza allo scopo anche di sventare i riflessi in Cisgiordania dello scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi che potrebbero rafforzare la posizione militare, politica e pubblica di Hamas. E se in passato Abu Mazen si è scontrato con Donald Trump – alleato di Netanyahu – ora segnala la volontà di collaborare con Washington e sta svolgendo operazioni militari, contestate dalla popolazione, per dimostrare il suo controllo sulla Cisgiordania. Venerdì sera l’Anp ha raggiunto con la Brigata Jenin – il principale dei gruppi combattenti palestinesi contro Israele e l’occupazione – un’intesa per mettere fine all’«Operazione Proteggere la Patria» avviata a dicembre allo scopo ufficiale di «riportare la legge e l’ordine» nel campo profughi di Jenin. Almeno 15 persone, tra cui la giornalista Shatha Al Sabagh, il leader della Brigata Jenin, Yazid Ja’aysa, e sei membri della polizia sono rimasti uccisi durante i raid compiuti dai servizi di sicurezza dell’Anp guidati dal capo dell’intelligence Majdi Faraj. La prova di forza di Abu Mazen in Cisgiordania difficilmente convincerà Usa e Israele mentre ha scavato un solco ancora più ampio tra la popolazione e l’Anp che affronta da anni una grave crisi di consenso.



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