L’assessore regionale Guido Guidesi chiede l’intervento dell’Europa: “L’automotive è un settore da s

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La Lombardia non abdica al ruolo di prima regione manifatturiera d’Europa. Così spiega Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, che al centro mette l’automotive e l’industria.

A partire dal 2025 le flotte delle case automobilistiche dovranno rispettare parametri di emissioni di CO2 sempre più stringenti. Quale è la sua previsione?

Se la nuova Commissione Europea entro il primo trimestre non affronterà tutte le questioni riguardanti il settore e l’industria dell’Automotive ciò che succederà è già scritto: un intero e storico settore industriale scomparirà. Per noi, affrontare significa fare queste cose: cancellare le sanzioni ai costruttori europei al fine di non correre il rischio che esse diventino la causa economica per razionalizzare stabilimenti e forza lavoro; rivedere termini e condizioni del futuro della mobilità che dovrà essere ambientalmente sostenibile ma potrà considerare una pluralità di trazioni, in piena ‘neutralità tecnologica’; questo permetterà che vedano sul mercato autoveicoli non solo elettrici ma anche ibridi, ad idrogeno, a carburante sintetici, a trazione endotermica con biocarburanti ecc ecc; in buona sostanza tutto ciò che ci possa consentire di dare un possibile futuro al settore che, se non cambiasse nulla dal punto di vista regolatorio, sarebbe raccontato tra qualche anno come il più grande suicidio economico della storia a vantaggio dei cinesi. È inoltre di tutta evidenza che un mercato con beni offerti a così alti costi non sia appetibile per il consumatore. Come Lombardia abbiamo già chiesto alla Commissione ed alla presidente Von der Leyen di poter essere coinvolti nell’annunciato Tavolo di lavoro come rappresentanti dell’ARA (Automotive Regions Alliance); noi crediamo infatti che spesso i territori portano un po’ di sano realismo e questo perché vivono direttamente le conseguenze di decisioni sbagliate. Il tempo per cambiare è poco e questa volta davvero è denaro e lavoro.

Francia e Germania, due degli Stati più «virtuosi» dell’UE, sono alle prese con crisi di governo e nel frattempo le loro economie fanno sempre più fatica. Come vede il futuro dell’UE in questo nuovo scenario, visto anche il nuovo Governo USA?

Francamente spero che Trump, rispetto alle annunciate decisioni in materia commerciale ed economica, possa essere una sveglia per l’Europa che, come ben descritto dal rapporto Draghi, deve occuparsi di competitività e conseguentemente di poter continuare ad essere un territorio manifatturiero. Oggi le imposizioni regolatorie stanno portando l’Europa a non essere competitiva e a non essere un territorio per fare impresa, ma senza produttori non si può competere a livello globale, per questo il primo segnale va dato «cappando» il costo dell’energia; è importante però che si decida perché gli Usa corrono, ad Oriente corrono e noi freniamo.

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La Lombardia è da sempre un modello per tante altre regioni in Europa. Come sta andando l’economia lombarda e quali sono le sue nuove progettualità per il 2025?

Siamo la prima Regione manifatturiera d’Europa per cui la nostra economia paga le difficoltà globali dell’industria, per questo insistiamo affinché ci sia una deregolamentazione europea e che venga affrontato il problema dei costi energetici. Noi vogliamo continuare ad essere un territorio manifatturiero ma ci sono due fondamentali elementi che non dipendono da noi: la nuova Commissione Europea deve correggere gli errori clamorosi della precedente per cui gli obiettivi ambientali devono andare di pari passo con la tenuta economica e sociale; quindi, ciò che ci porta fuori dall’essere competitivi va rivisto; solo lasciando liberi di agire i territori si possono raggiungere gli obiettivi anche ambientali; se invece si rendono obbligate strade omologate la situazione dell’Automotive attuale potrebbe essere purtroppo un precedente. Altra questione fondamentale. L’autonomia; noi competiamo all’interno del mercato europeo e mondiale dal punto di vista economico commerciale con territori che godono di maggiori competenze e risorse rispetto alla Lombardia; l’autonomia significa consentirci di poter competere ad armi pari con le altre regioni europee e, allo stesso tempo, di poter continuare a trainare tutto il paese; per noi quindi l’autonomia non è un obiettivo ideologico/culturale ma economico e consentire più autonomia alla Lombardia è una convenienza per tutto il Paese visto il grande contributo che la nostra regione dà al PIL nazionale e alle entrate del bilancio statale.

Ottimista o pessimista per questo anno?

Io devo essere ottimista perché l’economia è anche influenzata dal «sentiment»; se il nostro ecosistema starà unito, farà squadra e lavorerà insieme noi, ancora una volta, le difficoltà le supereremo, cambiando e innovando. Dobbiamo dunque fare squadra, ci sono purtroppo ancora troppi lombardi in ruoli istituzionali che non mettono come priorità la Lombardia. Noi abbiamo il dovere di consegnare ai più giovani la possibilità di giocarsi le loro carte e vincere la loro sfida nel luogo dove sono nati e cresciuti.

A novembre è intervenuto all’assemblea congiunta di Confindustria Bergamo-Brescia. Negli ultimi anni le due Province stanno sempre più collaborando in diversi settori, crede che sia una cosa positiva?

Si, è il distretto più manifatturiero d’Europa e loro sanno che da parte mia e di Regione Lombardia avranno tutto il supporto in questa strategica collaborazione; sono convinto che già da quest’anno la Regione insieme a loro presenterà una chiara idea del futuro produttivo di quest’area. Cambiare e innovare. Ma sono solito parlare a cose fatte e non prima.





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