Tutto è nato da una vacanza in Trentino, dove per la prima volta ha visto un allevamento di alpaca. E quell’interesse immediato, nonostante la giovane età – «Ero ancora in terza superiore» – lo ha spinto ad aprire una sua attività. «La passione per gli animali me l’ha trasmessa nonno Alido, 90enne che ha sempre avuto stalla», racconta l’allevatore di alpaca Federico Gallucci, 21 anni, in tasca un diploma conseguito all’Istituto agrario di Spilimbergo.
«E pensare che il mio futuro lo immaginavo come guardia forestale…», dice. Invece… Galeotte furono le ferie in montagna, tanto che era ancora alle prese con libri e studio quando ha espresso il desiderio di mettere in piedi un’attività tutta sua. Detto, fatto. Il nonno ha subito messo a disposizione un ettaro di terreno e un capannone, a Flaibano, paese dove Federico vive. «Mio padre mi ha aiutato a realizzare i recinti, e così sono partito», racconta.
Era il 2019 e all’Azienda agricola Fellucci («L’ho voluta chiamare così, unendo parte del nome al cognome») sono entrati i primi tre esemplari di alpaca, giunti dal Piemonte. «Poi piano piano ho acquistato altri capi e adesso ne ho una decina, a cui si sommano tantissimi altri animali, oche, papere, galline, due cani, un asino, un emù, … D’altra parte è una passione di famiglia, ereditata dal nonno».
L’attività principale è, dunque, allevare in libertà questi mammiferi originari delle Ande (a circa 3 mila metri di altitudine) – che col tempo ha imparato a conoscere bene –, che poi vende, in particolare i maschi. «Sono solitamente più “vivaci” delle femmine che, al contrario, sono molto più socievoli, mi riconoscono e mi inseguono, soprattutto quando è il momento di mangiare», dice sorridendo.
D’estate il cibo principale è rappresentato dall’erba fresca dei suoi campi, mentre in inverno, accanto al fieno che è una costante dell’alimentazione, si aggiunge un apposito mangime, ricco di tutti i componenti di cui gli alpaca hanno bisogno. Sono animali curiosi e chi più chi meno anche docili e, in fondo, racconta Federico, non hanno bisogno di particolari cure.
«Fanno parte della famiglia dei Camelidi, quindi presentano due lunghe unghie che se non si consumano, rischiano di arricciarsi e causare dolore, quindi vanno tagliate. Anche i denti – aggiunge – essendo a crescita continua sono da limare per migliorare la crescita e la masticazione».
Spesso l’azienda – che si trova in via Roma – apre le sue porte ai visitatori, diventando anche fattoria didattica: famiglie, curiosi, scolaresche che con grande entusiasmo vogliono conoscere da vicino questa realtà. E non può che essere soddisfatto Federico nel vedere la gioia di bambini e adulti che si avvicinano ai vari Wilma, Silla, Tabata, … («Ho dato a tutti il nome», sorride), perché fa parte del suo sogno trasmettere l’amore e il rispetto per gli animali a più persone possibile.
«Accade anche che sia io, se viene richiesto, a portare qualche esemplare nelle scuole, ed è sempre una grande festa perché sono così belli che suscitano subito interesse e simpatia, essendo molto simili a dei peluches, seppur di dimensioni ben diverse».
Federico – grazie ai suoi alpaca – produce anche lana. «È un prodotto piuttosto pregiato e ricercato, in quanto ha la caratteristica di essere anallergico con una capacità isolante tre volte superiore rispetto alla lana di pecora, oltre che essere una risorsa naturale, rinnovabile, quindi ecologica».
Nel suo allevamento si svolge anche la fase della tosatura che avviene una volta all’anno, tra maggio e giugno. Fino ad ora il giovane si è avvalso della collaborazione di una persona con grande esperienza, formatasi in Australia dove ha tosato migliaia di pecore. «È un’operazione che fa parte di una lunghissima tradizione tramandata di generazione in generazione dalle popolazioni indigene dell’America meridionale – spiega –; uno dei prossimi miei obiettivi è frequentare un corso per imparare questa operazione». Ogni animale produce ogni anno in media dai due ai quattro chili di lana pregiatissima. Al grezzo la fibra costa dai 100 euro al chilo in su, arrivando al prodotto finito a circa 400 euro.
Tra i sogni nel cassetto del giovane c’è anche l’ampliamento dell’azienda. «Vorrei acquistare ulteriori campi per avere la possibilità di accogliere molti più alpaca».
Nel frattempo, poche settimane fa, ha concretizzato un altro desiderio. Poco prima di Natale, infatti, negli spazi dell’azienda ha aperto il punto vendita di capi di abbigliamento realizzati con i pregiati – e ricercati – filati di alpaca. Maglioni, sciarpe, guanti, calzettoni, coperte che, racconta con soddisfazione, «sono già andati a ruba». Federico, dopo aver portato la lana grezza in un’azienda di Vicenza che gliela rende sotto forma di filato, si affida alle sapienti mani di un’artigiana della zona per il confezionamento dei capi a mano.
«Devo dire con soddisfazione che non mi aspettavo un successo del genere, anche se l’interesse verso questi prodotti mi era già stato dimostrato in occasione dell’inaugurazione del negozio, con una grande partecipazione di persone, oltre ogni previsione».
Insomma, la riprova che la strada scelta dal giovane allevatore è quella giusta.
Monika Pascolo
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