Caffè, cacao, soia, olio di palma: come con i nostri consumi stiamo deforestando il mondo



Mai come negli ultimi mesi abbiamo parlato di prezzi delle materie prime, cioccolato in primis. La domanda globale di prodotti come caffè, cacao, olio di palma, soia ha continuato, negli ultimi anni, a superare la capacità di produzione, causando un crescente rialzo dei prezzi ma anche l’espansione delle coltivazioni nei paesi produttori, a discapito delle grandi foreste pluviali e di interi ecosistemi. Nel trentennio che va da 1990 al 2020 le stime della FAO ci dicono che nel mondo sono stati abbattuti 420 ettari di foresta (un’area più estesa dell’intera Unione Europea): lasciamo ai lettori l’ovvia valutazione di quanto questo abbia influito e influisca sulla produzione di CO2 e sull’aggravarsi del cambiamento climatico.

Se la lotta non si fa globale non funziona

Sempre secondo i dati FAO, nonostante tutte queste materie prime siano prodotte altrove, il loro consumo all’interno dell’UE contribuisce a circa il 10% della deforestazione mondiale, con l’olio di palma e la soia – utilizzata anche nell’alimentazione degli allevamenti intensivi – a rappresentare più dei due terzi di questa percentuale. Basandosi su queste analisi, il Parlamento Europeo, nell’ambito di una strategia volta a combattere il cambiamento climatico a livello globale – e non solo sul territorio europeo – ha messo in campo misure che riguardano l’agricoltura e la deforestazione. Così è stato adottato, il 19 aprile 2023, il Regolamento sulla Deforestazione, che mira a prevenire la deforestazione connessa al consumo nell’Unione di cacao, caffè, olio di palma, soia, legno, compresi i prodotti che contengono, sono stati alimentati con o sono stati fatti utilizzando questi prodotti (ad esempio capi di bestiame, cuoio, cioccolato, carta e mobili).

Il Regolamento è entrato in vigore il 29 giugno 2023 e, originariamente, le sue disposizioni dovevano essere applicate dalle imprese a decorrere dal 30 dicembre 2024. Come prevedibile, però, le nuove regole, sebbene necessarie, hanno suscitato accese reazioni tra le associazioni che rappresentano le imprese dei settori coinvolti. Per molte di esse, la conformità a queste normative richiede importanti cambiamenti nelle modalità di approvvigionamento e nella gestione della produzione. In risposta alla richiesta di una maggiore flessibilità per adattarsi alle nuove disposizioni, è stato deciso dal Parlamento di posticipare l’entrata in vigore della normativa al 30 dicembre 2025.

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Cosa dice il Regolamento sulla deforestazione

La normativa si prefigge l’obiettivo promuovere un approccio responsabile alla produzione agricola e forestale. Come? La nuova legislazione prevede che le aziende potranno vendere nell’UE solo i prodotti il cui fornitore abbia rilasciato una dichiarazione di “diligenza dovuta” (due diligence in inglese) che attesti che il prodotto non proviene da terreni deforestati e non ha contribuito al degrado di foreste, comprese le foreste primarie insostituibili, a partire dal 31 dicembre 2020. Come richiesto dal Parlamento, le imprese dovranno inoltre verificare che tali prodotti siano conformi alla legislazione pertinente del paese di produzione, anche in materia di diritti umani, e che i diritti delle popolazioni indigene interessate siano stati rispettati.
Lo scopo è garantire che le materie prime e i prodotti derivanti da esse, come la carne bovina, siano immessi sul mercato dell’Unione Europea solo se rispettano i principi della “deforestazione zero”. La Commissione classificherà i paesi, o parti di essi, come a basso rischio, rischio standard o alto rischio entro 18 mesi dall’entrata in vigore del nuovo regolamento. Per i prodotti provenienti da paesi a basso rischio è prevista una procedura di diligenza dovuta semplificata.
Le autorità competenti dell’UE avranno accesso alle informazioni fornite dalle società (ad esempio le coordinate di geolocalizzazione) ed effettueranno monitoraggi via satellite e analisi del DNA per verificare la provenienza dei prodotti.

Le conseguenze del nuovo regolamento

Per le aziende, le sanzioni in caso di violazione prevedono un’ammenda (massima) pari almeno al 4% del fatturato annuo totale nell’Ue. C’è poi da valutare un’altra conseguenza, che è quella che inevitabilmente ricadrà sui consumatori e sugli artigiani: gli esperti prevedono che i prezzi di molte materie prime coinvolte aumenteranno ancora sui mercati internazionali, a causa dei costi aggiuntivi derivanti dalla certificazione “deforestazione zero” e dall’adattamento alle nuove normative. Tuttavia, il periodo di transizione, dovrebbe garantire alle aziende l’opportunità di esplorare soluzioni alternative, garantendo al contempo che i consumatori siano tutelati da eventuali pratiche commerciali scorrette.



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