Nei primi undici mesi del 2024, in Emilia-Romagna, sono morte 91 persone per causa di lavoro, con età media prevalente tra i 41 ed i 65 anni. Un numero più alto rispetto a quello del 2023, che era di 84. I settori più coinvolti, ancora una volta, rimangono quelli dell’industria e dei servizi, con un fenomeno da evidenziare, ovvero il sensibile aumento di morti ultra 65enni per cause di lavoro.
In provincia di Rimini, nel 2024, i morti sono stati otto, con una variazione del +166,7% rispetto all’anno precedente, quando Rimini era la provincia più sicura di quelle emiliano-romagnole, con “soli” tre decessi in un anno.
In aumento anche gli infortuni denunciati. Nel periodo gennaio-novembre 2024, in provincia, parliamo di circa 450 infortuni denunciati ogni mese, 4.856 in totale, con una variazione del +3,6% sul 2023. Un dato in controtendenza rispetto al trend regionale, che invece è in flessione del -1,8%. La provincia risulta dunque essere il territorio con l’aumento maggiore di denunce rispetto al resto delle province.
Quanto al capitolo sulle malattie professionali, tra il 2023 e il 2024, in Emilia-Romagna, c’è stato un surplus di denunce pari a +14,7%: 6.033 nel 2023, 6.922 nel 2024. Rimini, insieme a Piacenza (+35,4%) e Parma (+25,8%), registra un’impennata significativa: +24,6%, per un totale di 496 denunce.
Sicurezza sul lavoro: Rimini da bollino rosso
In generale, la fascia di età dove si è concentrata la maggior parte degli infortuni è stata quella 41-65 anni. Il settore che, in provincia di Rimini, conta il maggior numero di infortuni è quello delle attività di servizi e alloggio e ristorazione: 556, in aumento sul 2023 e con un peso del 13,4% sul totale. Continuano a essere numerosi, e in forte aumento sul 2023, anche quelli nei settori della sanità e del sociale: 400 (erano 358 l’anno scorso).
Restano ad alta incidenza di infortuni i settori delle costruzioni (8,5%), del commercio all’ingrosso e riparazione autoveicoli (9,3%), del noleggio e servizi supporto alle imprese (4,6%), oltre al settore metalmeccanico (3,2%).
Nel periodo gennaio-novembre 2024, il 31,7% delle denunce di malattia professionale in provincia di Rimini ha riguardato donne, essendo 157 su 496 (in aumento rispetto allo stesso periodo del 2023, quando le denunce da parte di donne erano state 118). Tra le patologie denunciate si rileva un’incidenza percentuale superiore alla media regionale per quelle legate al sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo; 73,8% in provincia di Rimini, contro il 78,8% regionale.
Pensioni e stipendi bassissimi, poco lavoro e troppi crimini: la vita a Rimini spiegata con i dati
A Rimini si lavora male e si viene pagati poco
Scarsa disponibilità di lavoro, professioni poco sicure e paghe basse. È questo il quadro della situazione lavorativa descritta dai dati Inail gennaio-novembre 2024 e rielaborati da Cgil Rimini.
Guardando ai numeri si assiste a una forbice che si sta divaricando tra ammortizzatori sociali e sicurezza sul lavoro: da un lato aumenta l’utilizzo di cassa integrazione di oltre 80% sul 2023; dall’altro aumentano i morti sul lavoro, oltre a infortuni e malattie professionali. Si sta perciò assistendo a un rapido e progressivo deterioramento della qualità del lavoro in un territorio, quello della provincia di Rimini, che già non brilla per quanto attiene alla qualità del reddito da lavoro dipendente nei settori privati.
Il tavolo provinciale su Legalità e sicurezza in provincia di Rimini, che secondo Cgil “va urgentemente riattivato”, mira ad arrivare a un accordo che coinvolga sia il settore pubblico che quello privato in un processo volto a invertire la tendenza. Un aspetto centrale per affrontare il problema, sottolineano, è il “rafforzamento degli organismi di vigilanza, il cui organico risulta ancora inadeguato rispetto alle reali esigenze”.
“È inoltre essenziale – prosegue la sigla sindacale – migliorare il coordinamento delle attività ispettive e creare un sistema integrato che permetta di mettere in rete le banche dati di Inps, Inail e delle Camere di Commercio, al fine di consentire un accesso agevole a tutte le forze ispettive. Serve maggiore agibilità per i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls), per i rappresentanti territoriali (Rlst) e per i delegati di sito, che attualmente sono spesso limitati a ruoli meramente burocratici, senza diritti reali e capacità di intervento”.
Cgil Rimini conclude chiedendo “l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro nel codice penale e la creazione di una procura speciale a livello nazionale dedicata esclusivamente a questa materia, per dare un segnale forte di tutela della vita dei lavoratori”.
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