La democrazia va difesa dalle fake news e dall’uso selvaggio dell’Intelligenza artificiale
ROMA – Il pluralismo dell’informazione è garanzia di democrazia. Un principio, questo, attorno al quale ruota la vita democratica di un Paese e sul quale in più occasioni – non ultima l’inaugurazione della mostra fotografica realizzata al Maxxi di Roma in occasione degli 80 anni dell’agenzia Ansa – si è espresso il Capo dello Stato, Sergio Mattarella.
Viviamo in un periodo storico in cui il ruolo dei giornalisti viene sempre di più condizionato da un vuoto normativo che non ne garantisce le peculiarità e la professionalità. Assistiamo a un crescente proliferare delle fake news, che prenderà ulteriore vigore dopo l’abolizione del fact-checking da parte dei principali social network, lasciando, quindi, solo alle testate giornalistiche l’unicità di fornire notizie vere e verificate. Una unicità che ha un costo rilevante in termini di investimenti editoriali e di valore umano.
PROMUOVERE LA LETTURA DEI GIORNALI E PREVEDERE UN BONUS STATALE
A SUPPORTO DELLE TESTATE GIORNALISTICHE CHE FANNO INFORMAZIONE
Se da un lato andrebbe maggiormente promossa, almeno dalle scuole superiori, la lettura dei quotidiani, dei periodici, delle testate digitali, delle agenzie di stampa, assieme all’abitudine a seguire in modo consapevole un telegiornale, un podcast informativo o un giornale radio, serve da parte dello Stato un intervento a supporto dell’investimento in informazione. Sarebbe utile prevedere un bonus che vada a sostenere gli abbonamenti digitali alle testate giornalistiche, consentendo alle persone, ma soprattutto ai giovani, di affacciarsi al mercato dell’informazione diversificando tra l’offerta giornalistica esistente.
CALENDARIZZARE LA RIFORMA DEL SETTORE INFORMAZIONE
Come Federazione Italiana Giornalismo Editoria Comunicazione, federata Cisal, chiediamo da tempo una riforma complessiva del settore le cui norme hanno oltre sessant’anni mentre l’evoluzione viaggia alla velocità dell’algoritmo. È importante parlare di regolamentare l’Intelligenza artificiale (IA), ma è altrettanto fondamentale scrivere norme moderne per rendere i media competitivi o almeno in grado di esserlo.
Come Figec Cisal abbiamo condiviso la Carta di Trieste sull’Intelligenza artificiale promossa dall’Associazione Culturale Studium Fidei e redatta in forma libera coinvolgendo professionisti ed esperti di vari settori.
LA CARTA DI TRIESTE SULL’IA CHIEDE REGOLE PRECISE
Con la Carta di Trieste, all’art. 4 dedicato a “IA e libertà e tutela della informazione giornalistica” viene che ribadito che:
«L’informazione è un presidio di democrazia e in tal senso va tutelata. E a tale fine, l’IA può essere un valido ausilio per coadiuvare e non sostituire il lavoro dei giornalisti.
La produzione giornalistica di qualunque tipo o genere a mezzo della IA deve rispettare le norme deontologiche volte a tutelare i diversi attori dell’informazione. I contenuti giornalistici sono garantiti dal diritto d’autore e non possono essere utilizzati per la creazione di testi privi di indicazione della fonte; gli articoli prodotti dall’IA vanno chiaramente identificati per consentire ai lettori un’informazione consapevole. È altresì indispensabile che venga certificato in quali video si è utilizzata l’IA per le traduzioni in diverse lingue, quando si è tradotto con il morphing (facendo sì che la persona ripresa parli lingue che non conosce e che risulti muovere la bocca in accordo con le suddette lingue), quando siamo in presenza di un eventuale Avatar. Altrettanto indispensabile è certificare le immagini create dall’IA in quanto tali e l’adozione di sistemi che la stessa IA è in grado di offrire per individuarle distinguendole dalle immagini non modificate o non false. La presenza dei minori nei social media deve rispettare le norme poste dal legislatore a tutela dei più deboli nei settori dell’informazione anche audiovisiva, della comunicazione e in ambito cinematografico».
IL “LIBERI TUTTI” SUI SOCIAL MEDIA È UN RISCHIO SOCIALE
E se da un lato le norme sulla professione giornalistica sono precise e dettagliate, dall’altro assistiamo a un proliferare di algoritmi che con l’ulteriore “liberi tutti” dei principali social network globali porterà a un proliferare di fake news davvero pericoloso. Per tale ragione è quanto mai necessario porre delle norme e delle responsabilità in capo a coloro i quali gestiscono i flussi all’interno dei social network.
REGOLAMENTARE LE RESPONSABILITÀ PER CHI PROGETTA,
SVILUPPA, GESTISCE E UTILIZZA GLI ALGORITMI NEL WEB
In tal senso, all’art. 10 della Carta di Trieste, si chiede al legislatore di porre mano a questa pericolosa deriva ponendo delle chiare responsabilità come citato all’art. 10 della Carta stessa.
Art. 10 – IA e responsabilità per il suo utilizzo: «È obiettivo primario definire un sistema regolatorio che individui le responsabilità in caso di decisioni sbagliate e dannose assunte dalla IA. Sviluppatori e progettisti: coloro che creano e sviluppano l’IA potrebbero essere ritenuti responsabili se il danno è dovuto a difetti dell’algoritmo. Proprietari e gestori dell’IA: coloro che utilizzano o gestiscono l’IA potrebbero essere considerati responsabili se il danno è avvenuto durante l’utilizzo o a causa di decisioni prese attraverso l’IA, soprattutto nel caso abbiano contribuito allo sviluppo e alla personalizzazione del sistema. Fornitori di dati: se il danno fosse causato da informazioni errate o pregiudizievoli fornite all’IA, anche i fornitori di dati potrebbero essere coinvolti nella responsabilità. Utenti finali: se l’utente finale non seguisse le istruzioni corrette o avesse utilizzato in modo improprio l’IA, potrebbe essere considerato egli stesso corresponsabile». (giornalistitalia.it)
Andrea Bulgarelli
coordinatore Gruppo di studio sull’IA della Figec Cisal
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