Nicolò Patera incontra Stefano Frisenna, Responsabile tecnico del settore giovanile Squinzano. In un’accurata intervista, le sensazioni, gli obiettivi e le aspettative del Mister.
1) Mister, innanzitutto una domanda più di cuore, piuttosto che tecnica: quali sono le sensazioni che si provano, ad essere il responsabile tecnico del settore giovanile, della squadra del tuo paese?
“Innanzitutto, io ho cercato di operare in maniera professionale per qualsiasi maglia abbia indossato in questi 12 anni di settore giovanile, ma a Squinzano le sensazioni e l’aspetto emotivo, per uno come me proveniente appunto da una famiglia squinzanese e immersa attivamente e da sempre nel mondo del calcio, sono difficili da descrivere . Io a 5 anni vivevo al terzo piano dello storico hotel Astor in Piazza Plebiscito, dove vivevano i calciatori, e lì respiravi calcio in ogni angolo. Non è mai esistita altra squadra e altri colori…fare il responsabile del settore giovanile mi impone di tenere a bada l’emotività e riservarla solo ai 100 minuti da tifoso della prima squadra per continuare ad avere il giusto equilibrio professionale e garantire la crescita del fenomeno giovanile al servizio di una società di primissimo livello in una piazza storica del calcio”.
2) All’esordio assoluto del settore giovanile bianconero, che bilancio può tracciare di questi primi mesi di attività?
“Siamo a metà della stagione 24-25, un primo bilancio non può che essere positivo, anzi, forse oltre le aspettative. I numeri non mi piacciono in genere ma indicano la fiducia che ci è stata data da giovani e dalle loro famiglie con 280 tesserati, dai piccoli amici alla juniores. Tutte le categorie stanno rispondendo bene sia in termini di crescita che di risultati sportivi, avendo conquistato con primi e secondi posti l’accesso alla fase regionale con tutte le categorie. Purtroppo, per una legge datata che, ahimè rispettiamo doverosamente, non potremo partecipare al regionale con l’under 15 e 17 mentre lo faremo con la 14 e la 16 (categorie sperimentali) in quanto al primo anno nel settore giovanile; l’anno prossimo, invece, avremo diritto a tutto”.
3) Il campionato della Juniores regionale ha portato ad aggregare in prima squadra diversi giovani ragazzi. Quanto è importante per lei che le nuove leve bianconere facciano esperienza anche in un campionato come quello della Prima Categoria?
“Il passaggio determinante, quello che fa capire veramente il grado di evoluzione e maturità di un ragazzo è proprio quello, il passaggio nei senior. Io penso che siamo in un momento storico che ha indebolito le nuove leve attraverso l’iperprotettività genitoriale, eppure con mille difficoltà, in un campionato che non obbliga la presenza degli under attraverso la continua interazione con mr. Politi e il suo staff, abbiamo fatto esordire diversi giovani e li abbiamo accostati periodicamente proprio per fa respirare l’ aria della settimana della prima squadra che può farli crescere tanto, in primis sul lato umano. Questa interazione è importantissima per il futuro”.
4) Quanto è importante per lei coltivare dei giovani talenti e gestire in modo professionale un settore giovanile nel mondo dei dilettanti?
“Noi abbiamo l’obbligo morale di comportarci da professionisti pur operando nei dilettanti, è l’unica strada per darsi un taglio operativo efficace. Coltivare i giovani talenti è una missione dove bisogna spogliarsi dell’ego umano e capire che la priorità sono i ragazzi. Io, dopo un breve passaggio nei grandi, son voluto ritornare nei settori giovanili proprio perchè la non pressione del risultato giustissima e fisiologica nei grandi, ti permette di lavorare a lungo termine con una condizione prioritaria nel mondo giovanile che è la pazienza. Per me non è importante, di più”.
5) Squinzano ha risposto molto bene quest’estate ai numerosi stage che sono stati promossi, tanti giovani si sono affacciati e proposti al mondo del calcio. E’ un passo in avanti, secondo lei, in un mondo come quello del calcio che è in continua evoluzione?
“Si è vero, il calcio è in continua evoluzione, in particolare negli aspetti metodologici e gestionali, ma non dimentichiamo mai che il gioco del calcio in se e per se, nei suoi principi cardine, è sempre quello, far gol e non prendere gol. Tra i mille studi, poi, che hanno complicato le cose e spesso le hanno allontanate, non è un caso che oggi con tanti scienziati calcistici si fatichi a far venire fuori i giocatori, perchè spesso queste scienze tolgono al giovane l’estro e la fantasia spostandolo verso cose strategiche con cui non sono d’accordo. Il fatto che si affaccino ogni anno tantissimi ragazzi agli open day col sogno di diventare calciatori in qualsiasi fascia d’età è figlio del fenomeno mediatico calcio. Ragazzi e genitori sperano nel campione che potrà diventare. Non so quanto questo sia un passo in avanti nel far crescere calciatori, per i quali è invece necessario creare un ambiente educativo e di crescita attraverso lo sport”.
6) Quali sono gli obiettivi futuri che si è proposto, lei insieme ai suoi collaboratori, per il futuro del settore giovanile bianconero?
“Noi vogliamo dare a tutti i bambini la possibilità di divertirsi creando un ambiente di apprendimento educativo a 360 gradi, ma al tempo stesso vogliamo che si rispettino i fattori fisiologici di ciascuno nel percorso che li porta a crescere passando da una categoria all’altra, in maniera sempre più sempre più attinente e consona alla formazione del calciatore. Questo lo si potrà fare potenziando ogni anno lo staff con figure professionali (le strutture sono già al top), dai tecnici Figc abilitati ai responsabili dell’area motoria, dai pedagogisti ai medici specializzati nello sport, e già adesso, al primo anno, lo abbiamo in gran parte fatto”.
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