Kelly Doualla, a 15 anni suo il record europeo U18 nei 60 metri: la sua storia

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Il liceo a Pavia, gli allenamenti con i maschi e la Fraser come idolo. La mamma: “Un fulmine già a tre anni, ci dice solo di fidarsi di lei”




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Un lampo nel futuro. E quel doppio nome di battesimo che porta già nel destino l’assonanza con una delle più grandi velociste della storia. L’atletica, e lo sport in generale, ci ha purtroppo abituato a veder consumarsi in fretta giovani stelle accompagnate dall’ombra ingombrante della predestinazione, ma quello che ha fatto sabato ad Ancona Kelly Ann Doualla assomiglia davvero alla pagina iniziale di un romanzo potenzialmente da leggenda. Una prestazione irreale, da brividi: 7”23 sui 60 metri indoor, a 15 anni e due mesi, con la prima delle avversarie lasciata a 10 metri, in una gara così breve. È la miglior prestazione europea U18 di sempre, nonché la terza al mondo, e a livello tricolore si colloca al quarto posto assoluto dietro il 7”02 del record nazionale della Dosso, al 7”19 della Masullo e il 7”20 della Levorato. 

Veloce dalla culla

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Nella stagione che ha catapultato sulla scena planetaria dello sprint il diciassettenne australiano Gout Gout e il quindicenne britannico Divine Iheme, il panorama femminile viene dunque illuminato e sconvolto da una ragazza nata a Pavia da genitori camerunesi (ma cittadini italiani) che studia al Liceo di Scienze applicate con curvatura sportiva. Di lei, che con la famiglia vive a Sant’Angelo Lodigiano, si cominciò a parlare già nel 2022, quando negli 80 metri degli Studenteschi si impose con un tempo migliore del vincitore maschile della sua categoria (9”79 contro 9”90) e qualche giorno dopo fece un balzo da 6.11 nel lungo: a 13 anni…. Una crescita imperiosa e costante, che nell’ultima estate l’ha portata fino a 11”46 nei 100 e a 6.26 in lungo. La saetta di Ancona, invece, era stata preceduta dal 7”27 del debutto indoor l’11 gennaio. D’altronde, come racconta mamma Hortense, operatrice sanitaria come il marito (la coppia ha un altro figlio di 21 anni, Franck, che per diletto gioca a calcio in 2a categoria), Kelly ha forse imparato prima a correre che a camminare: “Al parco, fin da quando aveva tre anni, dovevamo inseguirla e così, quando ha iniziato le elementari, l’abbiamo iscritta ad atletica”. In realtà, la signora Doualla Edimo all’inizio aveva altre aspirazioni: “L’ho mandata a lezione di tennis, perché sognavo di ritrovarmi in casa una nuova Serena Williams, ma l’atletica l’ha sempre stimolata di più. Ha giocato anche a calcio, ma lì dipendi dai compagni, mentre in pista sei sola con te stessa, e a lei sono sempre piaciute le responsabilità, perciò l’abbiamo sempre assecondata”. Ma senza pressioni: “Mia figlia è una quindicenne di oggi, con i suoi interessi e le sue amicizie, a scuola ha un rendimento brillante, ma in casa non parliamo quasi mai della sua attività agonistica, di come si sta preparando, di come si sente, nemmeno alla vigilia delle gare. Ci dice soltanto ‘mamma, papà, fidatevi di me'”. 

Ispirazione

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Da un anno e mezzo, la Doualla è allenata da Walter Monti alla Cus Pro Patria Milano: “Che dire, i tempi parlano per lei, è qualcosa di sensazionale: e non avevamo nemmeno finalizzato la stagione indoor, visto che il lavoro è focalizzato ai prossimi anni. Ha piedi favolosi, la sua qualità migliore è l’esplosività nei primi 20 metri, ma nell’ultimo anno è cresciuta molto nella fluidità della corsa, a cui stiamo dando grande attenzione. Però le ripetute le fa con i ragazzi, perché è troppo più forte delle sue coetanee. Un difetto? È pigra, non salta mai un allenamento ma non è che si sbatta…”. Tuttavia, se i risultati sono questi… “Non forzeremo i ritmi — spiega il coach — abbiamo impostato un programma a lungo termine e non c’è motivo di aver fretta, anche se è lei che sta bruciando le tappe. La pressione mediatica? Ha la testa sulle spalle, vive tutto con grande leggerezza, anche se la riconoscono già: di ritorno da Ancona, in autogrill, ha perso dieci minuti a fare selfie”. C’è un mito da inseguire? “Certo — conclude Monti — lei stravede per Shelly-Ann Fraser, anche perché hanno un nome molto simile”. Una signora da tre ori olimpici: mica male come ispirazione.

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