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Negli Stati Uniti di Donald Trump, una nuova forma di teocrazia sembra emergere, unendo politica, capitale e religione in un intreccio inestricabile. Con Trump come figura centrale, un nuovo “Papa”, e Elon Musk come uno dei suoi “cardinali”, l’America sta vivendo una trasformazione che supera il tradizionale concetto di democrazia capitalista, avvicinandosi a una fusione sacra tra potere e ricchezza.
Trump e le radici storiche dell’Imperialismo
Il discorso e le politiche di Trump si inseriscono in una lunga tradizione imperialista degli Stati Uniti, una traiettoria che ha attraversato varie amministrazioni e decenni. Le sue dichiarazioni su territori come la Groenlandia e Panama, sebbene appaiano eccentriche, non sono altro che un aggiornamento della dottrina imperialista americana.
Dalla fine degli anni ’90, sotto l’influenza americana, ha preso piede l’era delle “merger & acquisition”, un processo di espansione in cui le aziende si fondono per creare colossi di mercato, capaci di instaurare monopoli o oligopoli. Questo fenomeno potrebbe essere descritto come una “corsa alle dimensioni”, finalizzata a formare campioni assoluti in grado di eliminare la concorrenza.
Sembra che Trump abbia cercato di applicare questo modello anche alla politica statale e geopolitica. È in questo contesto che si inseriscono la richiesta di acquisto della Groenlandia e le dichiarazioni sul Canada come potenziale 51° stato dell’Unione.
In Groenlandia, il movimento indipendentista ha trovato nuovo vigore, spinto dall’idea di essere acquisiti dagli Stati Uniti e rivendicando la sovranità dalla Danimarca. Con la possibilità che un referendum per l’autonomia piena possa tenersi già quest’anno, Trump ha inviato suo figlio in missione sul territorio per sondare la situazione.
Allo stesso modo, il suo approccio duro e violento sull’immigrazione riflette una realtà già presente nel tessuto sociale e politico americano, esacerbata ma non creata ex novo durante il suo mandato.
La liturgia dell’inaugurazione
L’Inauguration Day di Trump è stato uno spettacolo di sfarzo e simbolismo religioso che ha aggiunto un nuovo elemento liturgico alla politica americana. Le bibbie e le cerimonie che hanno caratterizzato il suo insediamento vanno oltre il kitsch postmoderno, per trasformarsi in un rito carico di significato religioso.
L’evento ha segnato un passaggio ulteriore verso una sacralizzazione della politica, dove il denaro e il potere si fondono in una sorta di messianismo capitalista. Siamo più dalle parti di The Handmaid’s Tale, la serie cult su Netflix, che a un neofascismo 2.0.
L’altro punto centrale è la presenza dei super magnati come Musk, Bezos e Zuckerberg sempre più attivi nel panorama politico americano, che non può essere ridotta a semplice opportunismo economico. In questo nuovo ordine, il capitale non è solo uno strumento di potere, ma è divenuto consustanziale alla stessa essenza dell’America di Trump.
Musk, in particolare, rappresenta la fine di ogni distinzione tra gli interessi del capitale e l’azione di governo. La sua influenza nel governo mostra come il capitale abbia assunto un carattere sacro, regolando ogni aspetto della vita quotidiana e della politica.
La fusione del materiale e del sacrale
In questa teocrazia moderna, non c’è spazio per mediazioni o pensieri che si emancipino dalle ragioni del capitale. L’America di Trump è un luogo dove tutto è negoziabile, tranne il sacro legame con il denaro.
Il percorso storico che ha portato gli Stati Uniti a questa trasformazione è il compimento di una lunga evoluzione, dove il capitale è diventato non solo l’obiettivo, ma anche il mezzo e il simbolo della religione americana.
Con Trump come “Papa” e figure come Musk come “Cardinali”, la nuova religione americana del capitale governa senza alcuna distinzione tra il materiale e il simbolico. In questa nuova era, il denaro è il sacramento supremo, e la politica si svolge come una liturgia perpetua al servizio del potere economico.
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