Nelle ultime uscite, le prime del 2025 e da first lady to be, ha scelto Dior in più occasioni (i suoi amati tailleur con giacca Bar), ma anche Dolce&Gabbana e Valentino (un abito della collezione del 2019 per il funerale di Jimmy Carter). Tre indizi che sembrerebbero confutare la tesi un look europeo per Melania Trump all’attesissimo Inauguration Day 2025. La tradizione vorrebbe la first lady indossare un abito made in USA, ma la moda americana non ha mai nascosto il suo melanimo nei confronti del tycoon e di riflesso della moglie. Nel secondo mandato di Trump, la first lady sarà ancora emarginata dall’establishment modaiolo americano?
Per l‘Inauguration Day 2017, Melania Trump sfoggiò un completo in cachemire color carta da zucchero di Ralph Lauren. Una scelta di stile di cui si parlò molto perché all’epoca molti designer, tra cui Marc Jacobs a Tom Ford, si rifiutarono pubblicamente di appoggiare la presidenza di Trump e di conseguenza di vestire la sua sposa. “Per noi era importante mantenere e celebrare la tradizione di creare uno stile americano iconico per questo momento” comunicò Ralph Lauren all’epoca con una nota stringata e senza dubbi poco celebrativa.
La moda americana è sempre stata oppositiva nei confronti di Melania, e a raccontarlo senza filtri è stato Hervé Pierre, direttore creativo di Carolina Herrera dal 2002 al 2016 e designer che nel 2017 confezionò l’abito indossato dalla ex modella nella serata di gala che segue la cerimonia d’insediamento e da allora suo consulente di stile. “L’industria della moda non è molto accogliente con Melania, non è un segreto”, ha detto a WWD, ” il 95% di quello che Melania Trump indossa viene acquistato in negozio”. Nessun invito privato in showroom, bozzetti personalizzati, chiacchierate con i designer ma uno shopping libero e senza endorsment.
“La signora Trump è una cliente di lunga data della nostra boutique di New York. Ha una profonda comprensione di ciò che funziona meglio per lei e per il suo stile di vita”, aveva commentato Micheal Kors in merito ai look del suo marchio indossati da Mrs Trump, attraverso un comunicato in cui fondamentalmente ha preso le distanze. Sempre secondo le confidenze di Hervé Pierre, la prossima inquilina della Casa Bianca, sarebbe anche stata allontanata in malo modo da una boutique di un noto marchio USA nel cuore di New York. “Capisco che si possa criticare la signora Trump, ma dire a qualcuno che viene a fare shopping, a prezzo pieno ‘Non sei il benvenuto qui’ è qualcosa che non mi sarei mai aspettato”, ha raccontato, “non dico il nome perché non voglio fargli pubblicità gratuita”.
Sono diversi gli esponenti della moda statunitense che si sono schierati pubblicamente con Kamala Harris e contro Trump, senza contare l’appoggio di Anna Wintour fervente democratica, che ha una forte influenza nel settore e ha detto senza mezzi termini di non stimare e supportare The Donald e la sua famiglia.. D’altro canto però vestire una first lady, considerando l’immensa copertura mediatica, è sempre una pubblicità senza precedenti. “La cerchia di stilisti nazionali e internazionali oggi sanno che, indipendentemente dal fatto che amino o detestino Melania, sarà una forza influente nella moda per i prossimi quattro anni”, scrive il Daily Mail analizzando lo scenario.
Con il Trump 2.0 sarà ancora cosi? “Quando il presidente Trump è stato eletto per la prima volta nel 2016, Melania è stata trattata davvero molto male. Gli stilisti si sono espressi contro di lei e si sono rifiutati di vestirla”, ha rivelato Toni Holt Kramer, fondatrice delle Trumpettes USA, “è stata evitata e trattata in modo orribile, ma ha agito solo con classe. Deve essere stato difficile per lei. Ora la gente la supplica di vestirla. L’umore è molto diverso”. Secondo le sostenitrici del neo eletto presidente Usa, oggi, “la gente ha votato in massa a favore del presidente Trump, quindi, ovviamente, tutti vogliono vestire Melania”. La prova del nove alla cerimonia di insediamento e alle prime uscite da flotus.
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