Gli interventi di restauro e risanamento conservativo consistono in opere edilizie finalizzate alla protezione e alla conservazione di edifici di rilevanza storica, artistica o culturale, e non solo. Includono il consolidamento, il recupero e la sostituzione degli elementi strutturali dell’edificio, l’integrazione di componenti accessori e impianti necessari per soddisfare le esigenze funzionali, e la rimozione di elementi non pertinenti alla struttura edilizia. Ma cosa sapere su questi due interventi e quali differenze sussistono?
La definizione di risanamento e restauro conservativo
Il risanamento conservativo comprende tutti gli interventi mirati a garantire la funzionalità di un edificio, preservandone al contempo le caratteristiche tipologiche, formali e strutturali. Questa categoria di opere è disciplinata dall’articolo 3, comma 1, lettera C del Testo Unico dell’Edilizia (TUE), che la accomuna ai lavori di restauro per finalità e peculiarità.
Il restauro conservativo è disciplinato dal d.lgs. n. 42/2004, comma 4, e si riferisce agli interventi finalizzati alla conservazione di edifici con valore storico-artistico. A differenza del risanamento conservativo, questa tipologia di lavori si applica principalmente a strutture soggette a vincolo della sovrintendenza per i beni architettonici. Tali edifici sono inclusi nel “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, come previsto dal Decreto Legislativo sopra citato.
Esempi di restauro e risanamento conservativo
Prendiamo dunque alcuni esempi pratici di interventi riconducibili al restauro e al risanamento conservativo, come ad esempio opere destinate a eliminare o prevenire situazioni di degrado, adeguamento delle altezze dei solai, purché sia mantenuta la volumetria esistente o realizzazione di aperture per finestre al fine di migliorare la ventilazione degli ambienti.
Che differenza c’è tra restauro e risanamento conservativo e manutenzione straordinaria
Come analizzato, il restauro conservativo si applica a edifici vincolati dai beni culturali e paesaggistici (come indicato dal d.lgs. n. 42/2004). Comprende attività per mantenere e preservare gli elementi originali, senza modificare la struttura, e può includere interventi di consolidamento o integrazione. Il risanamento conservativo riguarda edifici non necessariamente vincolati alla categoria storico-culturali, con obiettivo di conservarne gli elementi strutturali e formali, migliorandone la funzionalità. Permette modifiche leggere, come l’apertura di finestre o l’adeguamento dei solai, senza alterare la volumetria complessiva.
La manutenzione straordinaria comprende interventi necessari per rinnovare o sostituire parti anche strutturali dell’edificio senza però modificarlo; s’intende dunque, per esempio, la sostituzione di infissi, il rifacimento d’impianti o di tetti.
Restauro e risanamento conservativo: CILA o SCIA?
Per gli interventi di ristrutturazione, restauro e risanamento conservativo, la scelta tra CILA (Comunicazione Inizio Lavori Asseverata) e SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) dipende dalla tipologia e dall’entità dei lavori.
Per gli interventi di restauro e risanamento conservativo “leggero” si presenta la CILA, mentre per interventi di restauro e di risanamento conservativo più complesse che riguardano le parti strutturali dell’edificio si presenta necessaria la SCIA.
Che differenza c’è tra restauro e ristrutturazione?
La principale differenza tra restauro e ristrutturazione riguarda gli obiettivi e gli approcci degli interventi edilizi. Il restauro è un intervento finalizzato alla conservazione e valorizzazione di edifici di valore storico, artistico e culturale.
L’obiettivo del restauro è preservare l’integrità dell’edificio, dunque non alterando parti strutturali, decorative o architettoniche che ne definiscono il valore storico. Difatti, gli interventi di restauro si concentrano sul recupero dei materiali, sul restauro delle facciate, sul ripristino di decorazioni artistiche e sul consolidamento delle strutture, senza alterare l’aspetto originario dell’edificio.
Di contro, la ristrutturazione è un intervento edilizio che comporta la modifica e trasformazione sostanziale di un edificio. L’obiettivo della ristrutturazione di una casa o di un altro tipo di immobile è migliorare la funzionalità dell’immobile o adeguarlo alle normative moderne – come quelle antisismiche, energetiche o di sicurezza. A differenza del restauro, la ristrutturazione può comportare modifiche radicali alla struttura, alla disposizione degli spazi o agli impianti.
Cosa si intende per ristrutturazione conservativa?
La ristrutturazione conservativa è un intervento edilizio che mira a mantenere le caratteristiche storiche e architettoniche di un edificio, pur apportando modifiche necessarie a garantirne la funzionalità e la sicurezza. A differenza del restauro o del risanamento conservativo, che si concentrano più sulla conservazione e il recupero degli elementi originali, la ristrutturazione conservativa può comportare modifiche strutturali e funzionali pur mantenendo intatti gli aspetti principali dell’edificio.
Come funziona il risanamento?
Il risanamento conservativo inizia con una valutazione approfondita dell’edificio per identificare il degrado e le criticità da risolvere, intervenendo solo dove necessario per preservarne la struttura originaria. Successivamente, si procede al ripristino delle caratteristiche storiche e architettoniche utilizzando materiali e tecniche compatibili con quelli originali (spesso ricorrendo a metodi tradizionali e artigianali). Oltre a salvaguardare l’estetica, si va così a garantire la sicurezza strutturale con interventi come il consolidamento statico e l’aggiornamento degli impianti tecnologici. In alcuni casi, si possono apportare modifiche parziali, ad esempio per adattare l’edificio a un nuovo utilizzo, purché rispettino l’identità e l’integrità dell’opera.
Le detrazioni fiscali possibili
È possibile usufruire del bonus ristrutturazione anche per interventi di restauro e risanamento conservativo. La detrazione fiscale copre tutte le spese sostenute entro il 31 dicembre 2024, con un limite massimo di 96.000 €, suddiviso in 10 rate annuali. Gli interventi che riguardano le parti comuni degli edifici residenziali, per i quali ogni condomino può beneficiare della detrazione, sono quelli indicati nell’articolo 3, lettere a), b), c) e d) del D.P.R. n. 380/2001: manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, e ristrutturazione edilizia. Pertanto, oltre agli interventi realizzati sulle singole proprietà private, è possibile applicare l’agevolazione anche per la manutenzione ordinaria delle parti comuni dell’edificio.
Come chiarito dall’Agenzia delle Entrate, per i lavori di restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione è sempre prevista l’applicazione dell’IVA al 10%.
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