E proroga sia. Il Gran Consiglio ha deciso questo pomeriggio che l’insegnamento del tedesco a partire dalla prima media, previsto come da voto dello stesso parlamento, non avverrà dal prossimo anno scolastico ma 12 mesi dopo: a partire dal 2026/2027.
Via libera quasi unanime – 69 favorevoli, tre contrari e due astenuti – quindi al rapporto commissionale della liberale radicale Diana Tenconi. Che ripercorre le tappe: «Tutto nasce dalla richiesta di proroga di un anno all’introduzione dell’implementazione del tedesco in prima media, un’esplicita richiesta rivolta dalla direttrice del Dipartimento educazione, cultura e sport Marina Carobbio alla Commissione formazione e cultura, in quanto il Dipartimento non sarebbe riuscito ad avere sufficienti docenti di tedesco per avviare l’anticipo entro la data decisa dal Gran Consiglio».
Era il 13 marzo 2023, quando il Gran Consiglio, dando seguito a una serie di atti parlamentari volti a potenziare e anticipare l’insegnamento del tedesco, aveva appunto fissato questa data al 2025/2026. «Assodato quindi che la decisione di anticipare questo insegnamento non è e non deve essere un tema in discussione oggi, consideriamo questa proroga di un anno, non reiterabile, come un atto di fiducia nei confronti del Decs e della sua direttrice, in considerazione delle difficoltà oggettive nel reperire i sufficienti docenti», annota Tenconi.
‘Proroga eccezionale e unica’
Una proroga considerata come «eccezionale e unica», dovuta esclusivamente al fatto che «durante le discussioni con i vertici del Decs, è emerso che con questa dilazione di un anno si avrà il tempo per completare la formazione dei docenti necessari, ed è stato assicurato che non servirà altro tempo».
Tutto molto bello e sereno? Sni. Perché, sottolinea Tenconi, «è importante ricordare in questa sede la delusione per questa battuta d’arresto, sia dei firmatari della petizione iniziale, sia dei mozionanti, sia di chi sostiene l’importanza di questo anticipo dentro e fuori dal parlamento. Per questo chiediamo al Decs, della cui direttrice ho apprezzato franchezza e trasparenza, di concretizzare con convinzione il tema entro i nuovi termini, compreso l’attuare anche ulteriori strategie per investire nella professione di docente di tedesco e per attrarne da altri cantoni».
Carobbio: ‘Ecco cosa stiamo facendo’
«La nostra richiesta è ben ponderata e si basa, come detto, sul fatto di avere sufficienti docenti di tedesco per insegnare questa materia», conferma la direttrice del Decs Marina Carobbio. E si basa pure «sul rapporto dell’indagine consultiva per l’anticipo del tedesco che ha coinvolto più di 900 persone, alcune associazioni o gruppi di persone, che si sono espressi sui tre modelli proposti. Non c’è stata alcuna preferenza netta per un modello sugli altri, e ognuno ha un fabbisogno diverso di docenti». È evidente, riprende Carobbio, «che l’introduzione di questo anticipo ha bisogno di un numero sufficiente e adeguato di docenti, ma anche di risorse finanziarie per poter assumere questi docenti». Tutte valutazioni «che il mio Dipartimento assieme al governo farà per scegliere il modello da implementare, valutazioni che non saranno unicamente di carattere finanziario ma anzitutto di carattere didattico».
Tenconi ha detto che l’adesione della commissione è un atto di fiducia? «Ringrazio – afferma Carobbio –, e ribadisco che stiamo già lavorando per avere sufficienti docenti che possano insegnare il tedesco». Carobbio snocciola anche quanto e cosa stia effettivamente facendo il suo Dipartimento. A partire dal «continuare la formazione con il Dipartimento formazione e apprendimento (Dfa) della Supsi, anche grazie al possibile recupero di crediti disciplinari che ha già visto buoni risultati l’anno scorso». Ma anche «con la presa di contatto con docenti che già insegnano tedesco a percentuale ridotta, chiedendo loro se siano disponibili ad aumentare la percentuale di lavoro». Inoltre, informa Carobbio, «intendiamo prendere contatto con studenti di germanistica in Svizzera e chiedere loro se siano interessati a venire a lavorare in Ticino. Non rimarremo con le mani in mano, anche perché abbiamo già mosso dei passi e l’obiettivo è avere dei docenti non solo per il 2026/2027 ma anche per gli anni seguenti».
Tutto fuorché entusiasta Alessandra Gianella (Plr), sulla cresta da quando fu lanciato il tema nel 2017: «Come iniziativista auspico che sia davvero l’ultimo termine, se ne parla da troppi anni e speriamo di vederne l’attuazione». Boccia tutto Amalia Mirante (Avanti con Ticino&Lavoro): «Non sosterremo questa richiesta, il parlamento ha preso la decisione sbagliata e il governo non l’ha implementata secondo quanto previsto». Tant’è. Dopo la consueta bocciatura del consueto emendamento dell’Mps, la proroga è stata approvata e l’insegnamento del tedesco in prima media dà l’appuntamento all’anno scolastico 2026/2027.
Ponti (Glrt): Verrebbe da dire ‘Benvenuti in democrazia!’, ora rimarremo vigili
«Bene ma non benissimo», reagisce contattata da ‘laRegione’ per un commento Asia Ponti, presidente dei Giovani liberali radicali ticinesi (Glrt), movimento da cui è partita la rumba anni fa. «Peccato che la decisione, che avrebbe potuto essere già messa in atto in quanto presa un anno fa, sia stata posticipata – continua Ponti –. Volere è potere… lo diciamo da anni, e oggi ne abbiamo avuto nuovamente la conferma». Durante il dibattito, insiste, «è stato a tratti riprovevole sentire alcuni parlamentari mettere in dubbio la decisione presa nel marzo 2023. Verrebbe da dire loro “Benvenuti in democrazia!”. Ma ogni ulteriore commento sarebbe superfluo».
Tuttavia, prosegue Ponti, «è un buon segno che il parlamento abbia seguito il rapporto, ringraziamo Tenconi per averci creduto, che riprende anche gli auspici di Glrt, il che significa che con l’anno scolastico 2026/2027 l’anticipo del tedesco diventerà finalmente una realtà». Ma in questo trionfo di festa e coriandoli, «restiamo ancora in attesa di conoscere le vere intenzioni del Decs. Ora non può più nascondersi dietro una foglia di fico e deve chiarire la sua posizione. E noi Glrt rimarremo vigili».
LEZIONI PRIVATE
‘Il governo conduce già uno studio’
Niente da fare per la mozione presentata nel 2022 da Angelica Lepori – nel frattempo ripresa dal deputato dell’Mps Matteo Pronzini – volta ad approfondire i fenomeni delle lezioni private e della selezione alle Scuole medie superiori (Sms).
L’atto parlamentare, bocciato dall’aula, chiedeva al Consiglio di Stato due interventi. In primo luogo, di assegnare a ogni istituto di Sms un pacchetto supplementare di ore integrato nella dotazione oraria di istituto per ampliare in modo significativo l’offerta di lezioni supplementari, nonché di organizzare in modo sistematico e di potenziare le attività di recupero pubbliche e gratuite durante le settimane precedenti all’inizio dell’anno scolastico. In secondo luogo di realizzare, più a lungo termine, uno studio approfondito che analizzi il fenomeno della selezione alle Sms. «La privatizzazione di una parte dell’insegnamento attraverso le lezioni private – avverte in tal senso Pronzini – è la cartina al tornasole di una crisi profonda che investe il nostro sistema educativo, che necessiterebbe a breve termine risposte adeguate».
Luce verde (53 favorevoli, 14 contrari, 0 astenuti) quindi al rapporto, sostenuto dalla maggioranza della commissione parlamentare ‘Formazione e cultura’, del leghista Andrea Sanvido che proponeva di bocciare la mozione. «Il Consiglio di Stato – spiega il deputato – intende già condurre uno studio sul tema delle lezioni private. Invitiamo quindi il governo a preparare un’analisi in merito e di fornire i relativi aggiornamenti». Conferma Carobbio: «L’approfondimento è in corso e verrà presentato nei prossimi mesi. Sulla base di questo studio si faranno delle valutazioni sulle misure da intraprendere».
ENERGIA
No alla cessione delle quote su Lünen
Bocciata anche la richiesta di cessione anticipata della partecipazione del 15,8% di Aet alla centrale a carbone di Lünen. La mozione è andata a sbattere contro il muro della maggioranza del parlamento che ha votato (41 favorevoli, 21 contrari, 13 astenuti) il rapporto di Luca Renzetti (Plr). Che rileva: «La mozione non ha vantaggi concreti, né sul piano ecologico, né su quello pratico».
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