Ancora alle prese con dati discutibili e compensazioni pagate solo dal Nord. Ma per favore… – La Nuova Padania

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di Giovanni Robusti – Ancora quote latte. Nella finanziaria 25 appare ancora una volta un comma che riporta all’attualità le quote latte.
Mi è stato chiesto un parere visto che in passato quel tema è stato pane per i miei denti. Sono fuori dal giro da un decennio. Il problema è stantio e non pare esserci niente di nuovo, quindi credo di poter dire la mia
rispondendo qui a chi mi ha sollecitato.

Si da credito alla paternità di queste azioni alla Lega, quella di Salvini. Io resto della Lega NORD di Bossi, altro mondo, altra epoca. Oltretutto sono stato per un certo periodo accreditato di un certa popolarità il che
non porta bene negli equilibri interni dei partiti dove in questi casi lo scaturire di dicerie e pettegolezzi vari diventa irrefrenabile. Ragione per cui quella poca o tanta esperienza maturata sul tema è andata persa e
non interessa a nessuno.

Ma un parere da pensionati accreditabili di qualche punto di demenza, non si nega a nessuno. Tanto quanto non interesserà a nessuno.

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Il problema è sempre lo stesso. Resta da regolare il debito dei produttori latte eccedente (per loro ammissione) che oggi si è ridotto a un miliardo e mezzo o poco meno. Di euro ovviamente anche se abbiamo iniziato con le lire. In 30 anni l’amministrazione non è riuscita a incassarlo semplicemente perché i tribunali di ogni ordine e grado glielo impediscono riconoscendo le ragioni dei produttori.

Sarebbe ora che ci si chiedesse perché, ma non pare sia ancora tempo. Soprattutto oggi che pare andare di moda il ritornello dei giudici cattivi contro un povero governo inerme.
In sintesi. Sino al 1995 i prelievi del latte, che l’Italia dichiarava a Bruxellex, venivano caricato, dalla compiacente DC che aveva in agricoltura un rilevante bacino di voti, nel bilancio dello Stato.

Nel ’95 anche il 1* governo Berlusconi, che noi Lega NORD di Bossi sfiduciammo, caricò a bilancio pubblico 1,5 miliardi di euro (allora 3.200 miliardi di lire circa) sempre a titolo prelievo quote latte quale sanatoria del pregresso.

Dal ’95 cambiarono le regole nazionali e il prelievo è diventato a carico dei produttori, come è giusto che sia.
Quindi da allora nessun prelievo è più stato messo a bilancio pubblico. Compresi il miliardo e mezzo che ancora manca all’appello. Sono regolazioni di mercato che entrano nella contabilità dei fondi europei a
sostegno dell’agricoltura. Fondi europei su cui l’Europa non reclama nulla avendoli già trattenuto nei trasferimenti. Restano solo partite contabili, pare già regolate con la ragioneria, nel contesto del bilancio di AGEA.

L’Europa considera l’Italia inadempiente rispetto al principio di parità con gli altri paesi. Se i produttori tedeschi, olandesi, francesi, spagnoli etc hanno pagato i prelievi li devono pagare anche quelli italiani.

Produttori, quelli italiani, che non contestano i prelievi ma la modalità di applicazione italiane. In tribunale si ottengono le sentenze favorevoli ai produttori sulla base di questa constatazione: lo Stato italiano non ha applicato in modo coerente il regolamento europeo, oltre ai vari e molteplici casi di palese disorganizzazione, per non andare oltre (quote di carta ad esempio) nella gestione del regime.

Il nodo focale sancito anche dalla Corte di Giustizia Europea, seppur 25 anni dopo, sta nell’aver inserito delle priorità territoriali e strutturali nel meccanismo di compensazione. Che è il conteggio finale che consente di redistribuire le quote non prodotte, anno per anno, sul latte dichiarato in eccesso. Secondo il regolamento UE e la interpretazione inappellabile della Corte di Giustizia, la compensazione va fatta tutto su tutti e non sono ammesse priorità.

Costretto dal perdurare di una infrazione comunitaria il Parlamento nel mese di agosto del ’23 dichiarava decaduti tutti i prelievi e imponeva ad AGEA di rifare i conteggi di compensazione. Purtroppo, per loro, inserendo ancora una volta dei parametri di proprietà. Infatti gli sparuti tentativi di ricalcolo, che oggi AGEA viene costretta a fare nei casi in cui i giudici glielo impongono, portano ancora a sentenze di sospensiva/annullamento.

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Consapevoli di essere in un vicolo cieco, non si spiegherebbe altrimenti, il Parlamento inserisce in finanziaria ’25 una commissione ministeriale che possa transare caso per caso le singole posizioni debitorie. Ricordo che siamo ancora in assenza del ricalcolo generale che in un sistema di compensazione nazionale è alla base di una nuova fase. Verrebbe il dubbio, ad essere maliziosi, che non siano più in grado di farlo in modo coerente dopo tutti i rimescolamenti dei dati fatti negli anni. Matassa inestricabile. Somma di contraddizioni (balle, in gergo) nei dati che hanno annullato la verità.

Cosa potrà fare questa commissione di alti funzionari pubblici? Uno sconto sugli interessi maturati. Non so quanti aderiranno, credo pochi. Mi pare il classico parto del topolino.

Ma la vera sintesi politica è un’altra e sta nella constatazione che l’amministrazione e il Parlamento ancora non hanno la volontà e la forza per ammettere che, se non si risolve il problema che sta alla base delle sentenze favorevoli ai produttori, non se ne uscirà mai.

Eticamente considero immorale che lo Stato (sentenze) da una parte certifichi da 30 anni dove sta il problema e dall’altra l’amministrazione (Parlamento e Ministero) dello stesso Stato continui e non vederlo. Certo, ammetterlo vorrebbe dire darsi una colpa. E l’amministrazione, per antonomasia, non sbaglia mai.

Poi consideriamo che con quei sistemi di calcolo voluti dalla applicazione italica del regime quote latte, si penalizzano solo i produttori delle pianure del Nord. Produttori che pagano o dovrebbero pagare il prelievo di tutta Italia. Risulta ancora più “curioso” il tentativo della Lega di Salvini di accreditarsi un aiuto ai produttori che a questo punto diventano oltremodo fessi e bastonati.

Se in quel “partito” ci fosse veramente l’interesse a risolvere il problema e tutelare i bastonati produttori del Nord che hanno dichiarato in modo trasparente il latte prodotto (e non tutti gli altri lo hanno fatto) si dovrebbero vedere ben altre azioni.

Ad esempio imporre ad AGEA un ricalcolo dei prelievi per tutti gli anni tutto su tutti compresi sud, isole, zone svantaggiate, montagna e privilegiati vari. Dopo di che assumersi l’onere, che non vuol dire scaricare addosso a pantalone, l’onere della constatazione che i produttori che erano stati compensati non possono essere chiamati a pagare dopo 30 anni.

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Infine chiedere ai restanti da pagare senza se e senza ma, il vero dovuto. E credo che molti lo farebbero volentieri.

Purtroppo questa soluzioni è molto onerosa dal punto di vista politico. Vorrebbe dire far ammettere a Coldiretti e soci che avevamo ragione noi a gridare alla illegalità del sistema.

Vorrebbe dire che tutte le trattenute di prelievo operate forzatamente e illegalmente, a vedere le sentenze, sui contributi comunitari dovrebbero essere restituire (a spanne almeno un miliardino).

Siccome sono soldi che non possono essere caricati a bilancio devono essere spalmati sui contributi comunitari a carico di tutti i futuri produttori agricoli italiani. Che non votano più la Lega di Salvini, visti i dati, ma certamente non sono andati verso sinistra. E mi fermo per pietà verso l’esausto lettore che sin qui sia giunto.

Insomma la vera pezza non è nemmeno ipotizzabile sul piano politico e quindi si mette l’ennesima pezza che è peggio del buco.
A futura memoria.

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