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Chi era alla finestra in attesa di nuove misure pensionistiche e di una nuova riforma delle pensioni probabilmente è rimasto deluso. Nella legge di Bilancio non è stata inserita alcuna vera riforma del sistema. Ma ciò non significa che non ci siano stati cambiamenti di rilievo. Qualche novità è stata introdotta e, sebbene possa sembrare di modesta entità, favorisce l’accesso alla pensione per molti. Ecco come le pensioni 2025 sono diventate più facili da sfruttare, perché in effetti tutte le novità introdotte favoriscono la pensione per alcuni lavoratori.
Ecco come le pensioni 2025 sono diventate più facili da sfruttare, tutte le novità
Non era scontato che nel 2025 si potesse ancora andare in pensione a 62 anni di età. Infatti, la quota 103 è stata confermata, nonostante alla fine del 2024 si ipotizzasse la sua interruzione. Quindi, anche nel 2025, chi è nato nel 1963 (o prima) può ancora usufruire di questo canale di pensionamento anticipato: 62 anni di età e 41 anni di versamenti.
Non era altrettanto scontata la proroga dell’Ape sociale. Invece, anche nel 2025, invalidi, caregiver, disoccupati e addetti ai lavori gravosi potranno uscire dal lavoro con 30 o 36 anni di contribuzione e 63,5 anni di età. Stesso discorso per le lavoratrici che potranno sfruttare opzione donna a 59, 60 o 61 anni, in base al numero di figli, se rientrano tra le invalide, le caregiver, le licenziate o le addette di grandi aziende in crisi.
Pensioni 2025, c’è molto altro oltre le conferme di opzione donna, dell’Ape sociale e di quota 103
Se le proroghe appena menzionate non possono definirsi vere novità, ci sono comunque dei ritocchi a misure già in vigore che le rendono più fruibili, ma solo per i contributivi puri. Ecco come le pensioni 2025 risultano più semplici da utilizzare per chi non ha versamenti prima del 1996.
Per i nuovi iscritti, infatti, arriva un vantaggio legato all’essere diventate madri durante la vita lavorativa.
Questa novità esclusiva, riservata alle lavoratrici contribuenti pure, consente di passare da 12 a 16 mesi di sconto sull’età per la pensione di vecchiaia o anticipata in regime contributivo.
Pensioni di vecchiaia ma non solo, ecco come le pensioni 2025 sono diventate più facili da sfruttare
La pensione di vecchiaia nel 2025 mantiene i requisiti fissati a 67 anni di età e 20 anni di versamenti. Per i nuovi iscritti esiste sempre il vincolo di percepire un trattamento almeno pari all’assegno sociale.
Tuttavia, per le lavoratrici, è possibile uscire con 4 mesi in meno rispetto al limite anagrafico per ogni figlio avuto. Con un figlio, si riduce di 4 mesi; con due figli, di 8 mesi; e si arriva fino a 16 mesi in meno per chi ha avuto 4 o più figli.
Pertanto, l’età effettiva per la pensione di vecchiaia delle donne in regime contributivo varia tra 65,8 e 67 anni. Analoga riduzione è prevista anche per la pensione di vecchiaia contributiva con 5 anni di contributi e 71 anni di età, portando il limite a un range tra 69,8 e 71 anni.
Sempre parlando di contributivi puri, le pensioni 2025 diventano più facili da ottenere anche con la pensione anticipata contributiva (partenza dai 64 anni di età). Grazie allo sconto di 4 mesi a figlio, chi intende accedere nel 2025 alla pensione anticipata contributiva con 20 anni di versamenti può usufruire di un intervallo compreso tra 62,8 anni e 64 anni.
La rendita in aggiunta alla pensione normale, ecco come conviene
Per le pensioni anticipate contributive deve però essere fatto un distinguo. A prescindere dal fatto che si esca a 64 anni o prima (per le donne con figli), permane l’obbligo di raggiungere un importo pensionistico relativamente elevato.
In particolare, occorre arrivare a 3 volte l’assegno sociale se l’interessato è un uomo o se la donna non ha mai avuto figli. La soglia scende a 2,8 volte per le madri di un solo figlio e a 2,6 volte per chi ha due o più figli.
Parliamo di importi mensili tra oltre 1.400 euro e oltre 1.600 euro.
Le pensioni anticipate contributive nel 2025 sono comunque più facili da sfruttare. Perché, per raggiungere tali soglie, è possibile sommare anche le rendite derivanti dalla previdenza complementare.
Chi ha versato a fondi pensione integrativi può utilizzare la rendita maturata in aggiunta alla pensione dell’INPS, così da arrivare più agevolmente ai limiti richiesti. Resta comunque un’opzione destinata a chi non ha versamenti prima del 1996 e a patto che i contributi nella previdenza obbligatoria siano almeno 25 anni.
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