Il Gran Consiglio approva 89 milioni per il Comparto di Besso

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Una lunga discussione che dura fin dal 1987. Il comparto di Besso, dopo tanti anni di dibattiti e oltre 130 riunioni negli ultimi 15 anni, è giunto al voto in Gran Consiglio. E non poteva che essere acceso il confronto, durante il quale è stato approvato – con 51 sì, 4 no e 16 astenuti – il credito netto di 34,9 milioni di franchi e l’autorizzazione della spesa complessiva di 88,8 milioni di franchi per la realizzazione del futuro comparto di Besso. I lavori dovrebbero iniziare entro la fine del 2027 e comporteranno la costruzione di un nodo intermodale per i trasporti pubblici con circa 15 linee di autobus, un atrio di interscambio, il sottopasso Besso Alta, un autosilo con 140 posti auto e una pensilina in cemento armato, che caratterizzerà l’intera area. E proprio questo elemento è stato al centro del dibattito che rischiava di essere rinviato: Fabrizio Sirica (Ps) ha chiesto di rimandare l’intero dossier alla Commissione della gestione. Contro la sua proposta, però, ci sono stati 59 voti, mentre i favorevoli sono risultati 11 favorevoli (e 5 astenuti).

‘Rischiamo di perdere tre milioni di franchi’

«La questione sul tavolo è piuttosto tecnica». Lo ha sottolineato la relatrice del rapporto di minoranza Samantha Bourgoin (Verdi), ma questo non le ha impedito di chiarire fin da subito quanto ha ritenuto problematico nel rapporto di maggioranza redatto da Sabrina Gendotti (Centro): «In quest’area, la Città di Lugano sta prevedendo una costruzione di cinque piani. L’opera attuale è già messa in discussione dalla stessa Città e potremmo risparmiare sei milioni di franchi solo con la copertura del Nodo intermodale» programmato a ovest della stazione Ffs.

Per la deputata Natalia Ferrara (Plr), la relatrice di minoranza ha avanzato «argomenti di merito. C’è un messaggio municipale dell’Esecutivo luganese che attende questo voto per dare un nuovo volto alla stazione che aspetta da 40 anni. Si può discutere già oggi e siamo contrari al rinvio». Per Fiorenzo Dadò (Centro), «Il rapporto è ben solido, ma se c’è solo l’ipotesi di costruire qualcosa che poi verrà demolito, non sono d’accordo». Tuttavia, prima di decidere, ha richiesto il parere del consigliere di Stato Claudio Zali. Giuseppe Sergi (Mps- indipendenti) e Tamara Merlo (Più Donne), si sono espressi in sintonia con quanto affermato da Dadò, ma hanno dato fiducia alla decisione della maggioranza della Commissione della gestione che chiedeva il rinvio del dibattito.

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Nel suo perentorio intervento, Zali ha ribadito che «il Cantone non intende sperperare soldi. Sono sorpreso di questo modo di agire. Ci sono tutti gli elementi per decidere e vorrei che la discussione continuasse. Se vogliamo, possiamo rinviare l’intero progetto, ma se non iniziamo entro novembre 2027, perderemo tre milioni di franchi di sussidi della Confederazione. La struttura non verrà comunque realizzata prima del 2031 e non la costruiremo se entro tale data la Città sarà nella fase esecutiva dell’edificio», che potrebbe diventare la futura sede della Supsi. Con una netta maggioranza, la discussione è quindi proseguita.

‘Le stazioni devono essere funzionali’

Dopo l’esposizione al plenum dei due rapporti, quello di maggioranza da parte di Maurizio Agustoni (Centro) – al posto dell’assente Gendotti – e quello di minoranza, la discussione si è animata su aspetti urbanistici. «In nessuna grande stazione della Svizzera ci sono aree verdi. Devono essere funzionali per le 25mila persone che ci transitano ogni giorno – ha sottolineato Natalia Ferrara –. A qualcuno potrà non piacere, ma quando ci sono grandi opere c’è del cemento». La deputata ha poi ricordato che le modifiche proposte dai relatori di minoranza «non sono marginali. Intendono stravolgere l’intero progetto, con modifiche da 11 milioni di franchi». Oltre alla pensilina del nodo intermodale, sono state proposte anche la rimozione di altre due coperture, denominate ‘Atrio’ – da 3,2 milioni di franchi – e ‘Besso Alta’ da – 1,4 milioni –.

La deputata Cristina Zanini Barzaghi (Ps), dopo aver ricordato che il progetto del 1987 era stato pensato quando non c’erano così tante auto, ha chiesto «una visione più responsabile. Nessuno mette in discussione l’intera opera, ma vorremmo un manufatto con meno cemento armato, magari smontabile e adattabile in caso di sviluppi futuri. Ci sono ancora margini di miglioramento; non stiamo parlando solo di questioni tecniche, ma di opere che rimarranno per decenni». In linea con la posizione della già municipale di Lugano, anche Matteo Buzzi (Verdi), che ha ritenuto «ragionevole stralciare la pensilina. Non possiamo permetterci di spendere soldi inutilmente».

Dal canto suo, Tiziano Galeazzi ha precisato che l’Udc sostiene il rapporto di maggioranza, ma ha voluto esprimere il suo sconcerto riguardo ai 140 posti auto, ritenuti non sufficienti, aggiungendo però che «purtroppo non è oggetto del messaggio cantonale. Forse lo sarà nella discussione comunale».

Dopo le ultime precisazioni di Claudio Zali, che ha definito «superficiale il messaggio di minoranza giunto in zona Cesarini» il plenum ha bocciato tutti gli emendamenti proposti da Bourgoin e ha accolto quanto redatto da Gendotti. La prossima discussione sul tema toccherà ora al legislativo luganese.



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