“Il saluto romano di Elon Musk? Segno di disprezzo per la storia” Ezio Mauro a il Dolomiti: “Meloni ha il piede in tre scarpe: Italia, Europa e destra estrema”

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TRENTO. Dal “saluto romano” di Elon Musk all’ascesa Trumpiana, fino ad un’attenta analisi degli scenari politici in cui “è saltato lo schema destra-sinistra”. E poi il rischio di vedere la democrazia “indebolita dall’era dei grandi tycoon”, che anche senza aver mai frequentato le istituzioni possono permettersi di approcciarsi alle stesse come “un’azienda da conquistare”. Questi alcuni dei temi affrontati da Ezio Mauro – tra le più apprezzate penne giornalistiche d’Italia, fine interprete della contemporaneità e già direttore di “la Repubblica” e “La Stampa” – nell’intervista concessa a il Dolomiti, proprio nel giorno in cui infuria la polemica per il “saluto romano” fatto da Musk durante la cerimonia di insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump (QUI ARTICOLO).

 

Gesto ambiguo che, per Ezio Mauro, sottende alcuni aspetti degni di essere analizzati, in relazione a personaggi “che dimostrano che il cursus honorum in politica serve a qualcosa”, proprio in virtù del fatto di poter entrare al vertice della politica “senza aver frequentato le istituzioni e senza avere consapevolezza del loro linguaggio e dei suoi interdetti, così come delle cose che non si possono fare avendo maturato e filtrato il rispetto per la democrazia e della storia“.

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Il punto è semplice: “Personaggi come Musk, da cui possiamo aspettarci qualsiasi cosa e che vantano un carisma dovuto alla genialità dell’innovazione e al fatto di lavorare con il nostro futuro, acquisiscono quasi un’autorità immateriale che credono di poter spendere al banco della politica delle istituzioni, trattandolo come se fosse un’azienda da conquistare”.

 

Tornando al caso specifico del “saluto romano”, per l’ex direttore di la Repubblica questo “mostra disprezzo per la storia”. “Questo perché – spiega Ezio Mauro – o Musk non conosce il significato di quel gesto, e allora è gravissimo, e io avrei paura ad essere governato da una persona che non sa cosa significa, oppure lo conosce benissimo e ha voluto fare una citazione e una provocazione, sporgendosi oltre il confine che separa il lecito dall’illecito in tutti i sistemi democratici e contro quella che è l’immagine dell’America, grande nazione democratica”.

 

Insomma, riassumendo il concetto espresso, l’esaltazione di un gesto fascista – consapevolmente o meno – rappresenta una negazione dei valori della libertà.

 

Le domande che si pone Ezio Mauro, poi, sono ficcanti. Che cosa vuole indicare Musk agli americani che assistono a quel gesto? E cosa c’è da cercare nei “rimasugli” della memoria del fascismo? E poi forse la più semplice, ma disarmante: è consapevole che quel gesto ha accompagnato innumerevoli violenze contro cittadini inermi, oltre alla vergogna della guerra e dell’olocausto?

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“Naturalmente siamo di fronte ad una sorta di nichilismo politico dove tutto è lecito e nulla è vietato – osserva Ezio Mauro – e in cui è possibile ‘pescare’ dalla storia tutto ciò che ci serve , nella consapevolezza di non pagare per questo alcun dazio”.

 

 

IL MOMENTO STORICO: LA NUOVA DESTRA INTERNAZIONALE

 

E sull’onda di queste riflessioni, non possiamo che far virare il dialogo in direzione di un’analisi più approfondita sullo scenario politico che si delinea con il nuovo insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, e sulle sue proiezioni a livello internazionale.

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“Dico una cosa molto forte: ci troviamo al di fuori dello schema destra-sinistra, quello che ha consentito di governare i sistemi nell’Ottocento e nel Novecento: è come se questo schema fosse saltato” spiega Ezio Mauro, specificando come il “discorso politico” di Trump sia portato avanti da una persona che ritiene di essere oltre il confronto tra destra e sinistra, “naturalmente ben consapevole di rappresentare la destra allo stato puro, quella che fuoriesce da sè stessa e che si manifesta come pura destra rivoluzionaria”.

 

E la sinistra? “La sinistra è considerata da Trump come totalmente liquidata, e lui guarda ai prossimi quattro anni nonostante le elezioni Midterm: la sinistra per lui, insomma, non sembra essere in partita”.

 

La riflessione poi si allarga, soffermandosi su come quest’era di “grandi tycoon” – in grado di cambiare la nostra vita con la tecnologie, ma anche mutando le regole dell’economia e dell’informazione – possa contribuire ad un pericoloso “distacco” da quella tradizione democratica mutuata dal Novecento, “in cui sono presenti elementi di libertà, di tutela dei cittadini e di equilibrio sociale“. “Questi personaggi – specifica Mauro – fanno apparire tutto ciò che fanno come nuovo, lavorando sul crinale tra presente e futuro, quasi dipingendo come obsoleto il portato della tradizione a cui eravamo abituati gettandolo via, disprezzandolo e considerandolo un prodotto del passato”.

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Il messaggio che viene trasmesso è, a detta di Mauro, che la “democrazia liberale come l’abbiamo conosciuta” è un prodotto del Novecento che non ha passato la dogana del cambio di secolo. In altre parole: “Che senso ha, con la velocità dell’oggi, attardarsi con quelle procedure?”

 

“In sintesi stanno dicendo ai cittadini, che non si sentono tutelati da una democrazia che sembra non sia riuscita a proteggerli dalle crisi che si sono susseguite, che questa è lenta, burocratica e pericolosa, anche se gli studiosi ci hanno spiegato bene che la ‘grandiosa fatica’ della democrazia rappresenta anche la sua forza nel garantire il bene comune e l’equilibrio tra chi ha il potere e chi non ce l’ha”.

 

Ed il risultato di tutto ciò? “Tutto questo viene considerato un appesantimento nell’esercizio nel potere, e ci viene quindi suggerito l’uomo forte come ricetta finale. Per chiarire il concetto, non penso che assisteremo ancora ad un attacco frontale alla democrazia, bensì ad una correzione continua della stessa che verrà ridotta, e a farne le spese sarà la cultura liberal democratica, forma che noi europei abbiamo conosciuto e dentro la quale abbiamo costruito il nostro benessere e la nostra libertà”.

 

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IL GOVERNO MELONI SOSPESO TRA ITALIA, EUROPA E LA DESTRA TRUMPIANA

 

Lo sguardo del giornalista si posa poi sui buoni rapporti tra Donald Trump e la premier italiana Giorgia Meloni che, a detta di Mauro, nonostante sia “molto sensibile al vento trumpiano” deve ancora capire bene “che parte recitare”.

 

“La premier Giorgia Meloni attualmente ha il piede in tre scarpe: una è quella italiana – dove è a capo di una maggioranza in cui mantiene la leadership, al netto di vari segnali di nervosismo e di concorrenza – la seconda è l’Europa e la terza è proprio quella della destra estrema. Non dobbiamo dimenticarci che Giorgia Meloni era presente anche all’annuncio della candidatura di Trump al primo mandato presidenziale: mi spiego, il richiamo del trumpismo è troppo potente perché lei possa mettersi fuori dal tracciato della linea indicata dal tycoon. Il concetto Dio-patria-famiglia, la lotta agli immigrati irregolari, i respingimenti e la difesa della famiglia tradizionale, per citarne alcuni, sono tutti concetti che parlano alla Meloni e di cui la Meloni ha parlato, e la consonanza è quindi inevitabile anche alla luce del rapporto che ha l’Italia con gli Usa e che, ora si può dire, fortunatamente è stato confermato anche durante la presidenza di Biden”.

 

Ma quindi, alla luce di queste osservazioni, quali le proiezioni future di quest’asse Meloni-Trump?

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“La premier è nelle condizioni di svolgere un ruolo positivo per l’Europa, visti i suoi buoni rapporti con Trump, ma se invece vorrà realizzare una variante integrale del trumpismo, quel ruolo potrà invece svolgerlo molto meno efficacemente. In sintesi: se l’idea sarà quella di proporre una declinazione italiana ed europea del trumpismo, l’Europa dovrà inevitabilmente muoversi attraverso la via maestra delle istituzioni che dialogano con le stesse. Cosa penso? Che Meloni oggi debba ancora decidere bene che ruolo recitare, purché sia molto sensibile al vento trumpiano”.

 

LO SCENARIO GLOBALE: TRA PRESENTE E FUTURO

 

In ultima battuta, Ezio Mauro si sofferma sui possibili scenari futuri a livello globale e sugli influssi che la “nuova era” Trump potrà avere, anche alla luce del delicato equilibrio internazionale. “Con l’insediamento di Trump non abbiamo assistito all’inizio di un mandato presidenziale – osserva Mauro – ma ad un tentativo di avviare una nuova era in cui la politica viene riformata: non un cambio di governo insomma, ma un cambio di regime”.

 

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Può essere infatti, a detta del giornalista, “che Trump venga colto dall’ambizione di diventare il costruttore di un nuovo ordine mondiale, e che usi il potere del suo mandato, e della democrazia americana, indirizzandolo verso la realizzazione di una pace in Medio Oriente, e tra l’Ucraina e la Russia, diventando quindi promotore di un nuovo ordine mondiale”.

 

In tal senso, gli interlocutori sullo scacchiere internazionale non giocano un ruolo secondario: “Quello che si può osservare è che sia la Cina che la Russia hanno interesse a dialogare con Trump, e questo è positivo. Va osservato come il richiamo all’importanza del territorio del presidente americano faccia eco all’invasione di Putin in Ucraina, o alle pretese di Pechino su Taiwan. Sembra delinearsi insomma un’era in cui il territorio è importante, e i confini un po’ meno”.

 

Alla luce di quest’ultima analisi, chiediamo a Ezio Mauro se, nell’ottica di un nuovo ordine globale, conti di più la figura di Trump o il fatto che esso rappresenti una potenza come gli Stati Uniti, anche con la sua eredità storica.

 

“Io non credo che Trump abbia degli elementi positivi, penso però che ci sia una possibilità residuale che la forza della democrazia americana prevalga sugli istinti e sulla natura estremista di questa destra – conclude il giornalista – e che quindi lo condizioni al punto di fargli scoprire che c’è un’altra strada rispetto alla leadership mondiale: quella di farsi promotore di un ordine mondiale all’insegna della pace e della coesistenza. Insomma, non ho fiducia in Trump, ma nella democrazia americana”.





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