“Inizia l’era d’oro dell’America”: l’inaugurazione presidenziale di Donald Trump tra icone ebraiche e il saluto controverso di Elon Musk

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di Pietro Baragiola
Lunedì 20 gennaio si è tenuto il 47° insediamento presidenziale nella storia degli Stati Uniti d’America.

Durante il suo discorso inaugurale il neopresidente Donald Trump ha annunciato l’inizio ‘dell’era d’oro dell’America’, affermandosi come un ‘costruttore di pace’ e citando il nuovo cessate il fuoco tra Israele e Hamas.

“Sono lieto di dire che da ieri, un giorno prima del mio insediamento, i primi ostaggi in Medio Oriente sono tornati a casa dalle loro famiglie” ha affermato Trump, scatenando la standing ovation del pubblico. “Misureremo il nostro successo non solo dalle battaglie che vinceremo ma anche dalle guerre che concluderemo e, cosa forse più importante, da quelle in cui non entreremo mai”.

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Diverse organizzazioni ebraiche si sono congratulate con il neopresidente e hanno dichiarato che non vedono l’ora di collaborare con lui nella lotta all’antisemitismo.

Secondo un sondaggio pubblicato dal Manhattan Institute, il 31% degli elettori ebrei ha sostenuto Trump nella sua rielezione, segnando il più alto livello di supporto ebraico per un candidato repubblicano dall’era Reagan.

Anche la cerimonia stessa è stata ricca di presenze ebraiche di spicco tra cui: Miriam Adelson, la miliardaria repubblicana sostenitrice della politica pro-Israele e donatrice di innumerevoli cause ebraiche; Ivanka Trump e Jared Kushner, la figlia e il genero ebrei di Trump fortemente coinvolti nella sua prima amministrazione; il CEO di Meta Mark Zuckerberg e il CEO di OpenAI Sam Altman.

“L’età dell’oro dell’America inizia proprio ora. Da questo giorno in poi, il nostro Paese rifiorirà e sarà rispettato in tutto il mondo” ha dichiarato Trump all’interno del Campidoglio, dove la cerimonia si è svolta al chiuso per la prima volta in decenni a causa delle basse temperature.

Il discorso di inaugurazione è stato costellato di simbolismi religiosi che hanno incluso l’ammissione di Trump di ‘essere stato salvato da Dio per rendere l’America grande’ (un accenno all’attentato scampato durante la campagna in Pennsylvania) e la presenza di numerosi membri del mondo ebraico come il rabbino Ari Bernman che è salito sul palco per rivolgere la sua benedizione al neopresidente.

La benedizione del rabbino Bernman

Rav Ari Bernman

 

La tradizione di invitare rabbini alle inaugurazioni presidenziali americane è nata nel 1949 con Harry S. Truman che, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ha invitato il rabbino Samuel Thurman a parlare alla sua cerimonia di giuramento.

Da allora altri rabbini sono stati invitati per tradizione dai neopresidenti e l’ultimo e decimo di loro è stato Ari Bernman, presidente della Yeshiva University, la principale istituzione ortodossa di New York.

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Con la sua presenza Bernman ha fatto la storia come primo leader di un’istituzione ortodossa e primo americano-israeliano a partecipare ad un’inaugurazione presidenziale, oltre che essere il terzo rabbino a pronunciare una benedizione dopo il giuramento.

Indossando una kippah lavorata a maglia e una spilla gialla per il supporto alla crisi degli ostaggi, il rabbino ha colto l’occasione sul palco del Campidoglio per rivolgere una preghiera ai 94 israeliani ancora detenuti a Gaza, per invocare la pace in Medio Oriente e invitare alla calma nei campus universitari americani dove negli ultimi mesi sono incalzate le proteste pro-palestinesi.

In totale cinque membri di religioni diverse hanno parlato alla nuova cerimonia presidenziale. L’unico ad esserne escluso è stato l’imam Husham Al-Husainy di Dearborn per i suoi commenti a difesa del gruppo terroristico libanese Hezbollah.

Durante le elezioni Bernman non si è mai espresso a favore di Trump, anzi, nel 2021 aveva commentato i disordini dei seguaci repubblicani in Campidoglio dichiarandosi ‘affranto dal tentativo di lacerare il tessuto stesso della nostra democrazia’ e condannando gli atti di violenza.

Ciononostante, il giorno delle elezioni il rabbino ha affermato il suo sostegno al neopresidente Trump condividendo su X il seguente versetto: “secondo le parole di Daniele (2:21), ‘Tu cambi i tempi e le stagioni; deponi i re e ne innalzi altri’. La nostra tradizione insegna che ci è stato affidato il compito di servire come messaggeri di Dio nel guidare il corso della storia”.

 

Di seguito riportiamo la trascrizione tradotta della benedizione del rabbino Bernman.

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Preghiamo.

Dio onnipotente, il tuo profeta Geremia camminava per le strade di Gerusalemme e benediceva i suoi abitanti con le parole ebraiche “Baruch hagever asher yiftach Hashem” – Beato chi confida in Dio.

 Migliaia di anni dopo, questa grande nazione che ha adottato queste parole come motto,“In God We Trust”, si trova in un momento di opportunità storica. Gli americani sono alla ricerca di un significato.

 Il nostro Padre misericordioso ci aiuti ad affrontare questo momento.

Benedici il Presidente Donald J. Trump e il Vicepresidente JD Vance con la forza e il coraggio di scegliere il bene e il giusto. Uniscici intorno ai nostri valori biblici fondamentali della vita e della libertà, del servizio e del sacrificio, e soprattutto della fede e della moralità, che George Washington definì i supporti indispensabili della prosperità americana.

Guida le nostre scuole e i campus universitari, che hanno vissuto un periodo di grande agitazione, per ispirare la prossima generazione a coniugare il progresso con lo scopo, la conoscenza con la saggezza e la verità con la virtù.

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Ascolta il grido degli ostaggi, sia americani che israeliani, di cui il nostro Presidente sente così profondamente il dolore.

Siamo così grati per le tre giovani donne che ieri sono tornate a casa e preghiamo che i prossimi quattro anni portino la pace in Israele e in tutto il Medio Oriente.

Dio onnipotente, concedi a tutti gli americani l’opportunità di realizzare il nostro sogno comune di una vita piena di pace e abbondanza, salute e felicità, compassione e contributo.

Suscita in noi la fiducia di essere all’altezza di questo momento, perché, mentre noi confidiamo in Dio, la fiducia di Dio è in noi, il popolo americano.

L’America è chiamata alla grandezza, ad essere un faro di luce e un motore della storia.Possa la nostra nazione meritare il compimento della benedizione di Geremia: come un albero piantato nell’acqua, non smetteremo di dare frutti. Che tutta l’umanità possa sperimentare il tuo amore e la tua benedizione.

Che sia la tua volontà, e diciamo: “Amen”.

 

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Il saluto di Elon Musk

Elon Musk fa quello che sembra un saluto romano

 

La forte presenza ebraica non ha fermato le polemiche provocate però dal discorso del miliardario Elon Musk che è salito sul palco del Campidoglio salutando due volte la folla con il braccio teso in alto, rievocando, involontariamente o meno, il gesto del partito nazista di Adolf Hitler. CEO di Tesla e uomo più ricco del mondo, Elon Musk è stato il principale donatore della corsa presidenziale di Trump e guiderà un’operazione di riduzione dei costi all’interno della nuova amministrazione del neopresidente.

“Ecco come ci si sente a vincere” ha affermato Musk al pubblico del Campidoglio. “Il mio cuore va a voi. È grazie a voi che il futuro della civiltà è assicurato.”

Le sue parole toccanti sono state però intervallate da un gesto che a molti ha ricordato il saluto romano scatenando il caos sui social, inclusa la piattaforma X di cui Musk è proprietario.

“Non avrei mai immaginato che avremmo visto il giorno in cui un saluto alla ‘Heil Hitler’ sarebbe stato fatto dietro il sigillo presidenziale” ha twittato Jerrold Nadler, deputato democratico ebreo di Manhattan. “Questo gesto ripugnante non ha posto nella nostra società e appartiene ai capitoli più oscuri della storia umana. Invito tutti i miei colleghi a unirsi nel condannare questo saluto per quello che è: antisemitismo.”

Anche la CNN, in precedenza accusata da Trump per aver paragonato la sua retorica a quella dei nazisti, ha interrotto la trasmissione per discutere questo gesto.

“Sì, quel saluto era evocativo di cose che abbiamo visto nel corso della storia” ha affermato la conduttrice Kasie Hunt ribadendo al pubblico che Musk è anche il fiero sostenitore di un partito tedesco di estrema destra. “Penso che i nostri spettatori siano intelligenti e possano ricordare che questo gesto non si vede tipicamente nei comizi politici americani.”

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Il saluto nazista è stato preso in prestito dai fascisti italiani, che a loro volta lo hanno adottato dagli antichi romani.

A riprova del fatto che il gesto era intenzionale, Musk è noto per aver più volte venerato e condiviso immagini di sé stesso nell’antica Roma suggerendo che, per emergere vittoriosa dalle sue crisi odierne, l’America deve affrontare gli stessi problemi che hanno causato la fine dell’Impero Romano.

Ciononostante, l’Anti-Defamation League (ADL), che in passato si è scontrata con Musk in merito alla regolamentazione dei discorsi d’odio su X, ha affermato che il gesto non è da considerare un saluto romano.

“Sembra che @elonmusk abbia fatto un gesto imbarazzante in un momento di entusiasmo, non un saluto nazista” ha twittato l’organizzazione. “In questo momento, tutte le parti dovrebbero concedersi il beneficio del dubbio. Questo è un nuovo inizio. Speriamo nella guarigione e lavoriamo per l’unità nei mesi e negli anni a venire.”

Anche l’opinionista ebrea Batya Ungar-Sargon ha attribuito il gesto alla famosa goffaggine del miliardario, commentandola sul suo account X: “in qualità di persona che ha più volte criticato Elon Musk, mi sento estremamente sicura nell’affermare che non si tratta di un saluto nazista. Musk è amico degli ebrei. Quello che vediamo è solo un uomo con Asperger che lancia il suo cuore in modo esuberante alla folla.”

Saluto romano o meno, il gesto ha riaperto una ferita profonda nel cuore degli ebrei in gran parte del mondo e questo è stato apprezzato da molti antisemiti tra cui il neonazista Christopher Pohlhaus che ha commentato questo momento storico su Telegram: “non mi interessa se è stato un errore, mi godrò le lacrime causate da questo gesto.”



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