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Secondo una nuova analisi di Greenpeace International, solamente in Europa si potrebbero raccogliere 185 miliardi di euro all’anno tassando i super-ricchi. Risorse che potrebbero essere investite in interventi a beneficio delle persone e del pianeta, come per esempio il risparmio energetico, i trasporti pubblici e le case green a prezzi accessibili. L’impatto energetico dell’AI. Il discorso di Ursula von der Leyen a Davos. Le minacce di Trump.
Solo in Europa si potrebbero raccogliere 185 miliardi di euro all’anno
Sono passati praticamente inosservati gli attivisti di Greenpeace al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, perché stavolta, invece di una manifestazione pubblica o una marcia di protesta, si sono presentati ai cancelli vestiti di tutto punto, con completi scuri, camicia bianca e cravatta.
Una volta entrati tre di loro hanno srotolato da una balconata un grande striscione come loro solito, con su scritto: “Tax the super-rich. Fund a just & green future“.
Il personale addetto alla sicurezza li ha subito bloccati e condotti fuori dal centro congressi, rimuovendo ovviamente lo striscione, poco prima che prendesse la parola la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in occasione della cerimonia ufficiale di inaugurazione dell’incontro annuale di Davos.
Secondo una nuova analisi di Greenpeace International, infatti, solamente in Europa si potrebbero raccogliere 185 miliardi di euro all’anno tassando i super-ricchi. Le entrate generate potrebbero essere investite in interventi a beneficio delle persone e del pianeta, come per esempio il risparmio energetico, i trasporti pubblici e le case green a prezzi accessibili.
Il blocco dell’eliporto di Davos
Gli attivisti di Greenpeace erano già entrati in azione ieri, con li blocco dell’eliporto, con lo scopo di impedire o almeno rendere difficile e rallentare l’arrivo dei delegati al forum.
“Con questa protesta pacifica l’associazione ambientalista ha voluto denunciare l’irresponsabilità delle élite inquinanti e chiedere ai governi di tassare i super-ricchi per finanziare azioni a favore della giustizia climatica e sociale”, si legge in una nota ufficiale dell’organizzazione.
“È un oltraggio che politici e amministratori delegati delle aziende più grandi al mondo si riuniscano a Davos per discutere all’infinito mentre il mondo brucia a causa della crisi climatica e le persone lottano per una vita dignitosa”, ha invece dichiarato Clara Thompson, portavoce di Greenpeace a Davos.
“Disuguaglianze economiche e crisi ambientali sono intrinsecamente legate – ha proseguito la portavoce – se vogliamo risolverle i super-ricchi devono pagare la loro giusta quota di tasse. I soldi non mancano, ma al momento sono nelle tasche sbagliate. È ora di far pagare il conto alle élite più ricche e mettere un freno al loro stile di vita inquinante”.
Come sempre è stato, i soldi non mancano, sono solamente nelle tasche sbagliate.
Con l’inizio del nuovo anno c’è tutto il tempo che si vuole per lavorare su tematiche di uguaglianza climatica e ambientale, per riformare le norme fiscali globali e avanzare richieste di una tassazione più equa sui grandi capitali.
A riguardo, Greenpeace, insieme a un’alleanza di 200 soggetti della società civile, sindacati internazionali e moltissimi Paesi del mondo, chiede una Convenzione quadro delle Nazioni Unite sulla cooperazione fiscale internazionale.
Ursula von der Leyen: “Lavorare ad un approvvigionamento energetico più sicuro”
Nel suo discorso al Forum, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Layen, ha parlato della sicurezza energetica come di un pilastro fondamentale del futuro della nostra Unione
La Presidente ha elogiato la velocità con cui l’Europa si è liberata dalla dipendenza dalla Russia: “Ma la libertà ha avuto un prezzo. Le famiglie e le aziende hanno visto costi energetici alle stelle e le bollette per molti restano ancora troppo alte“.
“Sebbene l’energia pulita stia prosperando nell’Unione, ci sono ancora da mobilitare capitali privati per modernizzare le reti elettriche e le infrastrutture di stoccaggio, collegare meglio i sistemi energetici puliti e a basse emissioni di carbonio”, ha precisato von der Leyen, con l’auspicio che siano “rimosse al più presto tutte le barriere esistenti al raggiungimento dell’unico obiettivo strategico su cui lavorare tutti assieme, la creazione di una vera Unione energetica”.
L’unico modo per difendersi dalle politiche energetiche aggressive di altri attori statali extra-europei è rendere più forte l’Europa, non c’è altra strada.
La minaccia annunciata proprio oggi dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, “gli europei non hanno altra strada che acquistare più petrolio e gas da noi, altrimenti useremo i dazi”, deve essere un monito ad agire senza indugi.
Un futuro energetico pulito passa anche di qui, dalla volontà di tutti in Europa di seguire la strada della decarbonizzazione, a che se l’alleato americano dovesse cambiare rotta (vedi l’abbandono degli Accordi di Parigi).
A Davos anche l’AI: un problema energetico e ambientale?
A Davos il sottotitolo del World Economic Forum di Davos è ‘Collaboration for the Intelligent Age’, un riferimento ovvio alla centralità dell’intelligenza artificiale (AI) per imprese, industrie e le stesse amministrazioni pubbliche per assicurare crescita, progresso, innovazione e sviluppo.
Ma a quale prezzo? L’AI è una delle tecnologie più energivore al mondo e siamo solo all’inizio di questa sua nuova fase di sviluppo.
Secondo le ultime ricerche, la domanda dei data center sta aumentando ormai a ritmi sostenuti, tanto che che entro il 2030 potrebbe rappresentare il 16% del consumo totale di energia solo negli USA.
Un rapporto di Climate Action Against Disinformation, ad esempio, ha suggerito che l’IA potrebbe incrementare le emissioni globali fino all’80%.
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