Il ministro parla di pm «superpoliziotti» e definisce l’Anm una «corporazione». Ma trascura le emergenze. Annullata la seduta di giovedì 23 per eleggere i quattro giudici costituzionali
Separazione delle carriere, nessuna amnistia e nuovi reati. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha relazionato sull’amministrazione della giustizia mettendo in luce i punti politici più caratterizzanti e prudentemente sorvolando sulle molte emergenze, ereditate e non risolte oppure provocate dal governo.
Il guardasigilli ha scelto la linea dura soprattutto per rivendicare la separazione delle carriere, usando la sua quarantennale storia di pm come scudo alle critiche di vendetta nei confronti delle toghe. «Nessun assoggettamento del pubblico ministero all’esecutivo», ha detto. Poi ha sapientemente affondato il colpo nei confronti della magistratura associata, che sarebbe pervasa dalla «cultura perniciosa della corporazione», e ribadito che nel sistema attuale «il pm è già un super poliziotto, con l’aggravante che, godendo delle stesse garanzie del giudice, egli esercita un potere immenso senza alcuna reale responsabilità». Tesi non nuove alla retorica di Nordio e pirotecnico antipasto dello scontro che si animerà venerdì e sabato, al momento dell’inaugurazione dell’anno giudiziario in cui l’Anm ha annunciato proteste.
Le amnesie
Nordio ha messo in luce quelli che considera i successi della sua attività di ministro: riduzione dell’arretrato civile e della durata dei processi civili penali e piani di assunzioni per magistrati, amministrativi e poliziotti penitenziari.
In merito alla riduzione dell’arretrato e del disposition time, obiettivi nevralgici perché inseriti nel Pnrr, ci sono tuttavia alcuni nodi su cui il ministro ha sorvolato: quanto al civile, una delle strategie è quella di togliere i processi dai tribunali. Dal 31 ottobre 2025, infatti, entrerà in vigore l’aumento di competenza per i giudici di pace, i quali si occuperanno in via esclusiva sulla materia condominiale (storicamente ad alto tasso di litigiosità) e giudicheranno cause fino a a 50mila euro in caso di risarcimento danno. Una strada, questa, che è stata oggetto di forti critiche da parte dell’avvocatura, contraria alla degiurisdizionalizzazione di questa grande mole di procedimenti ma anche preoccupata perché gli uffici dei giudici di pace sono a corto di personale e di mezzi, oltre che indietro a livello tecnologico.
Per quanto riguarda il penale, inoltre, l’altro pilastro previsto dal Pnrr è la digitalizzazione del processo: l’App – l’applicativo ministeriale – è entrato in uso a inizio anno e dopo qualche giorno già si è rivelato inutilizzabile. «Queste novità tecnologiche hanno creato delle criticità, ma siamo certi che entro la fine dell’anno saranno completamente superate», è stata la stringata relazione del ministro.
La visione è ottimista, considerando che la delibera del Csm sottolinea che i malfunzionamenti «sono stati accertati in 87 tribunali» e l’obbligatorietà dell’utilizzo è stata «prevista senza adeguata sperimentazione», sperando di «di correggere in corsa i numerosi difetti di progettazione e programmazione, confermando il grave vulnus».
Il carcere
La relazione ha affrontato anche l’emergenza carceraria e Nordio ha esordito rendicontando il numero di assunzioni di agenti della polizia penitenziaria. Esclusa categoricamente l’ipotesi di amnistia ma definendo anche «un’impresa quasi impossibile» la costruzione di nuove carceri (si parla di «adattamento di strutture già esistenti»), il ministro ha spiegato la sua strategia per ridurre «il cosiddetto» sovraffollamento carcerario: detenzione differenziata per i tossicodipendenti; espulsione dei detenuti extracomunitari e nuovi limiti alla carcerazione preventiva, che porta in carcere «il 20 per cento di detenuti in attesa di processo». In realtà, per ora operativamente è stata avviata solo una mappatura delle potenziali strutture che potrebbero ospitare i tossicodipendenti.
Nell’attesa che il ministero metta a terra queste strategie, tuttavia, il numero dei detenuti è aumentato a raggiungere un totale di circa 62mila detenuti e il 2024 è stato l’anno del numero record di 90 suicidi, con già 8 che si sono verificati nel 2025 (oltre il doppio di quelli avvenuti nello stesso periodo dell’anno scorso). La parola «suicidi», tuttavia, non è nemmeno stata pronunciata nella relazione dal ministro.
Altra amnesia ha riguardato la giustizia minorile. Nordio ha fissato al «termine dell’emergenza pandemica» il sovraffollamento delle carceri minorili, conseguenza secondo il ministro «anche dell’aumento esponenziale» di «minori stranieri non accompagnati». In realtà, lo spartiacque temporale dell’esplosione del numero di minori in carcere, soprattutto in custodia cautelare, è stato il decreto Caivano fortemente voluto dal governo. L’effetto è stato un sovraffollamento del 110 per cento che mai si era verificato prima. Lo dimostrano i dati del report di Antigone: A ottobre 2022 i ragazzi detenuti erano 392. A settembre 2024, 569.
E i problemi nel settore giustizia per il governo non sono finiti. Prosegue infatti l’impasse per la nomina dei quattro giudici costituzionali, tanto che è stata annullata la seduta comune fissata per giovedì 23 e spostata al 30 gennaio. Nodo irrisolto: il nome del giudice in quota Forza Italia e di quello di mediazione con le opposizioni.
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