Sparrow “sfrattato” a Rende. «La decisione della Commissione Straordinaria è irragionevole e grave»

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RENDE «Giovedì 16 gennaio, con deliberazione della Commissione Straordinaria, il Comune di Rende ha assegnato gli spazi dello Sparrow-Spazio Precario Autogestito all’Istituto Comprensivo Rende-Commenda, nonostante la nostra richiesta di aprire un tavolo di discussione circa il futuro della struttura, appena ristrutturata su iniziativa del nostro collettivo. Come rilevato anche nella stessa deliberazione, i lavori di ristrutturazione sono stati effettuati utilizzando fondi del Pnrr, precisamente relativi alla Missione 5 “Coesione e inclusione”, Componente 2 “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”, Investimento 2.1 “Investimenti in progetti di rigenerazione urbana”. Tali fondi sono destinati, in via prioritaria, a interventi di ristrutturazione di edifici pubblici utilizzati per servizi sociali e culturali». A dichiararlo in una nota è il Collettivo Sparrow che per oltre 10 anni ha gestito la struttura rendese.
«La decisione di destinare la struttura – proseguono gli attivisti – dopo i lavori effettuati con tali finanziamenti, all’utilizzo da parte della scuola è una forzatura chiara ed evidente delle finalità a cui erano destinati i finanziamenti in questione: se la Commissione poggia debolmente sulla locuzione “servizi didattici” presente nella descrizione dei fondi, da un’analisi del Pnrr emerge chiaramente come i fondi da utilizzare per ristrutturazione ed efficientamento energetico degli edifici scolastici fossero altri; nello specifico, i fondi della Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, Componente 3 “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”, Misura 1 “Efficientamento energetico degli edifici pubblici” – che prevedono espressamente, e in via prioritaria, interventi riguardanti le scuole. La nostra proposta di Patto di Collaborazione secondo il vigente Regolamento dei Beni Comuni, protocollo n° 0070880, presentata ufficialmente al culmine dei lavori di ristrutturazione da noi sollecitati, andava proprio nella direzione prevista esplicitamente dalle linee di finanziamento utilizzate, con l’obiettivo di rendere lo spazio ottimale per le attività promosse dalla Comunità di Riferimento (rappresentata da tutte le persone disposte a impegnarsi nella gestione quotidiana dello spazio stesso) e dalle realtà del terzo settore con cui abbiamo sempre collaborato per una miriade di attività, che potrebbero essere ancora più numerose ed efficaci all’interno di uno spazio reso idoneo allo svolgimento di attività sociali, culturali e aggregative destinate a persone di tutte le età e di qualsiasi genere, estrazione sociale, provenienza geografica, comprese persone con disabilità. In quest’ottica – prosegue il Collettivo – l’utilizzo dei fondi destinati alla rigenerazione urbana rispecchiava perfettamente le caratteristiche della nostra esperienza, che già negli oltre 10 anni di esistenza in forma autogestita ha rappresentato la rigenerazione di un luogo abbandonato al degrado e il suo risorgere come spazio aperto e utile alla collettività, punto di riferimento fondamentale per decine di esperienze sociali, artistiche e culturali del territorio che non avrebbero avuto altre possibilità di esprimersi.
Riteniamo che la deliberazione approvata sia dunque irragionevole, particolarmente grave considerando che è stata adottata da una Commissione Straordinaria chiamata al presupposto ripristino della legalità, soprattutto in riferimento al corretto utilizzo dei fondi pubblici e del patrimonio immobiliare del Comune – una Commissione Straordinaria che, per giunta, si trova ormai agli ultimi mesi del suo mandato prima di dover lasciare il campo a una nuova Amministrazione democraticamente eletta, che sia in grado di valutare le ragioni di opportunità politica delle proprie decisioni davanti alle esigenze della comunità.
Questa decisione della Commissione Straordinaria rappresenta un vero e proprio colpo di mano, aggravato da un modus operandi che umilia il valore della partecipazione diretta e la dignità di cittadine e cittadini che si impegnano quotidianamente in attività sociali a costo zero, spesso sgravando con le proprie forze la stessa Amministrazione dalle proprie responsabilità fondamentali, come avvenuto nel periodo della pandemia quando il nostro collettivo, in sinergia con le associazioni attive sul territorio, ha fornito gratuitamente il servizio di consegna spese/pasti e trasporto medico, sopperendo così alle gravi mancanze istituzionali nel campo dei servizi sociali.
Ci chiediamo che senso abbia avuto, in risposta alle nostre richieste di confronto, concederci un incontro e nel frattempo procedere (di nascosto) alla deliberazione per svuotare di senso l’incontro stesso. Tuttavia, non ci stupiamo di questo atteggiamento, che conferma il comportamento cieco e ottuso dimostrato dalla stessa Commissione nei confronti di altre esperienze aggregative e sociali del territorio, costrette a misurarsi con difficoltà logistiche e organizzative per poter procedere con le proprie meritorie attività. Tale atteggiamento conferma l’indirizzo generale del nostro Governo, di cui la Commissione rappresenta una mera pedina burocratica.
Vogliono cancellare qualsiasi esperienza di attivazione dal basso, fare il deserto per chiamarlo pace sociale.
Davanti a tutto questo – conclude la nota – diventa ancora più importante la partecipazione al presidio solidale di domani, giovedì 23 gennaio, alle ore 12, sotto il Comune di Rende, per il quale rilanciamo l’appello alla mobilitazione».

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