Il Comitato Porto-Città contro il presidente dell’Adsp Garofalo

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ANCONA – Il porto antico ancora al centro di discussioni. Dopo le dichiarazioni apparse sulla stampa del presidente dell’Autorità di Sistema portuale del Mare Adriatico Centrale, Vincenzo Garofalo, il Comitato Porto-Città interviene ancora una volta sulla questione dell’inquinamento. «Apprendiamo dalla stampa – si legge in una nota – che il Presidente dell’AP redarguisce coloro che difendono l’ambiente insieme al porto antico in quanto persone prive di competenza per la mancata conoscenza dei ‘benefici’ prodotti dai combustibili utilizzati dalle moderne navi da crociera. In realtà gli studi scientifici indipendenti di settore non sono affatto allineati a questi convincimenti e forse, per essere competenti, occorre conoscere anche quello che si dice fuori dal cerchio magico dei potentati. E pensare che il PIA venne finanziato anche dall’Autorità Portuale di Ancona. Vale ancora la pena di ricordare che dallo studio emersero con evidenza scientifica: i contributi emissivi dovuti al trasporto stradale specie ai mezzi pesanti diretti al porto su percorsi urbani, al traffico navale in porto, in particolare quando durante la fase di stazionamento maggiori sono le emissioni dei biossidi di azoto (NOX); nel periodo 2013-2019 valori in media tripli di PM 2.5 e doppi di NO2 rispetto ai limiti stabiliti dalle Linee Guida dell’OMS di settembre 2021 superati i quali già si osservano effetti sanitari; a causa dell’inquinamento 550 decessi prematuri in 5 anni. E pensare che lo studio non prese in considerazione anche gli apporti emissivi delle attività produttive presenti in porto, Fincantieri inclusa, e quelli rilasciati generosamente dalle navi da crociera».

Il Comitato Porto-Città prosegue. «Domanda da incompetenti: e se il PIA li avesse considerati di quale situazione potremmo parlare ora? Ma intanto nulla si fa per monitorare la qualità dell’aria nella nostra città, specie e soprattutto a ridosso del porto. Abbiamo chiesto una centralina di fondo che sia all’altezza dei suoi compiti poiché durante i rilevamenti posti in essere durante gli studi del PIA è emerso che centralina di fondo posta alla Cittadella, proprio per la sua amena collocazione, rileva al 50% il biossido di azoto e al 30% il PM 10». Il Comitato Porto-Città interviene anche in merito alla costruzione dell’hub crocieristico al fronte esterno del Molo Clementino. «Uno sfregio per il porto antico. Il Molo Clementino (XVIII sec.) rappresenta il nucleo storico dello scalo dorico, nucleo che raccoglie testimonianze materiali di un arco temporale superiore a 20 secoli. Qui sono presenti diversi vincoli. I vincoli monumentali riguardano l’Arco di Traiano, l’Arco Clementino, tutte le mura storiche, la base della lanterna, la Portella Panunzi, l’area archeologica, l’ex Scuola Marinara, mentre il vincolo paesaggistico riguarda il colle Guasco, posto alle spalle del porto antico. A tal proposito, il decreto del 05.02.1952, in base alla ex legge di tutela 1497/39, riconosce a tale contesto valore di bellezza naturale come belvedere sul paesaggio costiero e nel contempo come emergenza attrattiva del paesaggio. Orbene nella documentazione tecnico-amministrativa a corredo del progetto di banchinamento del Molo Clementino, attualmente in attesa di autorizzazione VIA e VAS presso il Ministero dell’Ambiente, non è presente il parere di merito della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio delle Marche espresso in base all’art.21,c 4, del D.Lgs 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio), mentre è presente una richiesta  di indagini archeologiche preventive in base all’art.25 del Codice degli appalti. La richiesta di indagini preventive non è giustificabile né legittima e da parte della Soprintendenza doveva essere comunicato in modo chiaro e tempestivo che il progetto non poteva essere approvato proprio per ambiente estremamente tutelato. La richiesta della verifica archeologica avvalora il dubbio di incompetenza e/o di lotte intestine tra i poteri? Con la realizzazione della nuova banchina al Molo Clementino, le navi lunghe più di 300 m e alte più di 65 m in ormeggio coprirebbero il retrostante colle Guasco che ha una altezza di 72 m dal livello del mare, alla faccia di come recita il vincolo paesaggistico del 1952 “quadro naturale che può godersi da tutto l’arco del golfo, da Falconara ad Ancona”. È ovvio che l’ingombro di una nave lo verrebbe ad oscurare quasi completamente».

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«La nuova banchina e il nuovo terminal – conclude la nota del Comitato Porto-Città – apporteranno uno stravolgimento fisico dello spazio e dell’uso del tessuto connettivo che contorna i monumenti nel porto antico per la movimentazione di pullman di croceristi e di merci per rifornire le navi. Non per niente con il DPSS (Documento di programmazione strategica) il porto antico è stato messo nella zona retroportuale, di servizio a quella portuale, perché, diremmo noi, non c’è disastro ambientale senza disastro culturale. Ma ci chiediamo: il Presidente Garofalo ha la minima percezione della complessità della questione in quel luogo e si sente così sicuro ad andare avanti nonostante i cittadini quell’opera faraonica non la vogliano?»



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