Passa dall’Italia il traffico dei dati ed è fondamentale per lo sviluppo e la sicurezza del nostro continente, spiega da Palermo il ministro Urso. “La Sicilia può essere l’hub della connettività e per questo abbiamo investito anche sulla microelettronica a Catania, nell’Etna Valley”
23/01/2025
Che cosa lega la connettività digitale, l’innovazione e lo sviluppo sostenibile nell’area del Mediterraneo? Certamente un filo progettuale, come la gestione dei cavi sottomarini, la sicurezza delle telecomunicazioni e il traffico dati. Ma anche lo status di un paese come l’Italia, molo naturale piazzato nel mare nostrum e regista del Piano Mattei per l’Africa che si intreccia, giocoforza, con queste tematiche. L’attenzione anche europea al settore è notevole, perché dal modus in cui verranno impostati i nuovi passi (politici ed operativi) in questa materia dipenderà gran parte del futuro anche industriale del continente.
Qui Palermo
Sul punto è in corso a Palermo un momento di riflessione a più cervelli in occasione del “Digital Connectivity and Mediterranean: investment opportunities, innovation and sustainable development”, una due giorni, promossa dal Mimit in collaborazione con la piattaforma strategica D4D Hub della Commissione europea.
L’obiettivo dell’ampia tavola rotonda è quello di coinvolgere decisori, rappresentanti dell’Unione Europea e dei suoi stati membri, stakeholder pubblici e privati per interrogarsi sulle nuove sfide della connettività digitale, dello sviluppo sostenibile nell’area del Mediterraneo, in linea con gli obiettivi del Piano Mattei per l’Africa. Oltre al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e al governatore siciliano Renato Schifani, sono intervenuti il ministro libico per la Comunicazione e gli Affari Politici, Walid Al Lafi, il sottosegretario finlandese agli Affari Esteri, Pasi Hellman, il direttore generale della Dg Middle East and North Africa della Commissione Europea, Stefano Sannino, e il vice segretario generale dell’Itu-Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, Tomas Lamanauskas.
Il ruolo dell’Italia
Non sfuggirà che, anche semplicemente da un punto di vista geografico, il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo è significativo, e se impreziosito da una strategia programmatica alla voce connessioni può portare ad un riequilibrio delle opportunità in direzione di Roma. In primis la sicurezza marittima legata ai cavi sottomarini, di cui l’Italia vanta il 16% del traffico mondiale, è fondamentale per impedire la guerra ibrida: un ragionamento che il ministro Urso ha fatto come premessa proprio al fine di gettare le basi relative al ruolo italiano. In questa direzione va inoltre letto l’accordo italo-libico relativamente a connettività e tecnologie, in particolare per quanto concerne la cooperazione nel campo dell’intelligenza artificiale. Urso ricorda che in occasione del G7 “avevamo dato vita a un hub per lo sviluppo sostenibile dell’intelligenza artificiale nei confronti dei paesi africani, avrà sede a Roma e sarà la piattaforma tra le grandi multinazionali occidentali e le start-up africane, per coinvolgerle nello sviluppo attraverso l’utilizzo delle tecnologie applicate”.
Europa, Mezzogiorno, Mediterraneo
Europa, Mezzogiorno, Africa, Medio Oriente e sud est asiatico sono legati, spiega, dal momento che “il traffico dei dati passa da qui ed è fondamentale per lo sviluppo e la sicurezza del nostro continente. La Sicilia può essere l’hub della connettività e per questo abbiamo investito anche sulla microelettronica a Catania, nell’Etna Valley”. Il passo successivo si ritrova nella conferma da parte dell’Italia come pivot della transizione digitale nel Mediterraneo, ponendosi al centro delle strategie di sviluppo tecnologico, sia perché la Sicilia, “può diventare il cuore pulsante della connettività tra Europa e Mediterraneo, rafforzando la competitività dell’intero continente”, sia per tutte le iniziative connesse, come appunto il Piano Mattei e l’intelligenza artificiale.
L’obiettivo a questo punto deve ambizioso, prosegue Urso: colmare il gap tra il numero di startup che diventano imprese innovative. E cita i casi di Medusa, con i suoi settemila chilometri di cavi tra Nord e Sud del Mediterraneo o Blu di Sparkle. “Il Mediterraneo è un luogo di raccordo. Abbiamo realizzato durante il G7 quello dell’hub per lo sviluppo industriale per l’Africa con anche la collaborazione delle Nazioni Unite e ci sarà un incontro a Roma con multinazionali e start up”. Per questa ragione Roma appoggia la strategia europea del Global Gateway e l’approccio alle strutture sottomarine, ma adesso servono “progetti concreti per coinvolgere il Sistema Paese”.
Uno dei più rilevanti riguarda le materie prime, “fondamentali per la duplice transizione green e digitale e per questo si deve passare da politica occidentale di difesa a una di autonomia strategica. In questo contesto l’Italia è diventata punto di riferimento”.
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