La controffensiva all’ordine esecutivo di Trump sullo ius soli, un giudice di Seattle lo blocca: “È incostituzionale”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


È partita la controffensiva giuridica contro uno degli ordini esecutivi firmati da Donald Trump nel suo primo giorno alla Casa Bianca. Un giudice federale di Seattle ha bloccato temporaneamente quello per abolire lo ius soli ovvero il diritto alla cittadinanza statunitense per chi nasce negli Usa. La notizia arriva dal New York Times. Il diritto di cittadinanza per chi nasce negli Stati Uniti è sancito dalla Costituzione e per questo l’ordine esecutivo è stato dichiarato “incostituzionale” dal giudice John C. Coughenour. Il giudice John Coughenour si è schierato a favore del ricorso presentato dal alcuni Stati, dichiarando che si tratta di “un ordine palesemente incostituzionale”. L’iniziativa del magistrato arriva dopo quella degli Stati e le città americane democratiche che hanno lanciano la loro prima azione legale affermando proprio che l’abolizione dello ius soli viola la costituzione e le leggi sull’immigrazione.

L’ordine esecutivo imporrebbe che i figli di molti residenti temporanei negli Stati Uniti – non solo quelli entrati nel Paese illegalmente – possano vedersi negato il diritto alla cittadinanza alla nascita acquisita in base all’articolo 14 della Costituzione Usa. I bambini nati da donne che vivono legalmente, ma temporaneamente, negli Stati Uniti – entrate ad esempio con un visto di studio o di lavoro o di turismo – non saranno automaticamente riconosciuti dal governo federale come cittadini a meno che il padre non sia un cittadino o residente permanente.

Attualmente la cittadinanza di bambini nati negli Usa è un processo in due fasi: prima avviene l’emissione del certificato di nascita che conferma a livello statale dove e quando il bambino è nato ma non include informazioni sullo stato di immigrazione dei genitori. Quando il bambino (o i genitori per lui) chiedono il passaporto, il certificato di nascita basta a garantire la cittadinanza necessaria per l’emissione del documento.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

L’ordine di Trump cambia questo stato di cose: prima di emettere documenti come il passaporto, tutte le agenzie federali dovranno confermare lo stato di immigrazione dei genitori anche se non è ancora chiaro come sarà applicato l’ordine nella pratica. Una opzione, secondo il New York Times, sarebbe di lasciare alle agenzie statali il compito di includere lo status immigratorio dei genitori nel certificato di nascita, ma ci potrebbero volere anni e non tutti gli Stati potrebbero essere disposti a farlo. Un’altra via sarebbe di chiedere a chi fa domanda di passaporto di presentare, oltre al proprio certificato, la prova che i genitori erano cittadini all’atto della nascita.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Articolo Precedente

Il Trump 2 incontrerà pochissima resistenza: è ora che l’Europa faccia sentire la sua voce

next




Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio